ORLANDI, Santi
ORLANDI, Santi. – Sono ignoti il luogo e la data di nascita di questo compositore, che ai primi del Seicento risulta professionalmente già ben inserito nell’ambiente musicale di Firenze come insegnante e compositore; è dunque plausibile che sia nato attorno al 1575 e in territorio fiorentino (anche se non nel cuore della città, dato che i registri dell’unico fonte battesimale esistente entro le mura, quello di S. Giovanni, non ne riportano il nome nel periodo tra il 1560 e il 1592).
Stando a Parisi (1989, II, pp. 468-470), Orlandi avrebbe appreso i primi rudimenti musicali in S. Maria Nuova negli anni Ottanta e successivamente avrebbe cantato alla Ss. Annunziata; secondo Iain Fenlon (2001) sarebbe stato impiegato come musicista in S. Maria Novella nel maggio e nel settembre 1596: tutte informazioni di cui però non vengono indicate le fonti.
L’esordio editoriale avvenne con Il primo libro de madrigali a cinque voci stampato a Venezia nel 1602: nella dedica a Filippo di Antonio Salviati, si dichiara nel «fiore della [...] gioventù»; il volume accoglie in chiusura due madrigali dei fiorentini Alberto del Vivaio e Antonio Bicci. Dopo un secondo libro di cui oggi non v’è più traccia, nel 1605 uscì, sempre a Venezia, il Libro terzo de madrigali a cinque voci (stavolta i madrigali altrui ospitati sono tre, di Luca Bati maestro di cappella del granduca, di Neri Alberti e del citato Vivaio). Il Libro quarto de madrigali a cinque voci apparve a Venezia nel 1607. I componimenti poetici musicati da Orlandi in questi primi libri rientrano appieno nella tipologia del madrigale epigrammatico: accanto a una dozzina di brani di Battista Guarini, figurano rime di Giovan Battista Strozzi, Ansaldo Cebà, Girolamo Casoni, Isabella Andreini, Gaspare Murtola, Giambattista Marino (contro un solo sonetto del Petrarca).
Nel 1608 un madrigale a quattro voci di Orlandi, Com’accese fiammelle, apparve assieme ad altre pagine fiorentine (di Giovanni del Turco, Giovanni Bardi e Giulio Caccini) nella miscellanea veneziana L’allegre notti di Fiorenza; il promotore, il musicista napoletano Girolamo Montesardo, intese ricostruire l’atmosfera di cinque serate musicali svoltesi alla sua presenza, ch’egli ambientò in altrettanti luoghi simbolo di Firenze, le piazze della Signoria, dei Rucellai, di S. Maria Novella, di S. Croce e il ponte a S. Trinita.
Nel 1608 Orlandi contribuì ai festeggiamenti nuziali per Cosimo II de’ Medici e Maria Maddalena d’Austria scrivendo le musiche per Il tempio della Pace, il sontuoso intermedio che, nel tripudio di effetti speciali caratteristici della scenotecnica fiorentina coeva e con un esorbitante dispiego di figuranti, danzatori, strumentisti, cantori, concluse in gloria il Giudizio di Paride di Michelangelo Buonarroti il Giovane. Lo spettacolo, di cui Giulio Caccini e Giovanni Bardi furono i responsabili principali per la musica, venne dato nel teatro degli Uffizi il 25 ottobre e il 19 novembre. In quei giorni Orlandi, valendosi della raccomandazione di personaggi influenti come il cardinal Francesco Maria del Monte, concorreva alla carica di maestro di cappella in S. Lorenzo (che era stata del defunto Luca Bati); ma prevalse Marco da Gagliano. Nel 1609 collaborò col poeta Alessandro Adimari e il coreografo Agnolo Ricci nel creare la Barriera tra i Traci e l’Amazone fatta in casa di don Ernando e don Garzia Montalvo il 17 febbraio, data da una compagnia di giovani rampolli delle famiglie più in vista della città, e replicata il giorno successivo nella dimora di Alessandro del Nero. Forse nello stesso periodo, o ai primi del 1610, il musicista lasciò Firenze per Roma, dove il cardinal Ferdinando Gonzaga l’aveva chiamato a occuparsi della sua cappella privata.
Il prelato conosceva da tempo Orlandi, forse già suo insegnante di musica a Firenze oltreché membro di quell’Accademia degli Elevati (fondata nel 1607 da Gagliano) che Gonzaga proteggeva. Entro l’agosto 1609 contrasti e rivalità tra consorterie portarono tale sodalizio di musicisti a una scissione assecondata da don Antonio e don Giovanni de’ Medici. Il cospicuo gruppo dissidente, anche tramite la mediazione di Orlandi, cercò l’approvazione del cardinal Gonzaga, che da quell’autunno si allontanò dagli Elevati; di ciò che avvenne della nuova consorteria non si ha notizia.
Nello stesso 1609 uscì a Venezia l’ultima raccolta di Orlandi, il Libro quinto de madrigali a cinque voci: compaiono qui anche rime di Gabriello Chiabrera, Ottavio Rinuccini e Giovan Battista Leoni. In seguito un solo altro madrigale suo fu dato alle stampe, Se dritte e salde in giostra a sei voci, peraltro l’unico pervenuto completo di tutte le parti, inserito nell’antologia fiamminga Il Parnasso (Anversa, 1613).
Nel luglio 1612, su richiesta del duca Francesco Gonzaga, il cardinale suo fratello inviò Orlandi alla corte di Mantova perché ricoprisse pro tempore le funzioni di maestro di cappella all’indomani dell’inaspettato licenziamento di Claudio Monteverdi. Il duca fu talmente soddisfatto del musicista che l’avrebbe trattenuto ben oltre il mese di settembre, se soltanto Ferdinando non l’avesse preteso indietro con insistenza. Ma di lì a poco Orlandi avrebbe ripreso possesso di quel posto: morto il 22 dicembre seguente Francesco Gonzaga per il vaiolo, spettò al fratello rinunciare alla porpora per succedergli; e a capo della cappella di corte mantovana il nuovo duca nominò il proprio maestro, che tuttavia non godette dell’apprezzamento dei musici a lui sottoposti per via del controllo troppo severo esercitato su di loro.
A Mantova, nella cattedrale di S. Pietro, fu peraltro impiegato dal 1608 fin verso il 1625 suo fratello Francesco, chierico, con compiti diversi di tempo in tempo: mansionario, maestro di canto fermo, organista, tenore (Parisi, 1989, II, pp. 536 s.).
L’apporto più significativo di Santi Orlandi agli spettacoli della corte consistette nell’intonazione della favola marittima La Galatea, versi di Gabriello Chiabrera, allestita due volte nel carnevale 1615 e riproposta nel 1617 (in una versione parzialmente riveduta e in sostituzione delle progettate Nozze di Tetide di Scipione Agnelli e Monteverdi) durante i festeggiamenti per le nozze di Ferdinando Gonzaga con Caterina de’ Medici. In realtà la stesura della partitura risaliva al 1612: proposta allora per la messinscena sia al duca Francesco sia al cardinal Ferdinando (alla cui penna il compositore rimise la facoltà d’intervenire per accrescere, casomai, la parte di Aci), nessuno dei due ne aveva fatto nulla.
Di tale testo apparvero all’epoca due edizioni, La Galatea(Mantova 1614) e Gli amori d’Aci e di Galatea (Mantova 1617; in A. Solerti, [1905], pp. 105-136). Fu questa la prima operetta in musica a venir rappresentata in Polonia, il 27 febbraio 1628 alla corte di Varsavia: il testo fu assai rimaneggiato, e non si sa se della musica di Orlandi sia rimasto qualcosa.
Morì a Mantova nel luglio 1619.
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