ALESSANDRO Sauli, santo
Nato a Milano il 15 febbraio del 1534 da genitori genovesi (Domenico e Tommasina Spinola), studiò a Pavia, e nel 1551 entrava nel convento di S. Barnaba (dei barnabiti) a Milano. Ordinato sacerdote nel 1556, fu mandato a Pavia, dove i barnabiti avevano allora aperto scuole, e si distinse subito. Addottoratosi nel 1563, ricusò due volte d'insegnare pubblicamente, solo permettendosi di supplire qualche professore. Nel 1567, nominato generale della Congregazione, dovette ritornare a Milano, dove entrò tosto in stretti rapporti con S. Carlo Borromeo, di cui talora fu anche confessore. Il Borromeo avrebbe desiderato che i barnabiti si unissero con gli umiliati; ma Alessandro si mostrò contrario a tale proposta, e in questa risoluzione fu irremovibile, anche quando seppe che lo stesso pontefice Pio V approvava il progetto. Verso la fine del 1569, A. veniva nominato vescovo di Aleria in Corsica. Consacrato da S. Carlo Borromeo il 12 marzo 1570, il Sauli giungeva in Corsica il 30 del successivo aprile, approdando a Bastia. Le condizioni dell'isola erano miserande. Tra i preti di Bastia, scriveva Alessandro al cardinale Borromeo, "non ne ho trovato alcuno che intendesse il latino, molti anche non sanno leggere". Entrato in Aleria, vi fu accolto festosamente, ma non poté fermarvisi essendo l'episcopio distrutto e la cattedrale mezzo diroccata. Gli fu d'uopo quindi risiedere a seconda delle necessità a Corte, a Opino, a Bastia, ad Argagliola, a Cervione. Nello stesso anno convocò il sinodo, cosa da parecchi secoli caduta in disuso. A Bastia eresse nel 1570 un seminario. che volle aperto a tutti. Salito al pontificato Gregorio XIII (1572), A. si recò a Roma per la visita ad limina, e vi contrasse amicizia intima con S. Filippo Neri. Le fatiche apostoliche l'avevano talmente indebolito, che nel 1575 fu sul punto di rinunciare al vescovado. Tra i "fieri e indomiti Còrsi" com'egli li chiamava, fu, sebbene genovese, oggetto dell'amore universale per la sua generosità. Ne diede una prova luminosa nel 1579, quando interruppe il suo viaggio a Roma per preparare da Genova i soccorsi in occasione di una carestia, ritornando in Corsica per assistere alla loro distribuzione.
Scoppiata nel1580 la peste, il Sauli vide cadere infermi tutti i suoi famigliari; rimasto solo al suo posto, si adoperò in mille guise per stornare il flagello, rimanendo incolume, cosa che parve miracolosa. Per opera di parenti, gli fu offerta la coadiutoria di Genova con futura successione, ma egli non volle accettare. Più tardi Gregorio XIV senz'altro trasferì alla sede di Pavia il Sauli, che vi entrava il 19 ottobre 1591; e agli 11 d'ottobre dell'anno seguente, mentre si trovava in visita pastorale a Calosso, fu colto dalla morte. La salma fu portata a Pavia e sepolta nella cattedrale. Benedetto XIV lo ascrisse fra i beati; Pio X lo canonizzò nel 1904.
Bibl.: Grazioli, Della vita, virtù e miracoli del B. Alessandro Sauli, Roma 1741; Gerdil, Vie du Bienheurex A. S., Roma 1805; fascicolo dedicato a S. Alessandro Sauli, in Rivista di scienze storiche, Pavia 1905; S. Aless. Sauli, note e documenti, Milano 1905; M. Venturini, Documents relatifs à l'épiscopat du B. Alexandre Sauli évêque d'Aléria, Bastia 1886.