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Alipio, Santo

di H. Faensen - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)
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Alipio, Santo

H. Faensen

(Alipij Pečerskij)

A., morto il 17 agosto 1114, è il più antico monaco-pittore russo di cui si conosca il nome. Il Kievskij Pečerskij Paterikon, la cui più antica compilazione risale alla prima metà del sec. 13°, narra con stile agiografico della sua vita ascetica e della sua attività come artigiano nel monastero rupestre di Kiev. Inviato dai genitori come apprendista presso i maestri costantinopolitani, impegnati a decorare con mosaici e icone il presbiterio della cattedrale del monastero di Uspenskij, A. vestì l'abito monacale all'epoca dell'abate Nicone (1078-1088) e, successivamente, fu ordinato sacerdote "per le sue grandi virtù e la sua purezza di vita". Fu a capo di una bottega che produceva icone e oggetti d'oreficeria ed eseguiva anche incarichi al di fuori del monastero, ivi compresi lavori di restauro. La bottega usava farsi pagare anticipatamente, dividendo poi l'introito in tre parti: una destinata ai costi di lavorazione, una per "l'elemosina ai poveri", una per le spese "per i bisogni del corpo". A causa di un pagamento sorse, tra il maestro e alcuni allievi, un contrasto, in cui l'abate e il granduca di Kiev intervennero in favore di Alipio.

Il Paterikon ricorda come opere di A. cinque raffigurazioni della Deesis, tre icone con santi locali e in particolare un'icona con la Madonna che il granduca Vladimiro Monomaco inviò a Rostov, dove essa superò, restando intatta, molti eventi catastrofici. Sono ricordati anche altri miracoli relativi ad A., quali il volo di una colomba bianca nella cattedrale del monastero, uscita fuori dalle bocche delle immagini della Madonna e di Cristo, la guarigione di un lebbroso operata con colori da icona, nonché l'intervento di un angelo che, in occasione della morte di A., completò l'icona di un santo locale, commissionata per una chiesa di Uspenskij.

Nessuna delle opere ricordate di A. si è conservata. Gli sono attribuite la versione originale della Madonna Pečerskaja (Svenskaja), che mostrava, da quanto appare dal più antico esempio conservato, del 1299, Maria in trono con Gesù bambino benedicente fra le figure intere dei fondatori del monastero rupestre in atteggiamento di intercessione, e precisamente, a destra dell'osservatore, Antonij (m. 1073) e, a sinistra, Feodossij (m. 1074). Un'altra opera attribuita ad A. è la Madonna Orans o Panagija Velikaja di Jaroslav. Entrambe le icone sono conservate nella Gosudarstvennaja Tretjakowskaja Gal. a Mosca.

Numerose leggende testimoniano la grande impressione che le opere di A. suscitarono nei contemporanei; sembra che un'icona con i Ss. Boris e Gleb sia stata collocata nel sec. 12° nella chiesa di Santa Sofia a Kiev. Lo stesso A. divenne un soggetto iconografico. Nel podlínník (raccolta di schemi di soggetti religiosi in uso alla fine del sec. 16°), alla data 17 agosto, egli viene così descritto: "Barba come quella di Sergij, sulle spalle lo schima e in mano l'immagine della Madonna con il Bambino". Vi è un'icona di questo tipo che presenta tre scene lungo il margine inferiore: A. che tinge con i colori il volto del lebbroso, il miracolo della colomba nella cattedrale di Uspenskij e l'angelo che completa l'icona della Madonna.

Bibliografia

G. Martinov, Annus ecclesiasticus graeco-slavicus, Bruxelles 1863, p. 202.

G. D. Filimonov, Svodnyj ikonopisnyi podlínník XVIII v. [Pitture su volte del sec. 18°], Moskva 1874.

D. A. Rovinskij, Russkija Narodnyja Kartinki [Quadri popolari russi], St. Pétersburg 1881, III, p. 625; IV, p. 762.

N.P. Sobko, Chudožniki drevnejšich vremen do našich dnej [Gli artisti dai tempi più antichi fino ai giorni nostri], I, St. Pétersburg 1893.

A. Sergij, Polnyj mesjaceslov Vostoka [Letture mensili d'Oriente], II, Vladimir 1901, p. 216.

D. I. Abramovič, Paterik Kievo-Pečerskogo Monastyrja [''Paterik'' del monastero di Kiev-Pečerskij], St. Pétersburg 1911 (19652).

L. Réau, Histoire de la peinture au Moyen Age, I, La Miniature, Melun 1947.

K. Onasch, Ikonen, Berlin 1961, p. 342.

V.I. Antonova, N.E. Mneva, Katalog drevnerusskoj Živopisti [Catalogo della pittura russa antica], II, Moskva 1963.

Vedi anche
abate Superiore di un monastero autonomo (sui iuris), proprio degli ordini benedettini e delle loro varie ramificazioni. Il nome deriva dalla parola aramaica ābā, (➔ abba) intesa come «padre». leggenda In origine, breve narrazione relativa alla vita di un santo, della quale, a scopo edificativo o esemplare, si dava lettura il giorno della festa del santo. Più tardi, in base alla caratteristica saliente delle leggenda di contenere elementi fantastici e miracolosi, il significato del termine si allarga ... icona arte Immagine sacra, rappresentante Cristo, la Vergine, un santo ecc., su tavola. Attestate fin dal 5° sec., le icona hanno avuto grande diffusione, come oggetto di culto e venerazione, nel mondo bizantino dalla seconda metà del 6° sec. e sono strettamente coinvolte nella questione riguardante la liceità ... monachesimo Complesso fenomeno religioso per cui, nelle maggiori religioni, alcuni individui si allontanano dalla consueta vita sociale, per realizzare nel modo più completo i principi della fede in vita solitaria (anacoretismo) o in vita di comunità (cenobitismo). 1. Tipi di monachesimo Nell’induismo si riscontra ...
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alipo
alipo s. m. [dal lat. alȳpon, gr. ἄλυπον]. – In botanica, suffrutice (Globularia alypum) che cresce nei luoghi aridi delle regioni mediterranee, detto comunem. sena di Provenza.
santo
santo agg. e s. m. (f. -a) [lat. sanctus, propr. part. pass. di sancire «sancire, rendere sacro», in rapporto etimologico con sacer «sacro», essendo anche questo connesso con sancire]. – 1. agg. a. In origine, equivalente di sacro, riferito...
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