Ambrogio, Santo
A. nacque a Treviri tra il 333 e il 340 da famiglia aristocratica, probabilmente appartenente alla gens Aurelia, e cristiana. Dopo avere studiato retorica ed esercitato la professione di retore, nel 370 ca. fu nominato consularis Liguriae et Aemiliae, con sede a Milano. La buona riuscita del suo governo è testimoniata dal fatto che, alla morte del vescovo ariano Aussenzio (374), tanto la parte ariana quanto la parte cattolica lo acclamarono vescovo, pur essendo egli ancora soltanto catecumeno. Consacrato una settimana dopo il battesimo (7 dicembre 374 o 1 dicembre 373) sotto la guida del dotto prete Simpliciano, che gli successe come vescovo, si dedicò all'acquisizione di quella formazione religiosa, soprattutto biblica, che lo doveva accompagnare lungo tutta la vita e che gli fornì l'occasione di studiare approfonditamente i Padri greci, nonché autori ebrei e pagani quali Filone e Plotino, reminiscenze dei quali si ritrovano abbondantemente nelle sue opere. La Scrittura divenne la fonte della sua attività di pastore e di predicatore, base del suo pensiero teologico, ascetico, politico e sociale. Valentiniano I, Graziano, Valentiniano II e Teodosio sono gli imperatori con i quali successivamente A. si trovò a dover stabilire rapporti non sempre facili; a Graziano (367-383) dedicò anche alcune delle sue opere: il De Fide e il De Spiritu Sancto, per istruirlo sulla fede nicena e metterlo in guardia nei confronti dell'eresia ariana, eresia che preoccupò costantentemente A. e che lo occupò con vari interventi, che segnarono il corso della sua attività di vescovo; principalmente sono da ricordare la convocazione del concilio di Aquileia del 381 e la polemica con Giustina, nel 386, per contrastare la richiesta di assegnazione di una basilica da parte del nuovo vescovo ariano Aussenzio: fu in tale occasione che, con l'occupazione della basilica Porziana, nacque il canto ambrosiano (Agostino, Conf., IX, 6-7). I rapporti tra A. e gli imperatori tuttavia furono anche spesso determinati dalle opposizioni anticattoliche, che da più parti cercavano di ottenere appoggi a corte. L'episodio concernente l'ara della Vittoria, che era stata ripristinata nell'aula del Senato su richiesta dei pagani, vide il vescovo impegnato prima con Graziano e poi con Valentiniano II (382-384), così come la tensione con ambienti giudaici ed eretici portò A. a scontrarsi con Teodosio a proposito dell'episodio della sinagoga incendiata dalla popolazione di Callinico (Osroene, Siria) nel 388. La tensione tra Teodosio e A. ebbe il suo punto culminante nell'estate del 390, quando avvenne l'eccidio di Tessalonica, a cui fece seguito, nel Natale dello stesso anno, la riconciliazione, dopo che l'imperatore ebbe soddisfatto la richiesta del vescovo di fare pubblica penitenza.
L'intensa attività di A. è testimoniata dal numero delle sue opere, che si occupano di esegesi scritturistica (di tipo allegorico-morale, dietro l'influsso di Filone e dei Padri greci, particolarmente di Basilio), di ascetica, di dogmatica, nonché dal suo epistolario, preziosa documentazione - insieme con la biografia scritta da Paolino di Milano - che copre l'intero arco del suo episcopato, fino alla morte, avvenuta a Milano il 4 aprile 397.
L'opera letteraria ambrosiana ha sicuramente ispirato l'attività artistica fin dall'epoca stessa in cui si veniva esplicando. È proprio dal confronto con alcuni testi di A. che gli studiosi hanno potuto individuare, per es., la funzione di certi edifici, quali la cappella di S. Aquilino a Milano, facente parte del complesso architettonico della basilica palatina di S. Lorenzo, costruita poco dopo la morte di Ambrogio. Tale edificio, descritto da Schuster (1940) come battistero, in base all'interpretazione dei mosaici alla luce di brani ambrosiani relativi alla dottrina del battesimo, è stato poi identificato da Cattaneo (1979) come mausoleo imperiale, attraverso il confronto di quanto rappresentato nei mosaici con l'opera di A. De bono mortis.
La Vita sancti Ambrosii carolingia, opera in cui sono confluite le due biografie ambrosiane di Paolino di Milano e di Gregorio di Tours, è stata riconosciuta da Courcelle (1973) quale fonte da cui sono stati ripresi dodici dei quattordici episodi rappresentati nei medaglioni cesellati che si trovano sull'altare d'oro della basilica di S. Ambrogio a Milano, opera di epoca carolingia dovuta all'orafo Vuolvinio. L'artista ha però modificato alcuni elementi del testo ispiratore, per seguire una sua personale concezione delle vicende ambrosiane. Così l'iconografia del terzo medaglione è una vera e propria interpretazione religiosa del ritorno a Milano di A., descritto come miracoloso da Paolino (Vita sancti Ambrosii, 8): Vuolvinio rappresenta A. che, obbediente alla volontà divina manifestata da una mano che si affaccia dal cielo, volta subito il cavallo verso la città. La quarta scena vede A. battezzato nella duplice forma, tipica dell'epoca carolingia, per immersione e per aspersione. Le scene infine rappresentate nel primo e nel nono medaglione, relative al presagio delle api e al sogno profetico della morte di Martino, trovarono grande fortuna nell'iconografia posteriore.
Un altro ciclo di dodici scene della Vita di A. si trova negli stalli in legno, opera conclusa nel Natale del 1471, situati anch'essi nella basilica milanese e ugualmente ispirati alle diverse biografie ambrosiane. Anche in tale ciclo compaiono alcune delle scene che nel corso dei secoli furono riprodotte con più frequenza, quale quella che vede A. proibire a Teodosio l'ingresso in chiesa, e anche in questo caso si nota come lo scultore abbia seguito una propria ispirazione, pur restando fedele alle fonti letterarie. Si veda particolarmente la seconda scena, dove sono i martiri stessi a offrire al vescovo le reliquie che dovevano poi essere donate alle varie chiese.
Ulteriori cicli che rappresentano la Vita di A. si trovano nelle quattro pitture per la predella della certosa di Pavia (ora nel Mus. della Certosa) dipinte alla fine del sec. 15°; nel ciclo degli affreschi di Masolino nella chiesa superiore di S. Clemente a Roma, commissionati dal cardinale milanese Branda da Castiglione nel 1430 ca. e ispirati, oltre che dalla Vita di Paolino, anche dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze: da tale fonte è infatti ripreso l'episodio di A. che maledice una sontuosa abitazione. Courcelle (1973), che offre una lettura storica delle opere artistiche aventi per soggetto A. e la sua vita, sottolinea come l'attributo più ricorrente nell'iconografia del vescovo sia un flagello di corde, a indicare la fermezza di A. nella sua azione contro gli ariani e, al tempo stesso, la sua imitazione di Cristo nell'episodio della cacciata dei venditori dal tempio (Sermo contra Auxentium, 23; PL, XVI, coll. 1026-1035). Lo studioso osserva poi come i ricorrenti riferimenti iconografici a un preteso antisemitismo del vescovo (per es. il bassorilievo del sec. 12° proveniente da porta Romana, ora nel Castello Sforzesco, Civ. Raccolte di Arte Antica di Milano, dove l'iscrizione della cornice superiore parla di A. che scaccia i Giudei, mentre l'indicazione sottostante, descrittiva della scena, porta il nome Arriani sul gruppo dei personaggi cacciati) stiano a indicare come, con il tempo, si sia andata perdendo la conoscenza di quella cultura liberale di A., che appare più nella sua condotta reale che non nelle sue dichiarazioni di principio, e gli siano stati attribuiti pregiudizi e prese di posizione di altre epoche e ambienti.
A. è noto anche come committente di opere d'arte, in special modo architettoniche, che testimoniano la sua cultura artistica di ispirazione plotiniana (Cagiano de Azevedo, 1976): a lui si debbono le quattro basiliche presso le porte, ma fuori dalle mura della città, per garantirne la sicurezza e santificarne la vita all'interno, anticipazione di quella norma giuridica di Giustiniano (Institutiones, II, 1, 7) in base alla quale le mura e le porte della città dovevano essere dedicate non più agli imperatori regnanti, ma ai santi.
Bibliografia
Fonti:
Paolino di Milano, Vita sancti Ambrosii, in PL, XIV, coll. 27-46.
Letteratura critica:
I. Schuster, Sant'Ambrogio e le più antiche basiliche milanesi, Milano 1940.
M.G. Mara, s.v. Ambrogio di Milano, in Patrologia, a cura di J. Quasten, A. Di Bernardino, III, Casale 1978, pp. 135-169.
P. Courcelle, Recherches sur saint Ambroise, ''vies'' anciennes, culture, iconographie (Etudes augustiniennes), Paris 1973 (con bibl.).
M. Cagiano de Azevedo, La cultura artistica di sant'Ambrogio, in Ambrosius Episcopus, "Atti del Congresso Internazionale di studi ambrosiani, Milano 1974" (Studia Patristica Mediolanensia, 6), Milano 1976, I, pp. 316-334.
E. Cattaneo, Il Sant'Aquilino: battistero o mausoleo? Una lettura ambrosiana dei mosaici, in Paradoxos politeia, Studi patristici in onore di G. Lazzati (Studia Patristica Mediolanensia, 10), Milano 1979, pp. 376-388.
Il millennio ambrosiano. Milano, una capitale da Ambrogio ai Carolingi, Milano 1987.