Andrea Bogoljubskij, Santo
Sovrano della Suzdalia, granduca di tutte le Russie, nato intorno al 1111, morto il 29 giugno 1174, nipote di Vladimiro Monomaco e figlio di Giorgio Dolgorukij. Fu il primo granduca a risiedere nella Russia nordorientale preparando così l'ascesa di Mosca al rango di capitale. Dopo la morte del padre nel 1157, rivendicò come erede legittimo il trono di Kiev, ma rimase nella sua terra natale di Rostov-Suzdal': opponendosi a Kiev, in declino economico, e alla concorrente repubblica feudale di Novgorod egli intendeva fondare in quella zona un nuovo potere centrale. Con l'appoggio del suo seguito di vassalli e di coloni immigrati dal Sud, soprattutto artigiani e mercanti, consolidò dispoticamente la sua posizione nei confronti dei fratelli e delle antiche famiglie dei boiari che controllavano il veče (assemblea del popolo); nella cronaca di Ipazio (1162) è definito, ma in senso moralmente dispregiativo, "autocrate dell'intera Rus' suzdalica". Nel 1157-1158 spostò la sua residenza nella 'città monomaca' di Vladimir sulla Kljaz'ma (fondata nel 1108).
Fino al 1165 ingrandì e fortificò l'insediamento posto sulla riva sinistra, la più elevata, del fiume triplicandone l'area iniziale, vi costruì nuove chiese ed eresse a km. 10 a E della città il palazzo Bogoljubovo, da cui trasse il suo appellativo. A. si adoperò presso il patriarca di Costantinopoli per elevare la nuova cattedrale di Uspenskij a sede metropolitana autocefala e il rifiuto di questi portò a violenti contrasti politici. Anche all'interno però la sua politica gli aveva procurato numerosi nemici tanto che, dopo una sfortunata campagna militare, fu assassinato nel suo palazzo dai boiari; alla congiura presero parte probabilmente anche membri della sua stessa famiglia.
A. utilizzò consapevolmente l'architettura come simbolo della propria ideologia dello Stato. Le opere edilizie da lui promosse appartengono alle creazioni più significative realizzate in Russia prima dell'invasione mongola: la nuova capitale Vladimir avrebbe in particolare dovuto assumere l'eredità della declinante Kiev e rivaleggiare per immagine addirittura con Costantinopoli. Del Bogoljubovo, una sorta di Cremlino a più ali, si è conservata solo una torre a due piani con scala a chiocciola che conduceva all'antica chiesa di corte Roždestva Bogorodicy. Appare qui per la prima volta una soluzione che in seguito fu codificata e divenne fondamentale per lo sviluppo dello stile edilizio di Vladimir-Suzdal': un sistema di arcate e archeggiature cieche, di forme plastiche anticheggianti, che scandiscono verticalmente la parete in segmenti e, con una 'cintura' di colonne, suddividono orizzontalmente il corpo di fabbrica; compaiono inoltre portali strombati con colonne e sculture sulla facciata; nella torre infine si apre una trifora. Alcuni studiosi parlano per questa ragione di 'romanico russo', basandosi su testi cronachistici in cui si racconta che A. aveva chiamato costruttori da tutti i paesi, anche da quelli tedeschi; è inoltre noto come il papa Alessandro III e l'imperatore Federico I Barbarossa abbiano cercato, inviando ambascerie, di sfruttare per i loro scopi la tensione creatasi nei rapporti fra A. e Costantinopoli. Voronin (1945; 1958) interpreta le innovazioni architettoniche come esito della politica antibizantina; altri studiosi richiamano invece l'attenzione sugli influssi formali e sugli artigiani itineranti provenienti dalla Polonia, dal principato di Helič, dal regno bulgaro del Volga e dai territori cristiani del Caucaso. È finora ancora irrisolto il problema se l'adozione della muratura a doppio paramento di conci squadrati, sistema dispendioso (la pietra calcarea per i conci doveva essere trasportata per mare su lunghe distanze) e inusuale per la Russia, fosse dovuta alle esigenze ideologiche del committente o alle necessità di capomastri stranieri. Fra gli studiosi esiste peraltro identità di vedute nel ritenere che i costruttori russi e quelli immigrati abbiano lavorato fianco a fianco nelle officine (artels) e che gli influssi romanici e caucasici siano stati sottoposti a una nuova, originale sintesi formale.
Se A. diede rilevanza a un particolare tipo di facciata aulica e rappresentativa, non riscontrabile in altri contesti architettonici russi o bizantini, egli derivò però da Kiev il tradizionale schema della pianta a croce greca inscritta e sormontata da cupola. La cattedrale di Uspenskij, progettata come nuova chiesa metropolitana, venne infatti edificata nel 1158-1161 sul modello della chiesa nel monastero delle Grotte di Kiev con sei pilastri e una cupola.
A. donò alla cattedrale la famosa immagine miracolosa della Vergine Vladimirskaja (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakowskaja Gal.), sequestrata alla corte di Vysgorod e destinata a diventare in seguito il palladium dell'impero zarista; egli dotò inoltre il clero della cattedrale di congrue entrate e di privilegi.
Sotto il suo controllo si sviluppò una storiografia chiaramente di parte che volle mostrare il suo dominio come espressione della grazia divina e della volontà del popolo. Due torri, simbolo del potere granducale, con scale a chiocciola conducenti al matroneo, fiancheggiavano la facciata occidentale della cattedrale; esse avevano la stessa forma delle torri di Bogoljubovo e conservavano nomi ripresi dall'architettura civile russa: 'vestibolo dei sovrani' quella settentrionale e Aerem la meridionale.
Per la pianta della città A. si ispirò al modello di Costantinopoli: Vladimir doveva simboleggiare, come accadeva per Kiev e per la capitale bizantina, la Gerusalemme celeste. Rientrava in questa concezione la porta d'Oro che egli fece erigere nel 1164 nella combinazione, tipica per l'antica architettura russa, di porta con cappella, arco di trionfo e torre di difesa. In vista di Bogoljubovo sorse inoltre nel 1165 un monastero di corte con la chiesa di Pokrov, a quattro pilastri e una cupola.
La festa patronale, istituita per ottenere l'alta protezione di Maria e che era sconosciuta nell'ambito della chiesa bizantina, venne da lui espressamente fissata al 1° di ottobre. Anche la scelta dell'area da edificare ebbe un significato politico: una collina artificiale con fondamenta alte m. 5,30 e rivestita di lastre calcaree, situata nel luogo in cui un tempo si trovava la confluenza del Nerl con la Kljaz'ma, e che segnava inoltre lungo la via d'acqua per l'Oka e il Volga l'accesso da una parte a Rostov e Suzdal', dall'altra a Vladimir. Voronin (1945; 1958) ritiene che gli ambasciatori stranieri e gli ospiti si fermassero qui con le loro navi per partecipare all'ufficio divino prima di proseguire per la loro strada.
A. venne canonizzato nel quadro dell'ascesa e della forzosa legittimazione dei sovrani di Mosca. Il suo aspetto fisico è descritto nel podlínník (raccolta di schemi di soggetto religioso in uso alla fine del sec. 16°) al 29 giugno: "ha un colorito bruno chiaro, i capelli un po' mossi, la barba non lunga, come il principe Boris, vestiti principeschi, di porpora, bordati di pelliccia di zibellino, in testa il copricapo del principe guarnito di zibellino, paramenti sacerdotali che si intravedono, stivali" (Filimonov, 1874).
Sul pilastro quadrato nordoccidentale della cattedrale Smolenskoj Bogomateri nel monastero moscovita di Novodevičij si trova un affresco del sec. 16°, dove, come nel monastero moscovita di Novospasskij, A. è raffigurato come uno dei pochi sovrani con la 'calotta monomaca' (la corona degli zar). Un ciclo di icone del sec. 18° lo mostra insieme ai santi russi davanti alla leggendaria apparizione della Vergine Bogoljubskaja; questo ciclo sembra derivato da un prototipo che lo stesso A. avrebbe commissionato a un pittore nel 1158.
Bibliografia
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