BENEDETTO, santo
Vescovo di Albenga nella seconda metà del sec. IX. Ben poco è con certezza noto della sua famiglia e della sua vita: le notizie a lui relative giunte sino a noi derivano, infatti, dall'iconografia, da diverse iscrizioni (tra le quali l'unica che offra ulteriori dati, oltre a quello della patria, risale al 1409) e da una biografia del santo redatta, intorno al 1649 per gli Acta Sanctorum, dal cisterciense p. Filippo Malabayla, il quale allora raccolse e coordinò anche quanto tramandato dalla tradizione.
B. sarebbe nato "ex honesta Revellorum familia" nel marzo dell'829, nelle vicinanze immediate di Taggia, in una località situata sulla strada che conduce a Badalucco, nella provincia di Imperia. In effettì, il santo tradizionalmente viene detto "Tabiensis", e di Taggia è considerata la famiglia dalla quale egli uscì.
Gli abitanti di Tavole - località non molto distante da Taggia stessa - rivendicano al proprio paese l'origine dei genitori del santo; la sua nascita, avvenuta altrove, viene giustificata con questa diversa tradizione: una pestilenza avrebbe allontanato da Tavole il padre e la madre di B., i quali avrebbero avuto l'intenzione di rifugiarsi a Taggia ancora immune dal morbo; gli abitanti di Taggia, ìnvece, per timore di contagio, avrebbero impedito ai fuggiaschi l'accesso nella città e il bimbo sarebbe venuto alla luce nel luogo concordemente indicato dalla tradizione, poco fuori delle mura. Si tratta di versioni contrastanti, in cui è ovviamente impossibile cogliere elementi precisi, anche per le difficoltà che sorgono sia a proposito dell'esistenza di mura taggesi nel sec. IX, sia per l'impossibilità ad ammettere, in un'età così antica, la presenza del preciso cognome "Revelli", che pure la tradizione attribuisce concordemente al santo e che, in epoche più recenti, sarà uno dei cognomi più diffusi della zona.
La vita di B. è rappresentata secondo gli schemi della tradizione agiografica: distintosi fin da piccolo per pietà e devozione, dopo aver seguito gli studi che si addicevano al discendente di una illustre famiglia, entrò, in Albenga, nell'Ordine di S. Benedetto; in un secondo tempo passò al monastero di S. Martino nell'isola Gallinaria, e lì poté dedicarsi a una vita ancora più raccolta e contemplativa. La morte del vescovo di Albenga lo strappò alla nascosta vita del chiostro: clero e popolo, memori del ricordo che egli aveva lasciato nella città e spinti dalla fama di pietà che circondava la sua vita, lo vollero come loro nuovo vescovo. E dalla cattedra episcopale egli doveva esplicare, nell'assolvere ai suoi. compiti di pastore, oltre allo zelo e alla pietà sempre manifestate, una singolare energia. Il suo fervore fu tale da affascinare gli animi e da determinare numerose conversioni: a lui vennero attribuiti anche numerosi miracoli, tra i quali, tipiche, le guarigioni dei malati. B. morì nell'anno 900; il giorno non è certo: potrebbe essere il 12 febbraio, celebrato nella liturgia come dies natalis del santo, ma non è accertato se questa data corrisponda al giorno della sua morte o a quello della deposizione delle sue spoglie.
La morte colse B. fuori di Albenga; al ritorno della sua salma in città si accompagna la narrazione di un miracolo che rientra anch'esso nei moduli della tradizione agiografica. Il corpo del santo, considerato già come reliquia, veniva trasportato verso la sua città su di una navicella, quando i Genovesi, spinti dal desiderio di avere la spoglia veneranda, si lanciarono all'inseguimento sopra un vascello più veloce. L'attentato piratesco non ebbe tuttavia effetto perché si levò un vento contrario, che bloccò soltanto il legno genovese. Gli abitanti di Albenga tributarono al corpo del loro vescovo un'accoglienza trionfale: una solenne processione avrebbe dovuto accompagnarlo dal mare alla cattedrale. Le spoglie di B., tuttavia, vennero deposte, si disse per fatto miracoloso, nella chiesa di S. Maria in Fontibus, dove il vescovo, a suo tempo, aveva vestito l'abito dei benedettini.
Nel 1409 Romeo Cazzolino, patrizio di Albenga, fece erigere un altare in onore del santo nella stessa chiesa ove il corpo era tuttora custodito e celebrò l'avvenimento con un'iscrizione, nella quale indicava il 900 come l'anno della sua morte (l'iscrizione è riportata, in lezioni lievemente diverse, dal Ferrari, dai Bollandisti, dall'Ughelli). Successivamente, in seguito alla rovina della chiesa, il corpo venne rimosso; nel 1614 venne nuovamente traslato e deposto in un nuovo altare a lui dedicato.
B. non è mai stato canonizzato, ma è santo a voce di popolo. A questo proposito nel secolo scorso, durante il lavoro di riforma del calendario perpetuo della diocesi, la Sacra Congregazione dei Riti fu sul punto di escludere l'antico vescovo di Albenga dal novero dei santi e di lasciargli soltanto il titolo di beato; l'intervento del parroco di Taggia e la dimostrazione dell'esistenza del culto ab immemorabili tributato a B. fecero sì che nel 1846 un decreto della medesima Congregazione lasciasse le cose immutate. Il santo vescovo B. è uno dei patroni della diocesi di Albenga.
Fonti e Bibl.: Arch. Segreto Vaticano, Archivio Sacra Congregazione dei Riti, vol. Decreti dei Santi (1843-1847); F. Ferrari, Catalogus Sanctorum Italiae, Mediolani 1613, p. 92; Menologium Benedictinum, a cura di G. Bucelin, Veldkirchii 1655, p. 117; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, col. 913; De Italia Medii Aevi dissert. chorographica, auctore anonymo Mediolanensi Regio Ticini lectore, in Rer. Ital. Script., X, Mediolani 1727, col. 103; F. Malabayla, in Acra Sanctorum, Febr. XII, Venetiis 1735, pp. 629-631; G. Semeria, Storia eccles. di Genova e della Liguria, Torino 1838, pp. 153-159; Id., Secoli cristiani della Liguria, Torino 1843, II, pp. 361-365, 600 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XIII, Venezia 1858, pp. 533-537; G. Rossi, Storia della città e diocesi di Albenga, Albenga 1870, p. 93; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 175 s.; Bibliotheca Sanctorum, II, coll. 1092 s.