BENVENUTO Scotivoli, santo
Nacque ad Ancona, non sappiamo in quale anno del sec. XIII. Il cognome Scotivoli non gli viene attribuito dalle fonti a lui contemporanee, ma compariva nell'iscrizione sepolcrale ("S. Benvenutus de Scotivolis Anconitanus"), riportata dal Ferrari, andata però perduta, probabilmente in occasione della traslazione della salma compiuta nel 1590. Una notizia molto tarda lo dice figlio di un Giovanni giurisperito. Studiò a Bologna, dove fu compagno dell'osimano Silvestro Guzzolini, fondatore dei silvestrini, come egli stesso narrerà più tardi al discepolo e biografo del Guzzolini, Andrea di Giacomo da Fabriano. Nel marzo 1262 era arcidiacono del capitolo di Ancona. Il 1° ag. 1263 succedeva a Giovanni Colonna, arcivescovo di Nicosia, nella carica di amministratore della Chiesa di Osimo.
Nel 1264 Urbano IV restituiva ad Osimo la cattedra episcopale, trasferita nel 1240 a Recanati da Gregorio IX, per punire gli Osimani della loro adesione a Federico II; ora, nella lotta fra il pontefice e Manfredi, fin dal 1262 la città si era sottomessa al papa ed aveva meritato diversi favori, che culminarono appunto nella reintegrazione a diocesi.
Con bolla del 13 marzo 1264 Urbano IV nominava vescovo di Osimo B., già suo cappellano, procedendo nell'aprile alla sua consacrazione.
La fonte principale per la conoscenza deldell'attività pastorale di B. è costituita dal cosidetto protocollo di s. Benvenuto, conservato nell'Archivio vescovile di Osimo, che raccoglie molti atti della sua amministrazione, utilizzati e in parte pubblicati nelle opere del Pannelli e del Compagnoni-Vecchietti.
La situazione del vescovado appena restaurato non era certo fiorente, e B. dovette darsi molto da fare per ristabilire diritti cessati da oltre un ventennio e per ricostituire il patrimonio della mensa vescovile, andato in rovina. Nel "protocollo" troviamo pertanto registrate, oltre a. frequenti visite pastorali, diverse controversie, soprattutto con la chiesa di S. Lorenzo in Osimo e con quella di S. Esuperanzio in Cingoli. Sempre in Cingoli B. interveniva nel 1267 presso il priore della canonica dei SS. Quattro Coronati, per reintegrarvi la vita canonica e imporre l'abito dei chierici regolari. Particolarmente duri furono gli sforzi per affermare, con ripetute visite, la propria autorità e la propria volontà riformatrice nel monastero benedettino di S. Fiorenzo in Osimo, senza risultati positivi. Resistenze incontrò anche nei tentativi di esercitare i diritti feudali del vescovado sui castelli di Storaco e di Tornazzano, mentre dall'aprile 1267 al maggio 1268 durava il processo intentato per recuperare delle terre nella villa di Cerlongo.
Nel settembre 1267 B. appare, sia nel protocollo sia in una pergamena di Matelica, quale rettore della marca Anconitana: carica che dovette tenere per brevissimo tempo, con carattere di supplenza, dal momento che Manfredi Roberti, che l'aveva ricoperta almeno fino al febbraio di quell'anno, la occupava nuovamente nel febbraio 1268.
Continuando nella sua opera di restaurazione, il 22 febbr. 1273 B. vietava solennemente l'alienazione delle proprietà ecclesiastiche nella sua diocesi.
Sembra che in questo periodo abbia consacrato sacerdote, in Cingoli, s. Nicola da Tolentino.
La data della sua morte varia di molti anni a seconda degli autori: dal 1276 del Wadding (Annales minorum, V, Quaracchi 1931, pp. 45-) al 1286, dovuto a una svista, dell'Ughelli; ma dal protocollo e dagli atti di una controversia col monastero di S. Giacomo di Colle Luce presso Cingoli risulta chiaro, che la data è da porsi al 22 marzo 1282. B. fu sepolto nella cattedrale di Osimo.
Si hanno notizie di un'ambasceria inviata dagli Osimani poco dopo la sua morte a Martino IV, per chiederne la canonizzazione; ma la prima testimonianza di un culto pubblico reso a B. si ha solo negli statuti osimani del 1308. Non risulta che B. sia stato mai canonizzato. Alla seconda metà del sec. XVI risalgono le prime testimonianze di una tradizione, priva di documentati fondamenti, che considerava il vescovo appartenente all'Ordine dei minori; la tradizione fu raccolta dal Wadding negli Annales Minorum, e sotto Innocenzo XII l'ufficio di s. Benvenuto fu inserito nel breviario francescano. Fu poi accolto nel martirologio romano, sotto il pontificato di Gregorio XIII. Nel 1755 il vescovo di Osimo, Pompeo Compagnoni, effettuava la ricognizione delle sue reliquie e lo dichiarava patrono della, città.
Fonti e Bibl.:Les registres d'Urbain IV, a c. di J. Guiraud, II, Paris 1901, nn. 332, 522-524, 580, 1069, 1426, 1548; G. Cecconi, Carte diplomatiche Osimane, Ancona 1878, pp. 7-11; G. Grimaldi, Le pergamene di Matelica, Regesto, I, Ancona 1915, pp. 255 s., n. 259; Andrea Fabrianensis, Vita S. Silvestri, in Nuova raccolta di opuscoli, a c. di A. Calogerà, XXIII, Venezia 1772, pp. 8 ss.; Acta Sanctorum martii, III, Antverpiae 1668, pp. 393-395; Ph. Ferrarius, Catalogus sanctorum Italiae, Mediolani 1613, p. 161; L. Martorelli, Mem. stor. dell'antichissima città di Osimo, Venezia 1705, pp. 127 ss.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, I, Venetiis 1717, coll. 500 ss.; D. Pannelli, Memorie istor. de' santi Vitaliano e Benvenuto vescovi d'Osimo, Osimo 1763; Id., S.Benvenuto vescovo d'Osimo prete secolare, Osimo 1765; P. Compagnoni-F. Vecchietti, Mem. istorico-critiche della chiesa e dei vescovi d'Osimo, II, Roma 1782, pp. 276-515; V, App. de' doc., ibid. 1783, pp. 76-104, 255 ss.; G. Colucci, Delle antichità picene, XXII, Fermo 1794, pp. 32 s.; E. Jordan, Les origines de la domination Angevine en Italie, Paris 1909, pp. 315 s.; D. Waley, The papal state in the thirteenth century, London 1961, p. 315 n. 15; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 292 ss.; Lexikon far Theol. und Kirche, II, col. 210; Bibliotheca Sanctorum, II, coll. 1252 s.