Deusdedit, santo
Fu romano di nascita, figlio di uno Stefano suddiacono, e successe a Bonifacio IV dopo una vacanza lunga cinque mesi. Venne consacrato il 19 ottobre 615. Per quanto nel Liber pontificalis sia menzionato col nome di Deusdedit, fu poi ribattezzato come Adeodato I per metterlo in serie con Adeodato II che fu papa dal 672 al 676. Figura come santo, ma i bollandisti ritengono che si tratti solo di una pia deduzione di Cesare Baronio dall'elenco di meriti e virtù che gli sono attribuiti nell'epitaffio posto probabilmente dal suo secondo successore, Onorio. Al momento dell'elezione era già presbitero da quarant'anni (il primo non diacono ad assurgere al pontificato dopo Giovanni II). Contrariamente al predecessore, fedele all'indirizzo di aperto favore ai monaci inaugurato da Gregorio Magno, restituì "ad loca pristina" il clero secolare. Fu anche il primo pontefice a predisporre, in occasione del proprio funerale, una distribuzione di denaro al clero romano, nella misura di un'intera annualità di stipendio: "rogam unam integram" (il termine, che ricorre nel Liber pontificalis, è lo stesso usato anche poche righe più sopra per la paga dei soldati).
Accolse benissimo a Roma il patrizio e "cubicularius" Eleuterio, il nuovo esarca che l'imperatore bizantino Eraclio aveva inviato in Italia a domare una rivolta delle milizie bizantine, che, esasperate dal mancato arrivo della paga, avevano trucidato l'esarca Giovanni e altri funzionari imperiali. Eleuterio, che veniva da Ravenna, dove aveva ucciso tutti i responsabili, era di passaggio a Roma, diretto a Napoli, caduta nelle mani di Giovanni da Compsa (Conza, a est di Salerno), che fu parimenti ucciso, dopo di che Eleuterio tornò a Ravenna. Pagati i soldati, la pace fu ristabilita in tutta l'Italia, compresa quella occupata dai Longobardi, con i quali l'esarca addivenne a un accordo oneroso per l'Impero.
Nell'agosto del 618 Roma subì un grave terremoto e, poco dopo, un'epidemia di scabbia: coloro che ne morirono avevano il volto irriconoscibile dai loro cari. Secondo Giovanni Diacono, D. concesse al vescovo di Concordia, che vi si era rifugiato con il suo gregge, "Longobardorum timoratione territus", l'isola di Caorle, come nuova sede del suo vescovado. Questa notizia, accolta dal Kehr, è stata messa in dubbio da studiosi venuti dopo di lui. Quanto alle due pronunce in materia matrimoniale, che il Decretum Gratiani attribuisce a D. (c. XXX qu. 1, c. 1 e c. XXX qu. 3, c. 1), la loro autenticità è universalmente disconosciuta. Si è discusso, senza arrivare a conclusioni certe, in che cosa consistesse la "secunda missa in clero", istituita da D.; se si trattasse di una messa vespertina o di un ufficio notturno per il clero, analogo al mattutino dei monaci. D. morì l'8 novembre, giorno in cui si celebra la memoria liturgica, 618 e fu sepolto in S. Pietro. Il suo epitaffio (Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, II, nr. 4160) non fu collocato sulla tomba contestualmente alla sepoltura, ma fu redatto soltanto alcuni anni dopo sotto il pontificato di papa Onorio. Così infatti si ricorda nel testo dell'iscrizione quando, lamentato il diritto del sepolcro del papa ad un ricordo scritto (v. 1 "cur titulata diu torpuerunt iura sepulchri?"), si invita la comunità a dare pur sfogo al proprio dolore (v. 5 "pande dolor gemitum […]"). Essa troverà conforto compiacendosi delle lodi al defunto pontefice ("[…] meritisque quiesce beatis") il quale, allevato in seno alla Chiesa romana sin dalla tenera età (v. 7 "hic vir ab exortu Petri est nutritus ovili"), per i suoi meriti fu posto a capo del gregge cristiano (v. 8 "[…] meruit sancti pastor adesse gregis"). La bolla plumbea di D., che rappresenta nel recto il Buon Pastore e porta nel verso il nome del papa, è il più antico originale conservato di bolla pontificia.
fonti e bibliografia
Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, Lipsiae 1885, p. 222.
Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 319 s. (dove è detto D.).
Acta Sanctorum [...], Novembris, III, Bruxellis 1910, pp. 832-34.
C. Serafini, Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano, I, Milano 1910, pp. LXXXIV e 1 (tav. A-1).
Italia pontificia, VII, 2, a cura di P.F. Kehr, Berolini 1925, pp. 74-5.
E. Caspar, Geschichte des Papsttums, II, Tübingen 1933, pp. 517-18.
O. Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi, Bologna 1941, p. 300.
I terremoti prima del Mille in Italia e nell'area mediterranea, a cura di E. Guidoboni, ivi 1989, p. 610.
D. Rando, Le strutture della Chiesa locale, in Storia di Venezia, I, Origini - Età ducale, Roma 1992, pp. 645-47.
J.N.D. Kelly, The Oxford Dictionary of Popes, Oxford-New York 1986, s.v., p. 69.
Per quanto riguarda la documentazione epigrafica v.: Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, II, a cura di G.B. de Rossi-A. Silvagni, Romae-In Civitate Vaticana 1935.