SANTO DOMINGO (nome ufficiale República Dominicana)
(XXX, p. 634; App. I, p. 988; II, 11, p. 781). - La Repubblica è divisa (1955) in 22 province, oltre al Distretto Nazionale dove trovasi la capitale, Ciudad Trujillo che, dal dicembre 1961, ha ripreso l'antico nome di Santo Domingo de Guzmán. In mancanza di dati completi del censimento del 1961, si riportano quelli del 1955.
Su una popolazione di 2.539.325 ab., circa il 26% è classificato come popolazione urbana. Secondo il precedente censimento del 1950, i Bianchi erano 600.994, i Negri 245.032, i sanguemisti (mescolanze tra antichi coloni spagnoli, Negri e Indi) 1.289.285; 561 appartenevano ad altre razze; in totale 2.135.872. Continua dunque il rapido incremento della popolazione (1935: ab. 1.478.121). Secondo il censimento del 1960, la popolazione è ancora accresciuta a 4.070.108 ab. (densità 84). Enorme è l'incremento della capitale Santo Domingo, che nel 1960 contava 477.782 ab. (nel 1945, circa 117.000).
Condizioni economiche. - L'economia di S. D. si basa ancora essenzialmente sulle attività agricole. Primeggia tuttora la canna da zucchero (circa 8,3 milioni di q di zucchero nel 1958), ma per evitare i pericoli della monocoltura, si dà sviluppo, accanto ad essa, ad altre colture: quella, del resto molto antica e diffusa, del caffè, quelle del tabacco, del cacao, dell'agave sisalana, di alcune frutta tropicali (banano). La produzione di riso soddisfa l'intero fabbisogno nazionale. In cospicuo incremento il patrimonio zootecnico (930.000 bovini, 1.500.000 suini, 750.000 caprini). Le esportazioni dominicane (zucchero e melasse, caffè, cacao, tabacco) superano di una notevole aliquota le importazioni. Principali fornitori e clienti gli Stati Uniti.
Governo. - Secondo la costituzione promulgata il 1° dicembre 1955 (v. però oltre: Storia), organo legislativo è il Congresso, costituito dal Senato di 23 membri (uno per ogni provincia e uno per il Distretto Nazionale) e una Camera di 52 deputati (uno ogni 60.000 ab. per provincia, 4 per il Distretto Nazionale). Entrambi i corpi sono eletti a suffragio diretto dai cittadini di ambo i sessi per 5 anni. Anche il presidente è eletto per 5 anni con votazione diretta.
Finanze. - Tra il 1950 e il 1959 il prodotto nazionale lordo è quasi raddoppiato, passando da 349 a 660 pesos dominicani, ed in costante miglioramento si è trovato tutto il sistema economico-finanziario del paese, che ha raggiunto una quasi assoluta stabilità monetaria.
Il cambio del peso dominicano è calcolato, fin dalla sua istituzione nell'ottobre del 1947, alla pari col dollaro degli Stati Uniti.
Storia. - La nazione ha seguitato ad essere oppressa dalla dittatura della famiglia Trujillo, e i varî tentativi di modificare la situazione sono sempre stati facilmente repressi dalla polizia che controlla tutta la vita del paese. Il potere incontrastato del generalissimo Rafael Leónidas Trujillo (presidente dal 1930, salvo una parentesi fra il 1936 e il 1941) è passato nelle mani del fratello generale Héctor Bienvenido Trujillo Molina, eletto alla presidenza, senza candidati d'opposizione, il 16 maggio 1952. Gli ottimi rapporti della Repubblica con gli S. U. A., ai quali è stata concessa una vasta area per esperimenti di missili balistici (26 novembre 1951), hanno attirato molte critiche, specie da parte dei latino-americani, all'indirizzo di Washington, accusata di compiacenza verso le dittature. Le relazioni fra le due nazioni furono messe a dura prova in occasione della misteriosa scomparsa a New York (12 marzo 1956) dello scrittore basco Jesús de Galíndez, irriducibile avversario del regime Trujillo. Un'ondata d'indignazione percorse tutto il continente quando si seppe che nel caso erano implicate personalità dominicane. Il Venezuela, l'Argentina e Cuba ruppero i rapporti diplomatici con la Repubblica Dominicana per l'asilo concesso agli ex dittatori Marcos Pérez Jiménez, Perón e Batista. Sotto il peso delle accuse internazionali, la dittatura trujillista cominciò a dare segni di erosione: Héctor Trujillo (rieletto il 16 maggio 1957) temendo l'intervento delle repubbliche vicine, specie di Cuba e del Venezuela, depauperò l'erario per rafforzare l'esercito e per acquistare armi; gli S. U. A. annunziarono (26 febbraio 1960) la sospensione degli aiuti militari; la Chiesa cattolica (con la quale la repubblica aveva concluso un concordato il 16 giugno 1954) fece sentire la sua voce in favore dei detenuti politici (lettere pastorali del 31 gennaio e del 6 marzo).
Il peggioramento della situazione economica del paese (aggravata da un'annata agricola sfavorevole) ha provocato fermenti politici sfociati in un tentativo insurrezionale a fine gennaio 1960. Ma la condanna definitiva del regime dei Trujillo (il cui vero capo è sempre stato il generalissimo Rafael Leónidas) doveva venire dall'OAS che, alla riunione dei ministri degli esteri americani di San José de Costa Rica, richiedeva la rottura dei rapporti diplomatici e l'applicazione di sanzioni economiche da parte dei venti paesi membri dell'Organizzazione (20 agosto 1960). Il 3 agosto il presidente Héctor Bienvenido Trujillo rassegnava le dimissioni in favore del vice presidente Joaquin Balaguer. Il 30 maggio 1961 il generalissimo Rafael Leónidas Trujillo Molina veniva assassinato da un gruppo di ex ufficiali.
Cercando di ottenere fiducia da parte dei settori moderati dell'opposizione il presidente Balaguer, proveniente egli stesso dalle file del trujillismo, consentiva la ricostituzione dei partiti politici e ordinava controlli sulle attività economiche e finanziarie dei Trujillo. In ottobre otteneva che i generali Héctor e José Arismendi Trujillo, fratelli del defunto dittatore, lasciassero il territorio di Santo Domingo. Rientrati in patria a metà novembre i due generali, con sospetto che i Trujillo stessero per tentare un colpo di stato appoggiandosi a ufficiali a loro legati, il Balaguer reagiva assumendo il 19 novembre il comando supremo delle forze armate, rimuovendo alti capi militari legati al regime trujillista e dando notizia delle dimissioni di Rafael L. Trujillo jr. dalla carica di capo di stato maggior generale. Il giorno successivo i Trujillo abbandonavano Santo Domingo fra l'esultanza popolare. Il 29 dicembre è stato sciolto il Partito dominicano fondato nel 1931 dal Rafael L. Trujillo. Nello stesso giorno resistendo all'opposizione che chiedeva le sue immediate dimissioni il Balaguer ottenne dall'Assemblea nazionale l'istituzione di un Consiglio di stato, da lui stesso presieduto, come governo provvisorio fino alle elezioni, da tenersi entro il febbraio 1963. Successive violente manifestazioni popolari contro di lui non sembrarono represse con sufficiente durezza ai gruppi più trujllisti dell'esercito, sì che il 16 gennaio 1962 il gen. Rodríguez Echevarría scioglieva di forza il Consiglio di stato e istituiva una giunta civico-militare. Sembrava così tornato al potere il trujllismo, quando nuove grandiose manifestazioni inducevano i gruppi più moderati dell'esercito, preoccupati anche delle reazioni dell'OAS, ad intervenire: il 18-19 gennaio l'Echevarría veniva arrestato, e il Consiglio di stato restituito nelle sue funzioni, stavolta però non più con la presidenza del Balaguer (che doveva cercare rifugio), bensì di Rafael Bonelly, uomo stimato dalle forze politiche democratiche e considerato con simpatia dall'OAS.
Bibl.: Pan American Union, Dominican republic, Washington 1951; A. . Wilgus, ed. The Caribbean, Gainesville, University of Florida Press, 1951-1958, 8 voll.; J. O. Cutteridge, Geography of the Indies and adjacent islands, Londra 1953; H. Herring, A history of Latin America, New York 1955; J. de Galíndez, La era de Trujillo, Santiago 1956; E. G. Ornes, Trujillo little Cesar of Caribbean, New York 1958.