Eleuterio, santo
Secondo Egesippo, che afferma di essere giunto a Roma sotto l'episcopato di Aniceto restandovi sino a quello di E. (Eleuther, Eleutherius), questi era stato diacono di Aniceto (citato in Eusebio, Historia ecclesiastica IV, 11, 7; 22, 3), ed E. era ancora vescovo quando Ireneo di Lione concluse la sua lista episcopale romana (Adversus haereses III, 3, 3). Tertulliano in De praescriptione haereticorum 30, 2, considera Valentino e Marcione come contemporanei e membri della Chiesa cattolica "sub episcopatu Eleutheri benedicti", contraddicendo la notizia di Ireneo (Adversus haereses III, 4, 3) che pone la presenza a Roma di Valentino e di Marcione in epoca anteriore, tra l'episcopato di Igino e quello di Aniceto. A. von Harnack aveva proposto di leggere nel testo tertullianeo "Telesfori" anziché "Eleutheri", tenendo conto della fama di martire che aveva Telesforo già nel sec. II, al quale si converrebbe pertanto il titolo di benedictus: ma è probabile che nel sincronismo stabilito da Tertulliano non si debba cercare tanto una precisione cronologica, quanto la prova che i maestri di eresia appaiono tardi rispetto all'inizio delle successioni episcopali. Eusebio afferma che E. succedette a Sotero nel 177 e che il suo episcopato ebbe una durata di quindici anni fino al 193 (Historia ecclesiastica V, prologo, 1; 22; Chronicon, ad aa. 177, 193).
La durata dell'episcopato di E. è confermata dalle date di accesso e di morte, rispettivamente il 171 e il 185, riportate nella notizia lacunosa del Catalogo Liberiano: questa datazione è ripresa nel Liber pontificalis, che citando la sola data del 185 come quella della morte del pontefice parla di un episcopato di quindici anni, tre mesi e due giorni. Eusebio ricorda che i futuri martiri di Lione e Vienne, in Gallia, avevano scritto ai fratelli di Asia e Frigia e ad E. difendendo l'ortodossia di Montano e dei suoi seguaci Alcibiade e Teodoto che in Frigia avevano iniziato a diffondere le loro idee sulla profezia (Historia ecclesiastica V, 3, 4). La notizia è stata messa in relazione con l'affermazione di Tertulliano (Adversus Praxean I, 5) secondo cui un vescovo di Roma aveva dapprima riconosciuto i profeti di Frigia, ma poi, ingannato dal patripassiano Prassea, li aveva condannati, identificando con ciò in E. il vescovo cui allude Tertulliano.
L'opinione che ha maggior credito è però quella che vede nel vescovo adombrato da Tertulliano piuttosto Vittore o Zefirino. Gli stessi martiri avevano scritto a E. per raccomandare il presbitero Ireneo (è probabile che secondo l'uso più antico presbitero sia qui sinonimo di vescovo), latore della lettera in questione (Eusebio, Historia ecclesiastica V, 4, 1-2). Secondo P. Nautin la presentazione di Ireneo a E. con lettere di raccomandazione era dovuta, oltre che alla sua recente elezione, al fatto che Ireneo doveva recarsi a Roma per sostenere la causa del vescovo Policrate di Efeso (quello da cui dipendevano le Chiese di Asia e di Frigia) cui è indirizzata la lettera sui martiri di Lione e di Vienne contro le critiche di un movimento rigorista rappresentato da alcuni vescovi asiatici che rimproveravano a Policrate l'uso quartodecimano nella celebrazione della Pasqua - forse più in relazione al termine del digiuno in qualunque giorno della settimana cadesse il 14 di nis¯an che non alla data in sé - facendosi sostenitori anche delle pratiche dell'encratismo e di una disciplina assai severa a proposito della riconciliazione di chi aveva apostatato durante le persecuzioni.
Il Liber pontificalis aggiunge alla cronologia di E. pochi altri dati, alcuni palesemente, altri verosimilmente destituiti di fondamento storico: E. sarebbe stato greco, della città di Nicopoli (in Epiro), figlio di Abbondio. Avrebbe ricevuto una lettera da Lucio, "Brittanio rege", con la richiesta di diventare cristiano, e avrebbe riconfermato che i cristiani non devono rifiutare nessun cibo, avrebbe ordinato dodici presbiteri, otto diaconi e quindici vescovi, sarebbe stato sepolto nel cimitero vaticano il 24 maggio: alla sua morte sarebbe seguito un periodo di quindici giorni di sede vacante. La notizia sul re britannico Lucio appare del tutto fantasiosa, a cominciare dal fatto che all'epoca di E. non esistevano re britannici. Molto ingegnosamente A. von Harnack vi ha colto il ricordo del re Abgar IX di Edessa (179-216) convertito al cristianesimo, che aveva assunto in onore dell'imperatore Commodo i nomi di Lucio Elio. La sua trasformazione in re britannico sarebbe derivata dal probabile fraintendimento di una corruzione del toponimo "Birtha", indicante in siriaco la fortezza, se non la città stessa, di Edessa, come attestato in altri documenti quali il Laterculus Apostolorum in cui l'apostolo Tommaso, che secondo la più nota tradizione finì i suoi giorni a Edessa, si dice sepolto "in Britio/Beruto Edessenorum".
La notizia di una corrispondenza tra il re Lucio ed E. passò attraverso il Chronicon e la Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda agli storiografi medievali della Britannia, arricchendosi fino a tutto il sec. XII di altri particolari relativi al nome del re (Llever Maur), alla sua sede, ora Glastonbury nel Somerset, ora presso Cardiff nel Galles, o ad altri personaggi di contorno quali i legati papali. Si conserva anche la pretesa risposta di E. a Lucio. La norma sulla liceità di tutti i cibi che si vuole riconfermata da E. ("et iterum firmavit": la prima redazione ha "constituit") riecheggia varie espressioni paoline sullo stesso argomento, come Romani 14, Colossesi 2, 16-17, e in particolare 1 Timoteo 4, 3, che sembra il testo al quale il compilatore si è ispirato.
Un altro riferimento a E. si ha in Liber pontificalis, nr. 15, nella notizia su Vittore, quando si afferma che quest'ultimo stabilì che la Pasqua si celebrasse la domenica, come E. aveva già fatto. Nella notizia del Liber pontificalis su E. non si legge nulla di simile, e anche gli storici antichi non ricordano interventi di E. a proposito della questione sulla Pasqua. Ireneo di Lione, in un frammento della sua lettera a papa Vittore (citato da Eusebio, Historia ecclesiastica V, 24, 14), menziona i vescovi di Roma da Sisto I ad Aniceto, predecessore di Sotero, come quelli che mantennero la pace con le Chiese d'Asia anche se queste celebravano la festa il 14 di nisàn secondo il calendario giudaico: forse a partire da Sotero i vescovi di Roma tennero nei confronti della questione pasquale una posizione meno conciliante, che fu radicalizzata da Vittore.
Oltre alla suddetta lettera di risposta al re Lucio, è attribuita a E. una delle decretali pseudoisidoriane. La commemorazione di E. compare per la prima volta nel Martyrologium di Adone alla data del 25 maggio, e di qui è passata al Martyrologium Romanum, in cui E. figura come martire, alla data del 26 maggio: essa è stata espunta nel Calendarium Romanum del 1969, perché non è nota la data della morte, e non si hanno testimonianze che abbia subito il martirio.
fonti e bibliografia
Ireneo di Lione, Adversus haereses III, 3, 3, a cura di A. Rousseau-L. Doutreleau, Paris 1974 (Sources Chrétiennes, 211), pp. 36-8; Tertulliano, De praescriptione haereticorum 30, 2, a cura di R.F. Refoulé, Turnholti 1954 (Corpus Christianorum, Series Latina, 1-2), p. 210; Id., Adversus Praxean I, 5, a cura di E. Kroymann-E. Evans, ivi 1954 (Corpus Christianorum, Series Latina, 1-2), p. 1115; Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica IV, 11, 7; 22, 3; V, prologo, 1; 22; 24, 14, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1903 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 1), pp. 324, 370, 400, 486, 494-96.
Id., Chronicon, ad aa. 177, 193, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), pp. 207, 210; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. LXV, CI-CIV, 58-61, 136-37; Catalogo Liberiano, ibid., pp. 4-5; Beda, Chronicon 337, in M.G.H., Auctores Antiquissimi, XIII, a cura di Th. Mommsen, 1898, p. 28; Id., Historia ecclesiastica gentis Anglorum I, 4; V, 24, 367, a cura di B. Colgrave-R.A.B. Mynors, Oxford 1969, pp. 24, 562; J. Dubois-G. Renaud, Le Martyrologe d'Adon. Ses deux familles. Ses trois recensions. Texte et commentaire, Paris 1984, pp. 168-69; Anonimo, Laterculus Apostolorum, a cura di Th. Schermann, in Prophetarum Vitae fabulosae […], Lipsiae 1907, p. 213; Martyrologium Romanum […] scholiis historicis instructum, in Propylaeum ad Acta Sanctorum Decembris, Bruxellis 1940, pp. 208-10; Calendarium Romanum ex decreto sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, In Civitate Vaticana 1969, p. 124.
Fonti agiografiche: cfr. Bibliotheca Hagiographica Latina [...], I, Bruxellis 1898-99, p. 368. La lettera di E. a Lucio è in P.G., V, coll. 1143-44. Decretali attribuite a E.: cfr. P. Hinschius, Decretales pseudo-Isidorianae et Capitula Angilramni […], Lipsiae 1863, pp. 125-27.
Studi: Ecclesiastica Historia [...] per aliquot studiosos et pios viros in urbe Magdeburgica, Centuria II, Caput X, Basileae 1562, col. 214; C. Baronio, Annales ecclesiastici, II, Romae 1590, pp. 217-18, 231-32; Acta Sanctorum [...], Maii, VI, Antverpiae 1688, pp. 363-64 ; [L.-S.] Lenain de Tillemont, Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles, t. III, Venise 1732, pp. 60-4, 615-17; L. Duchesne, Éleuthère et le roi breton Lucius, "Revue Celtique", 6, 1883-85, pp. 491-99; A. von Harnack, Der Brief des britischen Königs Lucius an den Papst Eleutherus, "Sitzungsberi-chte der Königlich-Preussischen Akademie der Wissenschaften", 1904, pp. 909-16; Tertullien, Traité de la prescription contre les hérétiques, a cura di R.F. Refoulé, Paris 1957 (Sources Chrétiennes, 46), p. 126 n. 2; P. Nautin, Lettres et écrivains chrétiens des IIe et IIIe siècles, ivi 1961, pp. 43-9, 61-4; M. Richard, La question pascale au IIe siècle, "L'Orient Syrien", 6, 1961, pp. 179-212; Chr. Mohrmann, Le conflit pascal au IIe siècle, "Vigiliae Christianae", 16, 1962, pp. 154-71; P. Lampe, Die stadtrömischen Christen in den ersten beiden Jahrhunderten, Tübingen 1989², pp. 332-34. A Dictionary of Christian Biography, II, London 1880, s.v., pp. 79-81; III, ivi 1882, s.v. Lucius (16), pp. 754-56; Dictionnaire de théologie catholique, IV, 2, Paris 1924, s.v., coll. 2319-20; E.C., V, s.v., col. 226; Catholicisme, IV, Paris 1956, s.v., coll. 1-2; Vies des Saints et des Bienheureux, V, ivi 1947, s.v., p. 513; Iconographie de l'art chrétien, III, 1, ivi 1958, s.v., p. 414; B. Cignitti-I.B. Marsali, Eleuterio, in B.S., IV, coll. 1004-08; B. Botte, Éleuthère, in D.H.G.E., XV, coll. 147-48; New Catholic Encyclopaedia, V, Washington 1967, s.v., p. 265; Lexikon der christlichen Ikonographie, VI, Rom 1974, s.v., col. 118; Biographisch-bibliographisches Kirchenlexikon, I, Hamm 1975, s.v., col. 1488; Lexikon für Theologie und Kirche, III, Freiburg 1995³, s.v., col. 586; Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico, I, Cinisello Balsamo 1998, s.v., pp. 579-80.