FLAVIANO (Flavianus), santo
Secondo la tradizione fu vescovo di Vercelli nella prima metà del sec. VI, ma è difficile stabilire la data precisa del suo episcopato. A F. sono state attribuite alcune importanti epigrafi metriche, che rivelano buona tecnica versificatoria; proprio per questa attività poetica, che non può dirsi però definitivamente dimostrata, è stato oggetto di attenzione particolare da parte degli studiosi dell'antica Chiesa vercellese.
Sappiamo che il ritratto e il nome di F. comparivano nella serie dei primi quaranta vescovi di Vercelli effigiati nella parte superiore della navata della basilica di S. Eusebio. Queste pitture, risalenti forse all'inizio del sec. IX, andarono distrutte nei primi anni del 1700; ma sulla base di esse (delle quali è difficile tuttavia valutare l'attendibilità e che erano già al tempo assai rovinate) venne redatto fra la fine del XVI e l'inizio del sec., XVII un catalogo degli antichi vescovi vercellesi, nel quale F. compare al quattordicesimo posto, dopo Costanzo e prima dell'anonimo predecessore di Tiberio. Un'altra notizia seicentesca gli attribuisce la sistemazione nell'abside della basilica eusebiana di un mosaico, distrutto nel 1572, che raffigurava a quanto sembra i due primi vescovi di Vercelli, i santi Eusebio e Limenio, ai lati del Salvatore o di una croce con i simboli battesimali; a questo mosaico era connessa una didascalia forse metrica, di cui conosciamo solo un brevissimo frammento.
Oltre che in queste notizie tarde e di valore piuttosto dubbio, il nome di F. compare nell'epitaffio ritmico che doveva ornare la sua tomba e che è inciso in una lastra di marmo oggi inserita nell'altare di S. Ambrogio nel duomo di Vercelli. Il componimento, in sedici versi, esalta le virtù del vescovo, senza discostarsi significativamente dalla topica tradizionale; la data di morte non è registrata, mentre compare l'indicazione dell'età del defunto. Tuttavia, proprio questo dato risulta nell'epigrafe in forma ambigua, sia perché viziato da una correzione (il lapicida aveva inizialmente scritto "LV" e ha quindi rettificato in "ILXV"), sia perché interessato da un intervento successivo (a fianco del numero, una mano diversa ha scritto "XLVI", che parrebbe un'ulteriore rettifica dell'età del defunto, e ha completato le indicazioni apponendo la data del 25 novembre e dell'indizione quarta).
Considerando la posizione che F. occupa nella lista tradizionale dei vescovi vercellesi, la supposta durata dei vari episcopati e il dato indizionale, si ritiene in genere che F. sia morto nel 541, meno probabilmente, come sostenuto dal Mommsen, nel 556; quanto al giorno del decesso, l'aggiunta presente nell'epigrafe mostra una discrepanza rispetto al calendario antico della Chiesa vercellese, che registrava la festa di F. al 15 novembre, giorno corrispondente a quello della sua morte.
A F. sono state attribuite, a partire dal fondamentale studio di L. Bruzza (1874), una decina di epigrafi. vercellesi, composte in versi quantitativi di buona fattura, in gran parte perdute e note soltanto attraverso sillogi manoscritte medievali o moderne (tutte edite in Corpus inscriptionum Latinarum). Si tratta degli epitaffi (o degli elogi) di Eusebio (V, 6723), della sorella del vescovo Costanzo (V, 6729), delle quattro sorelle Licinia, Leonzia, Ampelia e Flavia (V, 6731), di Maria (V, 6734), del prete Sarmata (V, 6739), di un altro prete erroneamente conosciuto come Dalmazio e forse di nome Gildone (V, 6742) e di una donna non meglio identificabile (V, 6744). A F. andrebbero ascritti, secondo il Bruzza, anche l'epigrafe eporediense per il prete Silvio (V, 6817) e forse l'epitaffio del vescovo vercellese Giustiniano (V, 6724), mentre studi successivi hanno proposto di aggiungere alla lista anche le iscrizioni per il vescovo Onorato (V, 6722) e per i preti Apro (V, 6727) e Marcellino (V, 6733). Il Bruzza osservava che le epigrafi dì questo gruppo presentano caratteristiche stilistiche comuni, tanto da far pensare che siano redatte dalla medesima mano, e che le poche databili con qualche attendibilità risalgano agli anni 520-528, dunque ad un periodo pienamente compatibile con la data supposta della morte di Flaviano. Poiché la tradizione associa questo vescovo alle importanti opere di restauro della basilica eusebiana di cui si è detto, fra le quali è segnalata anche la composizione di un'iscrizione metrica per l'abside, il Bruzza ipotizzava ancora che a F. andasse ascritta una generale risistemazione delle sepolture nella basilica, in occasione della quale sarebbe avvenuta la composizione delle epigrafi.
L'ipotesi di attribuzione del Bruzza ha avuto larga fortuna ed è in genere tuttora accettata, ma è ben lungi dall'essere dimostrata. Di recente J.-C. Picard ha osservato che in realtà non tutte le iscrizioni in questione provengono dalla basilica, e che molto incerta appare la datazione dell'unica epigrafe di cui ci sia pervenuto l'originale completo, quella per Eusebio, che potrebbe essere successiva all'inizio del sec. VII. Andrà osservato inoltre che le due lapidi per Eusebio e Gildone-Dalmazio sembrano poco compatibili sul piano paleografico, che l'epitaffio di F. non fa alcun cenno né ad un'attività poetica, né ad una restaurazione della basilica eusebiana, e che lo stile in cui è redatto questo epitaffio appare piuttosto distante da quello delle composizioni a F. attribuite, e ciò farebbe pensare che un maggior lasso di tempo sia intercorso fra l'uno e le altre. Nel complesso, la personalità di F. appare al momento assai poco definita e le ipotesi sulla sua attività poetica risultano basate su un quadro puramente indiziario.
Fonti e Bibl.: F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, coll. 762 s.; Corpus inscript. Latin., a cura di Th. Mommsen, V, 2, Berolini 1877, n. 6728; Carmina epigraphica, a cura di F. Bücheler - A. Riese, in Anthologia Latina, II, Lipsiae 1895, pp. 336 s. n. 709; Inscript. Latinae veteres, a cura di E. Diehl, Berlin 1961, pp. 202 s. n. 1053; L. Bruzza, Iscrizioni antiche vercellesi, Roma 1874, pp. CLXXXIII s., 257-261, 288-331, 340-345; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni. Il Piemonte, Torino 1899, pp. 404 s., 433 s.; E. Crovella, La chiesa eusebiana dalle origini alla fine del sec. VIII, Vercelli 1968, pp. 237-253; F. Bolgiani, La penetrazione del cristianesimo in Piemonte, in Atti del V Congresso naz. di archeol. cristiana, I, Roma 1982, p. 41 n. 9; S. Roda, Iscrizioni latine di Vercelli, Vercelli 1985, pp. 122-125; J.-C. Picard, Le souvenir des évéques, Roma 1988, pp. 291, 316-319, 513 s., 668 s.; Bibliotheca sanctorum, V, coll. 918 ss.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVII, col. 400.