GENNARO (Ianuarius), Santo
Vescovo di Benevento, venerato come principale patrono di Napoli.
La sua esistenza storica, la sua dignità episcopale, il suo martirio e la sepoltura in Napoli sono fuori di controversia, come risulta dalla lettera del prete Uranio del 432, sulla morte di S. Paolino di Nola (in Patrol. Lat., LIII, col. 861). La redazione della Passio S. Ianuarii contenuta negli Acta bononiensia non è anteriore al sec. VI, e contiene già elementi leggendarî; quella degli Acta vaticana è del sec. IX; e la vita greca attribuita al monaco Emanuele, pubblicata la prima volta da C. Falcone nel 1708, è ritenuta falsificazione moderna.
G., subito il martirio con sei compagni in Pozzuoli circa l'anno 305, ebbe sepoltura ivi presso, nell'agro Marciano, donde fu poi trasportato in Napoli, ove le catacombe di S. Gennaro conservano ancora segni indubbî della sua antichissima venerazione (pittura del sec. V con il nimbo, il monogramma di Cristo intorno alla testa, l'iscrizione Sancto martyri Ianuario). Nel sec. IX le sue reliquie furono trasportate a Benevento; e di là, più tardi, a Montevergine, donde tornarono a Napoli nel 1497. È universalmente famoso il miracolo del sangue di S. Gennaro che da secoli si ripete annualmente diciotto volte in ciascuna delle feste del santo e in altre circostanze (sabato precedente la prima domenica di maggio e otto giorni seguenti, 19 settembre e ottava, 16 dicembre).
La teca del sangue è rigorosamente custodita dalla curia arcivescovile e da una deputazione di dodici nobili napoletani. Le ampolle del sangue, perfettamente chiuse, sono fissate entro una teca circolare di metallo, chiusa anch'essa, sulle due facce piane, da forti cristalli. Secondo l'opinione più diffusa il prodigio consiste principalmente nella liquefazione del sangue, ordinariamente solido; ma in realtà i fenomeni, ripetutamente accertati, sono: che la sostanza contenuta nelle ampolle si scioglie a temperature molto differenti, con diversa durata di tempo e senza relazione con la temperatura esterna (esperienze N. Fergola del 1794 e 1795, P. Punzo, De Luca e Govi nel 1879); che la stessa sostanza varia di volume e di peso fino a raggiungere quasi il doppio, senza costante rapporto tra le variazioni dell'uno e dell'altro (esperienze G. Sperindeo del 1901, P. Silva del 1904). Detta sostanza fu sottoposta ad esame spettroscopico dallo Sperindeo, il 15 settembre 1902, alla presenza di testimoni. Si vide allora ripetutamente "comparire... nello spettro, dopo la linea D, la banda oscura caratteristica del sangue, seguita dall'altra nel verde, e tra le due una zona chiara" (Sperindeo). Le molteplici discussioni e polemiche sorte in varî tempi, le ipotesi (oltre 20) e i tentativi più diversi non sono riusciti finora a dare una spiegazione naturale soddisfacente del fenomeno; tanto meno si è riusciti a riprodurlo.
Contro il carattere miracoloso dei fenomeni accennati sono state recentemente proposte da parte di studiosi cattolici (C. Isenkrahe, H. Thurston), oltre alle ipotesi di eventuali effetti fototropici, igroscopici e psichici dovuti al passaggio della reliquia dall'ambiente oscuro e asciutto della nicchia alla cappella ricca di luce e insieme di vapor acqueo per la presenza della folla, ovvero all'influsso "di una intensa concentrazione delle concordi volontà di una numerosa assemblea di pii credenti"; anche le difficoltà desunte dal fatto della simultanea esistenza, nel territorio dell'antico regno di Napoli, di altre reliquie di sangui prodigiosi (quantunque con fenomeni più semplici e più rari), fra cui quelle di S. Giovanni Battista, di S. Stefano protomartire, di S. Pantaleone, di S. Patrizia, di S. Luigi Gonzaga, di S. Alfonso de' Liguori, ecc. A tali ipotesi e difficoltà, del resto non nuove, è stato risposto (G. B. Alfano e A. Amitrano) che esse non riescono a dare una spiegazione adeguata a molti dei fenomeni in questione.
Per la storia secolare del fenomeno sono da considerare tra le fonti più preziose i Diarî del Duomo e del Tesoro che dal 1659 registrano annualmente le notizie dei fenomeni osservati in ogni singola liquefazione.
Bibl.: Acta Sanctorum, settembre VI, Anversa 1756, pagina 761 segg.; Biblioth. hagiographica latina, Bruxelles 1898-99; P. Franchi de' Cavalieri, Note agiogr., fasc. 4, in Studi e testi, Roma 1912, n. 24; V. Postel, Le miracle de Saint Janvier, 2ª ed., Parigi 1864; N. Fergola, La teorica dei miracoli con metodo dimostrativo, Napoli 1848; E. Graham, The Mystery of Naples, St. Louis 1909; C. Isenkrahe, Das neapolitanische Blutwunder, Ratisbona 1912; P. Punzo, La teca di S. Gennaro, Napoli 1880; G. Sperindeo, Il miracolo di S. G., 3ª ed., Napoli 1908; L. Cavène, Le célèbre miracle de S. Janvier, Parigi 1909; P. Silva, Il miracolo di S. G., 4ª ediz., Roma 1916; H. Thurston, The Blood miracles of Naples, in Month, genn., febbraio, marzo 1927; G. B. Alfano e A. Amitrano, Il miracolo di S. G., Napoli 1924; id., Nuove polemiche sul miracolo di S. G., in La scuola cattolica, 1928, 2° sem., pp. 171-195.