Lorenzo, santo
Diacono di Roma, secondo la tradizione ecclesiastica (Breviarium Romanum, ad 10 Augusti) è considerato nativo di Huesca, in Spagna, e avrebbe sofferto il martirio a Roma ai tempi di Valeriano imperatore, nel 258 d.C.
La tradizione vuole che, essendogli stato imposto dal prefetto di Roma di consegnare il tesoro della Chiesa affidatogli da Sisto II, rispondesse che l'avrebbe consegnato nel giro di tre giorni. Allo scadere del terzo giorno, quanti gliene occorsero per raccogliere tutti i poveri e gl'infelici di cui era pastore, con essi si sarebbe presentato esclamando: " Ecco il tesoro della Chiesa del Cristo ! ".
Consegnato al carnefice perché confessasse dov'era stato nascosto il tesoro, fu straziato a colpi di frusta e di bastone e infine posto sopra una graticola e bruciato. La tradizione vuole ancora che il santo desse prova di così grande fermezza da chiedere al carnefice, nel mezzo dell'indicibile agonia, di essere girato sul fianco non ancora bruciato onde essere consumato nell'uno e nell'altro lato (cfr. Prudenzio Peristephanon Liber, II 401-409).
D. lo menziona, per bocca di Beatrice, nel cielo della Luna (cfr. Pd IV 83 Se fosse stato lor volere intero, come tenne Lorenzo in su la grada) come exemplum fortitudinis.