Marco, santo
Autore del secondo Vangelo che da lui prende il nome, è da considerarsi, al pari degli altri evangelisti, una delle ‛ auctoritates ' fondamentali in D. della tradizione scritturale (cfr. Matteo, e Vangelo anche per la definizione simbolica che s. Isidoro, ha, per primo e in generale, postulato per gli evangelisti, ulteriormente circoscritta per s. Marco in " Marcus, a solitudine exorsus, leonis figuram induit, et Christi regnum invictum potentiamque proclamat ", Patrol. Lat. V 117).
Benché impiegato e menzionato più raramente degli altri evangelisti, M. può servire come parametro per giudicare la conoscenza di prima mano dei Vangeli da parte di D. e, come dicevamo, per definirne meglio sia la forma mentis, sia la intentio, sia il modus tractandi.
A riprova varranno i passi in cui M. è nominato, e che noi discuteremo. Per la simbolica raffigurazione di M. e degli altri evangelisti in Pg XXIX 91-105, v. MATTEO.
In Cv IV XXII 14 E che noi domandiamo questa beatitudine per somma, e non altra, cioè quella de la vita attiva, n'ammaestra lo Vangelio di Marco, se bene quello volemo guardare. Dice Marco che Maria Maddalena e Maria Iacobi e Maria Salomè andaro per trovare lo Salvatore al monimento, e quello non trovano; ma trovaro uno giovane vestito di bianco che disse..., non soltanto apertamente si vede la conoscenza di prima mano di Marc. 16, 1-8 ma addirittura la necessità della scelta, dal momento che negli altri ‛ sinottici ' e nel Vangelo di s. Giovanni le tre donne o non appaiono (cfr. Matt. 28, 1-2), o sono nominate diversamente (cfr. Luc. 24, 9-10), o ridotte a una sola (cfr. Ioann. 20, 1-2). La ragione della scelta di M. contro quella degli altri evangelisti apparirà ben chiara considerandola attentamente alla luce del passo successivo (Cv IV XXII 14-18), dove, nel costruire infatti per analogia il simbolismo tipologico delle tre donne (che la tradizione esegetica scritturale ha variamente considerato " figurae Ecclesiae ") con le tre sette de la vita attiva D., impiegando la stessa formula verbale del passo di Cv II I 1-15 (Dico che... questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi) ove appunto offre gli exempla di esegesi quadrifaria mescidando volutamente ‛ scritture ' sacre e profane, e distinguendo le allegorie dei poeti da quelle dei teologi, rivela, ed è quello che più deve importarci, la padronanza della tecnica esegetica scritturale di cui offrirà serrata prova nella Monarchia, nelle epistole e nella Commedia e, al tempo stesso, il diverso teleologico impiego della stessa nel Convivio.
Gli autori impiegati per costruire questa analogia delle tre donne con le sette de ... li Epicurei, li Stoici e li Peripatetici sono il domenicano Ugo di Santo Caro, s. Isidoro e Uguccione da Pisa, autori canonici e accortamente elaborati.
Ugo di Santo Caro, dal quale (secondo Busnelli-Vandelli, ad l.) D. aveva tratto gli exempla dei ‛ sensi ' morale e anagogico del sistema quadrifario mescidato nel passo di Cv II I 1-15, già citato, nella sua Expositio al passo del Vangelo di M., aveva infatti scritto: " Mystice. Monumentum est Sacra Scriptura, in qua latebat olim Christus quasi mortuus et sepultus... Mulieres sunt scholares ad studium venientes, qui, videntes Scripturae difficultatem et obscuritatem, atque ingenii sui tenuitatem, dicunt: Quis revolvet nobis, idest ad nostram utilitatem, lapidem ab ostio monumenti, idest obscuritatem et difficultatem a Scriptura?... Et respicientes, idest iterum et iterum aspicientes, forma studendi... Per iuvenem sedentem in destris et coopertum stola candida significatur doctor vel praelatus ecclesiasticus... sedens ut doctor, ut iudex, ut rex... in destris, iudex et rector spiritualium... Iesum Nazarenum crucifixum: Actor. 14, 21: Per multas tribulationes nos oportet intrare in regnum Dei... Augustinus in 4 libro de Symbolo: Si amatur vita, quare non quaeritur vera?... Ecce locus... Sic est in multis claustris et in multis ecclesiis; sudarium et lintheamina, idest habitum exteriorem... et locum qualemcumque posses invenire, sed Iesum non reperies... Praecedet vos in Galilaeam... Mystice autem, in Galilaea Dominum videndum praedicit angelus, idest in patria post transmigrationem a mundo isto: Galilaea enim transmigratio vel revelatio interpretatur, quia illis qui transmigrant a vitiis ad virtutes se revelat Dominus ".
Il passo trascritto contiene gli elementi fondamentali che caratterizzano i tre sensi spirituali, quello allegorico rappresentato dalla doppia equazione del simbolismo allegorico (" Monumentum = Sacra Scriptura ") e tipologico (" Mulieres = scholares " o " iuvenem = doctor vel praelatus ecclesiasticus "), quello morale o tropologico dalla norma esemplare " ad studium venientes " e dal termine etico e teologico di ‛ utilitas ' (" idest ad nostram utilitatem "), quello anagogico dalla interpretatio del nome " Galilaea " (" in Galilaea Dominum videndum... idest in patria post transmigrationem a mundo isto; Galilaea enim transmigratio vel revelatio interpretatur "; nominum interpretatio che risale recta linea ai Vangeli e alle epistole di s. Paolo, ma che fu elevata a norma fondamentale da s. Isidoro: " Galilaea... quod gignat candidiores homines quam Palaestina " [Etym. XIV III 23] e consegnata alla tradizione medievale fino alle Derivationes di Uguccione, nel cui testo leggesi: " Gala, graece, latine dicitur lac... item gala, haec Galilaea, ae, idest regio Palestinae quia gignat candidiores homines quam alia regio Palestinae ").
Il sapiente impiego del ‛ sistema quadrifario ' (come altrove abbiamo proposto che lo si chiamasse) per costruire l'analogia (con l'accorta sostituzione, da parte di D., dell'equazione " Monumentum = Sacra Scriptura " con " monimento = mondo presente ", ricavata pur sempre dal testo di Ugo di Santo Caro " in patria post transmigrationem a mundo isto ", cioè dal ‛ senso ' anagogico, e quella dell'equazione " Mulieres = scholares " con " tre donne = tre sette... li Epicurei, li Stoici e li Peripatetici ") è da tener presente non solo quale ‛ clavis lecturae ' e ‛ intentio auctoris ' del Convivio da un lato e della Commedia dall'altro, ma anche e soprattutto per seguire da vicino le tappe a mano a mano raggiunte, e il ‛ furor dell'esercizio ' messo in opera da D. per meritarsi quella definizione di " theologus nullius dogmatis expers " di cui lo fregiò Giovanni del Virgilio.
A riprova servirà tutta la discussione sul significato typice, cioè " allegorice " (formula endiadica ricavata dal Quodlibetum VII delle Quaestiones dell'Aquinate - " allegorice vel typice "), quindi spirituale, nella ‛ questione ' dei duo gladii, che occupa tutto il capitolo IX del III trattato della Monarchia.
Nella questione i testi degli evangelisti, e quindi quello di M. Et hoc etiam contestatur Marcus, e Dicit etiam ipsum gladio percussisse ministri servum: quod etiam conscribunt omnes quatuor [evangelisti] e, ancora, Hanc suam [di Pietro] praesumptionem scribae Cristi testantur omnes (Mn III IX 10-16), sono impiegati per confutare l'interpretazione dei decretalisti con gli stessi testi e con l'impiego di tutti gli argomenti e gli strumenti dell'esegesi biblica, fondata, come si sa, sia sulla intentio Christi sia sul fundamentum del senso letterale.
In Fiore V 14 M. è citato insieme con gli altri evangelisti nell'esortazione di Amore ad Amante affinché non creda né Luca, né Matteo, / né Marco, né Giovanni, ma consideri solo lui, Amore, suo Dio.
Bibl. - Oltre che ai commenti più attenti e validi delle opere di D. (particolarmente quelli del Sapegno e del Grandgent per la Commedia, di Busnelli-Vandelli per il Convivio), per i problemi relativi alla teologia-politica, al sistema ‛ quadrifarius ', all'epistemologia dei ‛ sensi ' e ai simbolismi tipologici e allegorici: G.R. Sarolli, Prolegomena alla D.C., Firenze 1971.