METODIO, santo
, Nacque circa l'815, a Salonicco, da Leone, dignitario militare bizantino. Accuratamente educato, si dedicò alla carriera amministrativa e raggiunse il grado di arconte del distretto di Strimonia vicino a Salonicco. Ma, in seguito all'uccisione del suo protettore Theoktistos, si dimise dell'ufficio pubblico insieme col fratello Costantino (che prese poi il nome di Cirillo; v. cirillo di tessalonica), professore di filosofia all'università di Costantinopoli. Ambedue i fratelli si dedicarono allora alla vita contemplativa entrando nel monastero di monte Olimpo nell'Asia Minore. Quando però il nuovo patriarca Fozio, amico di Costantino, li conciliò al nuovo regime, l'imperatore Michele affidò nell'860 a tutt'e due i fratelli un'importante missione diplomatica, inviandoli presso i Chazari. Finita questa missione, M. fu nominato da Fozio egumeno del monastero di Porfyron. Quando poi nell'862 il principe moravo Rastislao domandò all'imperatore bizantino che gli mandasse missionarî pratici della lingua slava, il governo inviò i fratelli Costantino e Metodio. La loro missione aveva anche uno scopo politico: doveva cioè rinforzare l'unione politica fra Bisanzio e la Grande Moravia, contrapposta all'unione bulgaro-germanica.
I missionarî greci vennero in Moravia nell'863 e furono accolti con grande entusiasmo, poiché portavano anche la scrittura slava formata da Costantino. Ben presto cominciarono a tradurre la Sacra Scrittura in lingua slava, che fu introdotta anche nella liturgia. Ma non era possibile unire il territorio moravo, che apparteneva al patriarcato di Roma, al patriarcato di Costantinopoli: accettarono perciò con gioia l'invito del papa Niccolò I e si recarono a Roma, dove furono ricevuti dal successore di questo, Adriano II. Le credute reliquie di S. Clemente, portate da Kherson (Crimea), procurarono loro grande popolarità a Roma. Poiché allora la curia papale progettava di portare tutta l'Illiria sotto la propria giurisdizione, per paura che i missionarî moravi non si volgessero verso Bisanzio, il papa si mostrò molto benevolo con i due fratelli e approvò la liturgia slava secondo il rito romano, come essi l'avevano introdotta in Moravia. Costantino morì a Roma nell'869. Il papa concepì frattanto un grande progetto, cioè di sottomettere direttamente a Roma tutta la Pannonia, governata dal principe slavo Kocel e sottomessa ecclesiasticamente e politicamente alla Germania. Inviò perciò M., che poco prima era stato consacrato prete, in Pannonia e nella Moravia per trattare con i principi del luogo l'esecuzione del progetto. Finite le trattative, M. tornò a Roma, dove trovò il papa costernato per la notizia che i Bulgari s'erano uniti al patriarcato bizantino. Perciò sorse un nuovo progetto, cioè di rinnovare l'antica diocesi di Sirmia e di aggiungere a questa tutta la Pannonia insieme con la Moravia. Si voleva con ciò non solo togliere la Pannonia ai Germani, ma anche agire con forte attrazione sui Bulgari per mezzo di questa nuova formazione ecclesiastica a liturgia slava.
Questo progetto temerario del papa incontrò l'avversione dei Germani, i quali fecero un colpo di stato in Moravia e imprigionarono Metodio, nominato dal papa arcivescovo e legato. Soltanto nell'873 papa Giovanni VIII liberò M. e confermò in seguito la diocesi di Sirmia, vietando però di servirsi della liturgia slava (più tardi revocò questa proibizione). Il clero tedesco in Moravia seguitava però a combattere M. che fu accusato, a torto, perfino di eresia. Le più grandi difficoltà gli erano procurate dal suo suffraganeo Wiching, vescovo di Nitra. Queste difficoltà, nonché la circostanza che nella parte meridionale della sua diocesi i suoi interessi s'incrociavano con quelli del patriarcato bizantino, costrinsero M. a recarsi a Costantinopoli (circa l'882), dove fu ricevuto gentilmente sia dall'imperatore Michele sia dal patriarca Fozio. Tornato in Moravia, continuò la sua attività e finì la traduzione della Sacra Scrittura, incominciata dal fratello. Morì il 6 gennaio 885. È venerato come santo tanto dalla Chiesa romana quanto da quella ortodossa.
Dopo la sua morte, l'amministrazione della diocesi fu assunta da Wiching, il quale seppe avvincere a sé il principe di Moravia Svatopluk, scacciò i discepoli di M. e riuscì perfino a indurre il papa Stefano V a vietare la liturgia slava e a rifiutare la conferma apostolica al designato successore di M., Gorazd. La liturgia slava fu però accettata in Bulgaria, dov'era stata introdotta dagli espulsi discepoli di M., e di là si diffuse fra tutti gli ortodossi slavi. E così accadde che l'opera di M. e Costantino, la quale doveva unire gli Slavi a Roma, finì per diventare il mezzo per cui la maggior parte degli Slavi fu legata alla sfera culturale di Bisanzio.
Bibl.: A. Lapôtre, L'Église et le Saint Siège à l'époque carolingienne, Parigi 1895; H. v. Schubert, Die sogenannten Slavenapostel Constantin und Methodius, Heidelberg 1916; F. Dovrník, Les Slaves, Byzance et Rome au IXe siècle, Parigi 1926; id., Les Légendes de Constantin et de Méthode vues de Byzance, Praga 1933 (con le traduzioni delle leggende paleoslave su Cirillo e Metodio, e con una ricca bibliografia). Cfr. anche F. Dümmler, GEschichte des ostfränkischen Reiches, Lipsia 1887-88.