ROCCO, santo
, Quanto diffuso è il culto di questo santo, altrettanto incerta ne è la storia. Comunemente, gli è assegnata come patria la città di Montpellier, e lo si fa morire nel 1327, all'età di 32 anni. Venuto in Italia nel 1315, compì prodigi di carità durante le epidemie di peste. Altri dànno un'altra cronologia: nascita nel 1328; pellegrinaggio in Italia durante la peste del 1348; morte dopo il 1360. Il culto, soprattutto in Italia e in Fiandra, apparisce sulla fine del sec. XIV; durante il Rinascimento ebbe larghissima diffusione, specialmente nelle campagne, né si può spiegare soltanto col fatto della peste frequente contro cui il santo era protettore. Chiese e confraternite innumerevoli sono sotto il suo nome. La sua traslazione a Venezia non è provata storicamente. La sua festa ricorre il 16 agosto. È patrono degli ospizî, dei malati, prigionieri, pellegrini, e soprattutto degli appestati.
Le sue immagini sono rare prima del 1485 quando i Veneziani, che per il loro commercio con l'Oriente erano assai esposti alle epidemie, desiderarono di possedere le reliquie di S. Rocco e, secondo una tradizione, le rubarono. Più tardi essi costruirono la magnifica scuola, per riporvi, sembra, i resti del santo, e ciò diede largo impulso al suo culto in Italia, sì che nella prima metà del sec. XVI in tutte le città e fin nei villaggi sorsero chiese e cappelle in suo onore. Rappresentato giovane, somigliante all'apostolo Giacomo protettore dei viandanti, con piccola barba, sempre in costume da pellegrino, una conchiglia sul cappello o sul petto, fiasca, bordone, borsa, è in atto d'indicare la piaga dell'inguine, accompagnato dal cane che spesso reca un pane in bocca. Si diceva che fosse nato con una crocetta segnata sul petto, e questa qualche volta si vede rappresentata, come pure le due chiavi incrociate cucite sulla pellegrina, simbolo dei romei. Spessissimo è in compagnia di S. Sebastiano, di S. Antonio Abate, dei Ss. Cosma e Damiano e di altri patroni di malati e di medici. I cicli leggendarî sono rari: accenniamo a quello della chiesa di S. Rocco in Borgo di Valsugana, del 1505; di Volano (Trento) del 1525; della Scuola di S. Rocco in Venezia, del Tintoretto, dove si vede anche la sua leggenda in intagli in legno del Marchiori (1720).
Bibl.: Acta Sanctorum, agosto, III, coll. 380-415; Bibliotheca hagiographica latina, II, Bruxelles 1900-1901, pp. 1055-1056 (nn. 7273-7280); Bruder, Die Verehrung d. bl. Rochus, in Theol. prakt. Quartalschr., LXI (1908), p. 795 segg.; K. Künstle, Ikonographie d. Heiligen, Friburgo 1926.