SISTO I, santo
Eusebio di Cesarea assegna al suo episcopato la durata di dieci anni, dal 119 fino al 128 (Historia ecclesiastica IV, 4; 5, 5; Chronicon, ad aa. 119, 128). Lo stesso Eusebio riporta la testimonianza di Ireneo di Lione in una lettera a papa Vittore sulla questione della Pasqua (Historia ecclesiastica V, 24, 14), secondo cui S. (ΞύστοϚ, Xystus, Sixtus, Syxtus) era tra i predecessori di Vittore che, pur non celebrando la Pasqua cristiana secondo il calendario giudaico alla data del 14 del mese di nis¯an, non avrebbe imposto l'uso della Chiesa romana a quanti si comportavano secondo quella tradizione, mantenendo con essi la pace. Il Catalogo Liberiano attribuisce a S. un episcopato di dieci anni, tre mesi e ventun giorni, dal 117 al 126. Il Liber pontificalis, nr. 8, che omette il riferimento alla data di inizio dell'episcopato di S., riporta la stessa data per l'anno finale, parlando di un episcopato di dieci anni, due mesi e un giorno. Come questi ultimi dati, non sono accertabili nemmeno gli altri riferiti dal Liber pontificalis, secondo il quale S. sarebbe stato romano, figlio di Pastore, della regio della via Lata, sarebbe morto martire, avrebbe consacrato in tre ordinazioni undici presbiteri, quattro diaconi e quattro vescovi, sarebbe stato sepolto nel cimitero vaticano presso s. Pietro il 3 aprile, e la sua morte sarebbe stata seguita da due mesi di sede vacante. Lo stesso vale per alcune disposizioni di carattere liturgico e disciplinare che il Liber pontificalis attribuisce a Sisto. La prima riguarda l'uso dei vasi sacri (ministeria sacrata), riservato ai soli ministri del culto. La seconda prescrive che ogni vescovo convocato a Roma di ritorno alla propria sede non possa essere accolto se privo di una lettera di saluto della Sede apostolica, secondo il modello della formata. Le formatae erano lettere con cui un superiore ecclesiastico raccomandava un membro del clero ad altre autorità ecclesiastiche che non lo conoscevano, particolarmente in uso in occasione dell'ordinazione di nuovi vescovi: circostanza che non si addice a un vescovo già insediato per essere convocato dalla Sede apostolica. La disposizione attribuita a S. è desunta dal canone III di quelli della raccolta di un ipotetico concilio di papa Silvestro e di duecentosettantacinque vescovi, contenuti in uno degli apocrifi stesi nel corso della controversia laurenziana, all'epoca di papa Simmaco, e che oggi si ritiene una falsificazione di parte laurenziana: il canone in questione era inteso a garantire, con questo provvedimento, la comunione di ogni vescovo con la Sede romana. La terza disposizione attribuita a S. è quella relativa alla introduzione del canto del Sanctus da parte del popolo durante la liturgia della messa dopo l'intonazione del celebrante: non è accertato che l'introduzione del Sanctus nella messa romana, come in quella di altre liturgie, possa risalire già all'epoca di S., ma è probabile che la disposizione liturgica, pur di dubbia storicità, si intenda riferita alla sola partecipazione del popolo al canto dell'inno. È verosimile che sia S. il vescovo proveniente dall'Oriente cui nel finale della Passio di Alessandro, Evenzio e Teodolo si rivolge Severina, moglie di Aureliano, perché assegni un vescovo per la celebrazione della messa presso il sepolcro dei tre martiri: in tal caso la provenienza orientale di S. contraddice la notizia del Liber pontificalis sulla sua origine romana. Secondo un racconto di traslazione risalente forse alla metà del sec. XIV, l'antipapa Anacleto II avrebbe concesso il corpo di S. a Rainolfo, conte di Alife, che lo avrebbe fatto trasportare ad Alatri l'11 gennaio 1132. L'evento verrebbe confermato in documenti reperiti durante una ricognizione delle reliquie fatta nella cattedrale di Alatri nel 1584, attestanti la presenza del corpo di S. in un altare a lui dedicato alla data dell'11 maggio 1156. Il culto di S. ad Alatri continua in epoca contemporanea, nella ricorrenza della traslazione e il mercoledì dopo Pasqua. Il nome di S. è compreso nella lista di vescovi di Roma alla data del 23 dicembre nel Martyrologium Hieronymianum, ma la sua commemorazione vi compare alla data del 6 aprile, salvo che nel ms. Bernensis 289 (fine del sec. VIII), dove è registrata alla data del 3 aprile, corrispondente a quella della depositio nel Liber pontificalis. La data del 6 aprile è ripresa nei martirologi storici medievali a partire da quello dell'Anonimo lionese, degli inizi del sec. IX, e quindi nel Martyrologium Romanum. In questo però, nell'edizione del 1922, è stata ripristinata la data del 3 aprile. Due decretali pseudoisidoriane figurano sotto il nome di Sisto. Fonti e Bibl.: Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica IV, 4; 5, 5; V, 24, 14, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1903 (Die Griechischen Christli-chen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 1), pp. 304, 306, 494-95; Id., Chronicon, ad aa. 119, 128, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), pp. 198-99; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 54-5, 56-7, 128; Catalogo Liberiano, ibid., pp. 2-3; Passio sancti Alexandri 4, 20, in Acta Sanctorum [...], Maii, I, Antverpiae 1680, p. 375; H. Delehaye, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianum [...], in Acta Sanctorum Novembris [...], II, pars posterior, Bruxellis 1931, pp. 172-73 (3 aprile), 176-77 (6 aprile), 662-63 (23 dicembre); Martyrologium Romanum [...] scholiis historicis instructum, in Propylaeum ad Acta Sanctorum Decembris, ivi 1940, p. 127; Édition pratique des Martyrologes de Bède, de l'Anonyme Lyonnais et de Florus, a cura di J. Dubois-G. Renaud, Paris 1976, p. 59. Fonti agiografiche: Bibliotheca Hagiographica Latina [...], I-II, Bruxellis 1898-1901: II, nr. 7800; ibid., Novum Supplementum, a cura di H. Fros, ivi 1986, p. 794. Il racconto della traslazione (Bibliotheca Hagiographica Latina [...], II, nr. 7800) è pubblicato in Acta Sanctorum [...], Aprilis, I, Antverpiae 1675, pp. 906-08; cfr. ibid., pp. 534-35; Acta Sanctorum [...], Maii, VII, Antverpiae 1688, pp. 36-7 (in appendice). Decretali attribuite a S. in P. Hinschius, Decretales pseudo-Isidorianae et Capitula Angilramni […], Lipsiae 1863, pp. 105-9. Studi: Ecclesiastica Historia [...] per aliquot studiosos et pios viros in urbe Magdeburgica, Centuria II, Caput X, Basileae 1562, coll. 211-12; C. Baronio, Annales ecclesiastici, II, Romae 1590, pp. 79, 95-8; Acta Sanctorum [...], Aprilis, I, Antverpiae 1675, pp. 533-35; [L.-S.] Lenain de Tillemont, Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles, t. II, Venise 1732, pp. 240-41, 593-95; L. De Persis, Del pontificato di S. Sisto I papa e martire, della traslazione delle sue reliquie da Roma ad Alatri e del culto che vi ricevettero dal secolo XII a' giorni nostri, Alatri 1884; A. Marini, Cenni storici popolari sopra s. Sisto I papa e martire, ed il suo culto in Alatri, Foligno 1884; O. Iozzi, Il corpo di S. Sisto I papa e martire, rivendicato alla Basilica vaticana, Roma 1900; I. da Alatri, Alatri e il suo celeste patrono S. Sisto I papa e martire, Veroli 1932; M. d'Alatri, Il papa San Sisto I tra storia e leggenda, Alatri 1976; G. Capone, Il settimo papa: S. Sisto I nella storia del suo tempo, ivi 1984; E. Wirbelauer, Zwei Päpste in Rom. Der Konflikt zwischen Laurentius und Symmachus (498-514), München 1993, pp. 96-9, 324-26. A Dictionary of Christian Biography, IV, London 1887, s.v., pp. 705-06; Dictionnaire de théologie catholique, XIV, 2, Paris 1941, s.v., coll. 2193-94; Vies des Saints et des Bienheureux, IV, ivi 1946, s.v., pp. 63-4; E.C., XI, s.v., coll. 777-78; Lexikon für Theologie und Kirche, IX, Freiburg 1964², s.v., col. 378; New Catholic Encyclopaedia, XIII, Washington 1967, s.v., p. 271; M. d'Alatri, Sisto I, in B.S., XI, coll. 1254-56; Lexikon der christlichen Ikonographie, VIII, Rom 1976, s.v., col. 378; Biographisch-bibliographisches Kirchenlexikon, X, Herzberg 1995, s.v., coll. 575-77; Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico, I, Cinisello Balsamo 1998, s.v., pp. 1810-11.