SOTERO, santo
Secondo Eusebio di Cesarea, S. succedette ad Aniceto nel 168 e tenne l'episcopato fino al 177 (Historia ecclesiastica IV, 19; 22, 3; 30, 3; V, prologo, 1; Chronicon, ad aa. 168, 177). Eusebio ricorda una lettera ai Romani di Dionigi, vescovo di Corinto (Historia ecclesiastica IV, 23, 9-12), da cui risulta che S. aveva indirizzato una lettera alla Chiesa di Corinto: questa era stata letta durante una celebrazione domenicale e nelle intenzioni di Dionigi sarebbe stata conservata per essere letta come un avvertimento al pari della lettera di Clemente ai Corinzi (ibid. IV, 23, 11). La lettera di S. ai Corinzi non è, come pure si è pensato, la cosiddetta II Clementis, indebitamente considerata opera di Clemente I, e che non ha nulla del genere epistolare. Dal primo frammento della lettera di Dionigi a S. si è informati che la Chiesa di Roma aveva inviato aiuti ai Corinzi, in particolare per i poveri e per i cristiani mandati ai lavori forzati (ibid. IV, 23, 10). In base a un altro frammento di questa lettera (ibid. IV, 23, 12), in cui Dionigi lamenta che alcuni hanno manipolato il testo di una sua precedente lettera, P. Nautin ricostruisce la vicenda supponendo che il vescovo Palmas di Amastris avesse inviato a S. la lettera scritta da Dionigi alla Chiesa di Amastris e alle Chiese del Ponto, in cui Dionigi si pronunciava sul matrimonio e sulla continenza, esortando ad accogliere chiunque si convertisse da qualunque errore, fosse solo di negligenza o di eresia (ibid. IV, 23, 6). L'intervento di S. a Corinto, forse sollecitato da una richiesta di aiuto, avrebbe fornito a quest'ultimo l'occasione di manifestare il suo dissenso sulle opinioni espresse da Dionigi nella lettera alle Chiese di Amastris e del Ponto, e ciò spiegherebbe le precisazioni di Dionigi. Da un altro frammento della stessa lettera (ibid. II, 25, 8) si ricava che Dionigi rivendicava nei confronti di S. l'autonomia della Chiesa di Corinto, che poteva rifarsi quanto quella di Roma all'autorità di Pietro e Paolo. Eusebio cita anche il passo di una lettera di Ireneo di Lione a papa Vittore, in cui Ireneo ricordava al vescovo di Roma, suo contemporaneo, che i predecessori di S., da Sisto I ad Aniceto, non avevano imposto gli usi liturgici della Chiesa di Roma e delle altre Chiese a quelle di Asia, che celebravano la Pasqua il 14 di nis¯an secondo il calendario giudaico (ibid. V, 24, 14), e avevano mantenuto con esse la pace. Non è chiaro se da tanto si può inferire che con S. la posizione del vescovo di Roma sulla questione quartodecimana sia cambiata rispetto a quella dei suoi predecessori. Di fatto Ireneo nella lettera in questione non fa nemmeno il nome di Eleuterio, successore di S. e predecessore di Vittore: di quest'ultimo è nota la posizione intransigente sulla questione della Pasqua. Secondo l'interpretazione di K. Holl, poi ripresa da M. Richard, dal passo della lettera di Ireneo citata da Eusebio si ricaverebbe che a Roma la festa della Pasqua si sarebbe cominciata a celebrare sotto S.; l'interpretazione tradizionale, sostenuta più di recente da Chr. Mohrmann, è quella secondo cui nel frammento di Ireneo l'espressione τηρεῖν ("osservare"), con cui si esprime la tradizione liturgica delle Chiese d'Asia, non indicherebbe la celebrazione della Pasqua in quanto tale, ma precisamente la sua celebrazione secondo l'uso quartodecimano, cioè nel quattordicesimo giorno del mese lunare primaverile di nis¯an: per cui a proposito della Chiesa di Roma e delle altre Chiese l'espressione "οὐ/μὴ τηρεῖν" non indicherebbe l'assenza della celebrazione pasquale, ma un diverso tipo di osservanza della Pasqua, quella cioè in un giorno fisso della settimana, la domenica, anziché a una data precisa corrispondente al 14 di nis¯an. Non hanno riscontri le notizie che si leggono nel Praedestinatus, attribuito ad Arnobio il Giovane, in cui si afferma che S., come Apollonio vescovo di Efeso, scrisse un libro contro i montanisti che suscitò una risposta di Tertulliano, e che S. condannò i tertullianisti: quest'ultimo dato si esclude per ragioni cronologiche, in quanto Tertulliano fondò la sua Chiesa negli ultimi anni della sua vita, vari decenni dopo l'epoca in cui le fonti pongono l'episcopato di Sotero. Il Catalogo Liberiano, in una notizia lacunosa, pone il pontificato di S. dal 162 al 170, ma dopo quello di Pio I, in quanto in esso si trova invertita la successione Pio I-Aniceto, attestata dalla maggior parte delle liste episcopali e considerata più verosimile. Lo stesso posto dopo Pio I, e un episcopato della durata di nove anni, sei mesi e ventuno giorni, si legge nella prima redazione del Liber pontificalis come è stata ricostruita dal Duchesne sulla base dei compendi feliciano e cononiano, mentre nella seconda redazione, con la stessa durata dell'episcopato di S. e le stesse date di accesso e di morte, è ristabilita la serie Pio I-Aniceto-Sotero. Alla cronologia dell'episcopato di S. il Liber pontificalis aggiunge altre notizie della cui storicità si può dubitare in mancanza di altri riscontri e conoscendo il modo fantasioso con cui esso si esprime per i primi vescovi di Roma: S. sarebbe stato campano, di Fondi, suo padre si sarebbe chiamato Concordio; avrebbe disposto che nessun "monachus" toccasse la tovaglia d'altare (o il corporale: "sacratam pallam") o procedesse alle incensazioni in chiesa; avrebbe ordinato diciotto presbiteri, nove diaconi e undici vescovi, sarebbe stato sepolto il 22 aprile "in cymiterio Calisti, via Appia" (nella prima redazione: "iuxta corpus beati Petri", cioè nel cimitero vaticano), e alla sua morte sarebbe seguito un periodo di sede vacante di ventuno giorni. Le restrizioni alle funzioni liturgiche del "monachus" rappresentano una situazione propria dell'epoca di composizione del Liber pontificalis: al tempo di S. non esistevano monaci, e l'uso dell'incenso in chiesa è sicuramente più tardivo. Quanto al luogo della sepoltura di S. è preferibile la lezione della prima redazione del Liber pontificalis, poiché all'epoca di S. il cimitero di Callisto ancora non esisteva. Sono attribuite a S. due delle decretali pseudoisidoriane. La commemorazione di S. compare per la prima volta nel Martyrologium di Adone alla data del 21 aprile, ma nel Martyrologium Romanum è spostata al 22 aprile. Essa è stata espunta dal Calendarium Romanum del 1969, in quanto non risulta che S. sia stato martire, e si ignora il giorno della sua morte. Fonti e Bibl.: Ireneo di Lione, Adversus haereses III, 3, 3, a cura di A. Rousseau-L. Doutreleau, Paris 1974 (Sources Chrétiennes, 211), pp. 36-8; Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica II, 25, 8; IV, 19; 22, 2-3; 23, 6, 9-12; 30, 3; V, prologo, 1; 24, 14, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1903 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 1), pp. 178, 364-66, 368-70, 374-76, 376-78, 400, 494-96; Id., Chronicon, ad aa. 168, 177, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), pp. 205, 207; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 58-9, 35; Catalogo Liberiano, ibid., pp. 4-5; Arnobio il Giovane [?], Praedestinatus I, 26, 86, in P.L., LIII, coll. 596, 616-17; J. Dubois-G. Renaud, Le Martyrologe d'Adon. Ses deux familles. Ses trois recensions. Texte et commentaire, Paris 1984, p. 130; Martyrologium Romanum [...] scholiis historicis instructum, in Propylaeum ad Acta Sanctorum Decembris, Bruxellis 1940, p. 150; Calendarium Romanum ex decreto sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, In Civitate Vaticana 1969, p. 120. Fonti agiografiche: cfr. Bibliotheca Hagiographica Latina [...], II, Bruxellis 1900-01, p. 1132. Decretali attribuite a S.: cfr. P. Hinschius, Decretales pseudo-Isidorianae et Capitula Angilramni […], Lipsiae 1863, pp. 122-25. Studi: Ecclesiastica Historia [..] per aliquot studiosos et pios viros in urbe Magdeburgica, Centuria II, Caput X, Basileae 1562, col. 214; C. Baronio, Annales ecclesiastici, II, Romae 1590, pp. 182-83, 216-17; Acta Sanctorum [...], Aprilis, III, Antverpiae 1675, pp. 5-7; [L.-S.] Lenain de Tillemont, Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles, t. II, Venise 1732, pp. 459-61, 677; K. Holl, Gesammelte Aufsätze für Kirchengeschichte, Tübingen 1928, pp. 204-24; P. Nautin, Lettres et écrivains chrétiens des IIe et IIIe siècles, Paris 1961, pp. 13-31; M. Richard, La question pascale au IIe siècle, "L'Orient Syrien", 6, 1961, pp. 179-212; Chr. Mohrmann, Le conflit pascal au IIe siècle, "Vigiliae Christianae", 16, 1962, pp. 154-71; P. Lampe, Die stadtrömischen Christen in den ersten beiden Jahrhunderten, Tübingen 1989², pp. 338-43. A Dictionary of Christian Biography, IV, London 1887, s.v., pp. 721-22; Dictionnaire de théologie catholique, XIV, 2, Paris 1941, s.v., coll. 2422-23; Vies des Saints et des Bienheureux, IV, ivi 1946, s.v., pp. 557-58; E.C., XI, s.v., coll. 1001-02; Lexikon für Theologie und Kirche, IX, Freiburg 1964², s.v., coll. 893-94; New Catholic Encyclopaedia, XIII, Washington 1967, s.v., p. 444; A. Amore, Sotere, in B.S., XI, coll. 1327-28; Lexikon der christlichen Ikonographie, VIII, Rom 1976, s.v., col. 386; Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico, III, Cinisello Balsamo 1998, s.v., p. 1815.