URBANO I, santo
I soli dati storici sicuri relativi a U. si riducono a quanto attesta Eusebio nell'Historia ecclesiastica: successe a Callisto nel 222, e fu a capo della Chiesa di Roma fino al 230, per circa otto anni. Il Catalogo Liberiano fornisce invece le date consolari 223-230 e parla di quasi nove anni di pontificato (così Eusebio nel Chronicon, che lo fa durare però erroneamente dal 224 al 235). Che fosse romano, figlio di un Ponziano, lo si ricava dal Liber pontificalis, la cui biografia è però dubbia: il testo dice infatti che U. fu papa per cinque anni e che fu confessore al tempo di Diocleziano, riferendo inoltre notizie leggendarie. Nulla si sa del suo pontificato (durante il quale proseguì lo scisma di Ippolito), ma è presumibile che abbia tratto beneficio dal clima di tolleranza che si crede instaurato da Alessandro Severo. Non ha probabilmente fondamento, comunque, la notizia del Liber secondo cui avrebbe introdotto l'uso dei vasi sacri e delle patene in argento (che Zefirino aveva voluto di vetro), il cui numero di venticinque è fatto corrispondere a quello dei tituli presbiterali di Roma. Fin dal V secolo il profilo storico di U. è stato profondamente alterato da una tradizione agiografica formatasi, come sembra, a seguito di una confusione prodottasi tra il papa e un suo omonimo romano, confessore (probabilmente al tempo della persecuzione di Decio), ricordato più volte nell'epistolario di Cipriano e nell'Historia ecclesiastica di Eusebio. Tale confusione risulta già avvenuta nella leggendaria Passio sanctae Caeciliae, ove U. compare accanto ai protagonisti della storia della santa con la qualifica di confessor. A dipendenza dalla leggenda ceciliana (forse conosciuta in una versione diversa da quella attualmente nota, ciò che spiegherebbe alcune incongruenze) è dovuta l'attribuzione al pontefice nel Liber pontificalis della medesima qualifica, nonché del merito della conversione di Valeriano "sposo di santa Cecilia". Intendono completare il racconto della Passio i tardi Acta di U. (forse del IX secolo), che fanno del papa senz'altro un martire. Nella biografia di U. riportata dal Liber pontificalis il pontefice risulta morto il 19 maggio e sepolto nel cimitero di Pretestato sulla via Appia. Altre fonti scritte riferiscono il medesimo luogo di sepoltura: l'itinerario Notitia ecclesiarum ("intrabis in speluncam magnam et invenies sanctum Urbanum episcopum et confessorem") e lo stesso Liber pontificalis alla biografia di Adriano I, ricordando i restauri del pontefice a Pretestato. Sulla base di questi documenti G.B. de Rossi e F. Tolotti hanno cercato di individuare, nell'area della galleria detta "spelunca magna" della catacomba di Pretestato, il sepolcro del pontefice. Sulla scorta di una prima ipotesi del de Rossi, Tolotti localizza la tomba di U. in un vasto ambiente quadrato della "spelunca" (Ax), che, per una suggestiva coincidenza, corrisponde al luogo in cui U. fu sepolto secondo la descrizione riportata dagli Acta del martire ("ingens antrum quadratum et firmissimae fabricae, marmoreis tabulis omni ex parte conglutinas [Marmenia] contexit parietem"). L'identificazione del sepolcro del pontefice nel cubicolo Ax resta tuttavia ancora problematica, in considerazione del fatto che nell'ambiente sono assenti quegli elementi strutturali normalmente legati alla monumentalizzazione e, soprattutto, al culto di una tomba venerata. La presenza della tomba di U. nel cimitero di Pretestato è d'altra parte negata da L. Duchesne nell'edizione del Liber pontificalis (I, p. 143), il quale ritiene che il papa sia stato confuso con un santo omonimo di quel cimitero. La tesi di Duchesne si fonda essenzialmente sul rinvenimento di un epitaffio sepolcrale che cita un "vescovo Urbano" nella cripta dei papi della catacomba di Callisto (Inscriptiones Christianae urbis Romae, nr. 10664) e sulla presenza del nome di U. nella lista di vescovi sepolti nello stesso ambiente iscritta su una lastra marmorea commissionata dal pontefice Sisto III (ibid., nr. 9516). Tuttavia l'epitaffio era stato già riferito da G. Wilpert non a U. romano, ma ad un vescovo straniero e alla stessa conclusione era giunto G.B. de Rossi che, ordinando la lista dei nomi dei pontefici, aveva riscontrato nell'elenco una successione dei vescovi stranieri a quelli romani, sistemando Urbanus nel secondo gruppo. È da rilevare infine che il nome di U. non compare nella Depositio episcoporum contenuta nel Cronografo del 354 e che nel Martyrologium Hieronymianum alla data del 19 maggio (quella cioè indicata nel Liber pontificalis come il "dies natalis" del pontefice) il luogo di sepoltura di un U. (senza ulteriore specificazione) risulta essere il cimitero di Callisto, mentre alla data del 25 maggio un U. vescovo è venerato nella catacomba di Pretestato. Del tutto leggendaria è la notizia del Martyrologium Romanum, che, a seguito dei martirologi storici medievali, ricorda al 25 maggio il "dies natalis" di U. papa e martire, autore della conversione di Valeriano, decapitato durante la persecuzione di Alessandro Severo. L'incertezza circa la reale identità di U. non consente di appurare se davvero siano appartenute al papa le reliquie che Pasquale I fece traslare nella chiesa di S. Cecilia in Trastevere, prendendole, come sembra, dal cimitero di Pretestato, parte delle quali fu poi donata da Niccolò I ai messi di Carlo il Calvo, che nell'862 le portarono ad Auxerre. Per effetto di una ulteriore confusione con un omonimo vescovo di Langres (V secolo), al quale una leggendaria Vita del X secolo attribuisce il potere di far piovere e quindi la fecondità delle vigne, U. è considerato, in area francese e tedesca, il patrono delle vigne e dei vignaioli, culto al quale sono dovute rappresentazioni del pontefice con l'attributo del grappolo d'uva, assente nell'iconografia italiana. È apocrifa l'epistola riportata a suo nome compresa nella collezione delle false decretali pseudoisidoriane. Il Calendarium Romanum ne celebra la memoria il 25 maggio. 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