VARNI, Santo
– Nacque a Genova il 1° novembre 1807 da Domenico e da Angiola Calleri (Belgrano, 1885, p. 56).
Di umili origini, si formò come garzone presso un argentiere e presso Angelo Olivari, scultore in legno. Dal 1821 allievo in Accademia Ligustica, prima di Bartolomeo Carrea e poi di Giuseppe Gaggini, si affermò alle esposizioni da essa promosse, lavorando sotto la direzione del secondo, che dal 1829 lo coinvolse nella realizzazione del Trionfo di Marcello. Omaggio in gesso a Marcello Durazzo e concluso nel 1835, suscitò l’ammirazione di Bertel Thorvaldsen (Olcese Spingardi, 2016, p. 270); di recente se ne sono rinvenuti frammenti, di gusto neoclassico (Sommariva, 2004, pp. 200-203; Id., 2005). Ancora con Gaggini e la regia di Pelagio Palagi eseguì bassorilievi ispirati a Cristoforo Colombo per la distrutta palazzina Faraggiana (1840 circa), sul cui sito è oggi la Biblioteca universitaria di Genova; i quattro recuperati negli ultimi restauri, pur con incertezze, rivelano l’adesione a un tema romantico, cui più tardi Varni dedicò la Pietà e otto Fame (non realizzate), per il monumento genovese a Colombo (1846-62: Sborgi, 1983-1985).
Dal 1835 al 1837 a Firenze, presso Lorenzo Bartolini, continuò a inviare opere alla Ligustica, come la Madonna con il Bambino (1836), realizzata per Giovanni Carlo Serra all’Annunziata del Vastato (Cavelli, 2005; per le fonti quattrocentesche: Santo Varni, 2018, pp. 26 ss.).
Dal novembre del 1837 sostituì Gaggini, chiamato a Torino da Carlo Alberto, nell’insegnamento di scultura alla Ligustica, che il 12 febbraio lo aveva nominato accademico di merito; dal 1842 fu direttore titolare della scuola (Staglieno, 1862-1867).
Dal 1839 iniziò una serie di opere funerarie, dedicate a esponenti di famiglie illustri nella chiesa genovese della Ss. Concezione (delle oltre venti ricordate da Belgrano, 1885, p. 61, ne restano quattordici: Cavelli, 1984, pp. 69-73 (nn. 48-56), 74-84; Santo Varni, 1985). Tombe coeve sono nella genovese Nostra Signora del Monte, a Manchester e ad Asti.
Al 1842 risalgono i bassorilievi della sala da ballo nel Palazzo Reale genovese (Leoncini, 2012). Nell’ambito di un progetto di Michele Canzio, l’incarico fu però condotto in piena libertà operativa, come rivelano i disegni (Santo Varni, 2011, pp. 18-23); vi convergono riferimenti a Gaggini (opere di palazzo Tursi, in rapporto con l’antico e con Antonio Canova) e più aggiornati stimoli, derivati da Bartolini, tramite il quale Varni guardò pure gli andamenti lineari astraenti di John Flaxman (p. 23), presenti in altre opere coeve.
Essi gli valsero il titolo di scultore onorario di Sua Maestà; per Carlo Alberto realizzò anche Guglielmo Embriaco e Fabrizio del Carretto, erme per l’Armeria reale di Torino; nell’ottobre del 1849 gli fu poi commissionato il catafalco galleggiante per il trasporto della salma del sovrano, giunta a Genova; per il suo monumento funebre a Superga pure eseguì progetti.
Terminò poi le statue di Pietro Merani e Carlo Nicolò Zignago (1845) per l’ospedale di Pammatone e i bassorilievi per la porta di ponte Reale e la porta Mercanzia della strada Carlo Alberto (1848, oggi al Museo di S. Agostino, depositi, e alla sommità di via Pertinace).
Nel 1850 il Consiglio comunale approvò i restauri del coro di S. Lorenzo che, eseguiti da Vincenzo e Tomaso Garassini e da Giovanni Battista Perasso, si protrassero fino al 1865; tra il 1852 e il 1854 Varni inviò a Owen Jones e Matthew Digby Wyatt, per il palazzo di Cristallo a Sydenham, calchi in gesso da elementi di ornato dell’architettura rinascimentale genovese; il suo nome comparve pure nella Grammar of ornament di Jones (London 1856, tavv. LXXV-LXXVI), a illustrare analoghi soggetti (Santo Varni, 2018).
Con l’apertura del cimitero di Staglieno si dedicò ampiamente a quel cantiere, ove fu riferimento per un’intera generazione di allievi (un elenco, non esaustivo, da lui stilato, cita Agostino Allegro, Domenico Carli, Antonio De Barbieri, Giovanni Battista Frumento, Federico Fabiani, Bartolomeo Fabbri, Domenico Gallino, Emanuele Giacobbe, Giacomo Moreno, Giuseppe Molinari, Luigi Montecucco, Antonio Rota, Giovanni Scanzi, Michele Sansebastiano, Giovanni Battista Villa, Domenico Valle: Cavelli Traverso, 1997, p. 31; da ricordare poi almeno Giuseppe Benetti, Pietro Costa, Lorenzo Orengo, Santo Saccomanno, Carlo Filippo Chiaffarino, Augusto Rivalta e Giulio Monteverde). Per far fronte alle eccezionali opportunità di lavoro offertegli, costruì un repertorio d’immagini, diversificando le soluzioni («ha per tutti un pensiero affettuoso, un’immagine degna, un scena eloquente»: Alizeri, 1866, p. 386) e curando personalmente i dettagli decorativi, come testimonia l’opera grafica relativa (Santo Varni, 2011, pp. 30-35).
Tra le quaranta tombe realizzate spiccano quelle di Maria Drago Mazzini (1856); della prima moglie Anna Pagano (1853 circa) e della seconda, Giuditta Disegni (1875); di aristocratici (Spinola, Cattaneo della Volta, Donghi, Lomellini, Staglieno, Gropallo ecc.), imprenditori borghesi (Dufour, Patrone) e illustri personalità dell’epoca (Francesco Polleri, Giovanni Ansaldo, Paolo Giacometti).
Ai monumenti, composti da gruppi di figure impaginate in strutture complesse, e ai semplici cippi con bassorilievi, si aggiungono La Fede o La Religione (1875), simbolo dell’intero complesso (per il cui modello gli fu concesso il terreno per la sua dimora, palazzina in via Ugo Foscolo), e il S. Michele arcangelo (1878 circa), nel Pantheon. Nelle opere di Staglieno (ma la produzione funeraria fu estesa a Vercelli, Vigevano, Firenze, dove a S. Croce collocò il monumento a Luigi Canina, Lima, Trieste, Oristano, Santiago, St. Gallen) ritornò sulle fonti della sua formazione. Influssi di Canova sono nella stessa Fede (cfr. il monumento di Clemente XIII e la Religione cattolica) e nella tomba di Lazzaro Patrone (1875; cfr. quello per Maria Cristina d’Austria). Le scene di compianto dei monumenti Pertusati Gropallo (1855) e Bracelli Spinola (1864), sebbene in contesti più ‘borghesi’, mostrano analogie con tombe canoviane (De Haro e Francesco Berio), come pure i cippi (Santo Varni, 1985, pp. 33-39; Olcese Spingardi, 2016, pp. 274-276).
Si riferiscono invece a Bartolini le tombe Dufour (1859, con Maurizio Dufour), ispirata al sepolcro Zamoyska e al Quattrocento toscano; Polleri (1865) e Ippolito Spinola (1876), che rimandano alla Carità educatrice (come il monumento a Maria Teresa di Savoia, a Superga, 1878); Costantino Lomellini (1858 circa), Spinola Grimaldi (1858-69?) e Tagliacarne (1870 circa), che si rifanno al monumento Cambray Digny (Santo Varni, 1985, pp. 33-39; Olcese Spingardi, 2014).
Le tombe di Giuseppe Paradis (1865) e di Giuditta Varni (1875) rielaborano originalmente elementi della canoviana Maddalena penitente e della bartoliniana Fiducia in Dio (Olcese Spingardi, 2018).
Bartolini lo influenzò anche oltre Staglieno: L’Amor paterno (1846-49), commissione di Teresa Corsi Pallavicino (per cui realizzò altre opere: Olcese Spingardi, 2009), rintracciato alla Ligustica, è ispirato al monumento Demidov (Olcese Spingardi, 2014); Laura al bagno (1852; marmo 1858; un esemplare GAM di Palazzo Pitti: Marconi, 2005; Galleria, 2008) e la Figlia di Jefte (pure 1852; marmo 1882, GAM di Genova) sono vicine alla Ninfa dello scorpione e alla Ninfa del deserto.
Laura al bagno e forse anche un esemplare della Figlia di Jefte appartennero a Filippo Ala Ponzone, committente delle Donne dei poeti italiani (Beatrice, Laura, Eleonora e Ginevra: Olcese Spingardi, 1995b): nei celebrati marmi del 1858 (gessi al Castello D’Albertis di Genova: Olcese Spingardi, 1995), Varni fu attento a ricostruire i costumi tra Medioevo e Rinascimento e ai temi letterari del romanticismo, cui pure è improntata L’educazione materna (1857), espressione della poetica intimista e degli affetti (della scultura è stato di recente ritrovato il modello in gesso; Olcese Spingardi, in Mogano ebano oro!, 2020).
Ala Ponzone gli commissionò L’Amore che doma la Forza (1858, gesso); esposto a Parigi (1867) e Genova (1868 e 1892), il marmo (1865, GAM di Genova) fu eseguito per Odone di Savoia, quartogenito di Vittorio Emanuele II, a Genova dal 1861 alla morte (1866). Per lui (ritratto in scultura dallo stesso Varni e da Lorenzo Orengo) realizzò i busti di Maria Clotilde e Maria Pia di Savoia, due teste di Centauro, una fontana (Genova, Palazzo Reale) e l’Immacolata per l’omonima basilica genovese; tra i progetti d’arredo, i disegni per la ‘stanza pompeiana’, l’inginocchiatoio, le scansie del museo e giardiniere eseguite da Perasso (Mogano ebano oro!, 2020). Giuseppe Benetti, Domenico Carli, Giuseppe Molinari, Agostino Vignolo e Lorenzo Orengo scolpirono per Odone, grazie a Varni, i busti di Andrea Doria, Caffaro, Guglielmo Embriaco, Cristoforo Colombo e Luca Cambiaso.
Studioso e collezionista, Varni fu anche consulente per gli acquisti di archeologia, numismatica e arte antica del principe: un ruolo poliedrico, espressione del notevole status sociale conquistato (Olcese Spingardi, 1996; Odone di Savoia, 1996).
Commissioni sabaude successive alla morte di Odone sono le statue di Emanuele Filiberto (1866, Torino, Palazzo Reale) e di S. Matteo Evangelista (1867, Torino, chiesa di S. Massimo) e la tomba della regina Maria Teresa (1878, Superga), ordinategli da Vittorio Emanuele II. Prestigiose le onorificenze concesse dai Savoia: cavaliere (1852), ufficiale (1858) e commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, ufficiale (1868) e commendatore (1881) dell’Ordine della Corona d’Italia e scultore della Real Casa (oltre alle innumerevoli nomine a socio onorario di accademie italiane).
Attestano l’attività di studioso e conoscitore, parallela a quella d’artista, la rilevante bibliografia di scritti (Belgrano, 1885, pp. 71-74; Santo Varni, 1985, p. 235; Santo Varni, 2018, pp. 325 s.), oltre ad appunti e disegni, frutto di ricognizioni dirette, in Liguria, Toscana (in particolare la Versilia) e nell’Oltregiogo piemontese. Incentrata su un arco temporale dal Medioevo al Cinquecento e sulle nuove scoperte archeologiche (Libarna, Tortona, Luni, Vado Ligure, Albissola; cfr. almeno Mennella, 1992; Pastorino, 1989 [1992]; Ead., 1993; Odone di Savoia, 1996; Pastorino, 1996; Cavelli Traverso, 1998; La riscoperta, 2008; Colligite fragmenta, 2009; Colligite fragmenta, 2017; Santo Varni, 2018, pp. 117-131), è stata tema di un convegno e di un volume (2018).
Rilevante l’identificazione dei resti del monumento di Margherita di Brabante di Giovanni Pisano, allora da poco ‘riscoperto’ da Federigo Alizeri, ma ritenuto perduto (Santo Varni, 2011, pp. 52-60).
A tale vastità d’interessi – tradotta in azioni di tutela, all’interno della Ligustica e della Società ligure di storia patria, di cui, dalla fondazione (1858), fu vicepresidente della sezione belle arti, nonché nelle commissioni per la conservazione dei monumenti (1858 e 1866) (Di Fabio, 1988; Giannattasio, 2010; Santo Varni, 2018, pp. 183-193) – corrispose un insaziabile collezionismo.
Oltre a riverberarsi sull’attività creativa – scultorea e grafica – con esiti di «geniale eclettismo», in un’onnivora «attitudine e tendenza a racimolare qua e là e a delibare da ogni fiore» (Poggi, 1896, pp. 47 s.), che lo spinsero ad attingere all’antico e al Quattrocento, tramite Gaggini e Bartolini, ma anche al Cinque e Seicento (Santo Varni, 2011, p. 12; Santo Varni, 2018), tali interessi lo indussero a coltivare relazioni con intellettuali, antiquari e artisti (cfr. l’epistolario alla Ligustica; tra essi Luigi Tommaso Belgrano, Federigo Alizeri, Alfredo d’Andrade, Girolamo Rossi, Tommaso Torteroli, Giuseppe Banchero, Gaetano Milanesi, Giovanni Rosini, Pietro Selvatico, Pelagio Palagi, Massimo D’Azeglio, Stefano Bardini, Giuseppe Fiorelli, Ariodante Fabretti, Giulio Minervini, Carlo e Domenico Promis, Eugène Müntz, Sibylle Mertens-Schaaffhausen, Theodor Mommsen, Wilhelm Hensen).
Quanto alla collezione, in linea con l’attività di studioso, Varni fu anzitutto attratto da Medioevo e Rinascimento; vi prevalsero sculture (marmi, per lo più antichi, e copie) e arti applicate, acquisti o doni, sovente procuratigli dagli allievi. Una raccolta eterogenea, conforme a tendenze diffuse (Olcese Spingardi, 1995a; Santo Varni, 2018, pp. 227-236) e un repertorio di modelli cui attingere, documentata dalle foto di Célestin Degoix della sua dimora-studio, realizzate sotto la sua regia (1873 circa: Papone, 2001), e dal catalogo dell’asta del 1887, che la disperse (Catalogo della collezione, 1887).
Morì a Genova l’11 gennaio 1885. Pur avendo più volte manifestato l’intenzione di legare alla sua città le raccolte, a seguito di controversie giudiziarie tra gli eredi, si pervenne all’asta; il Municipio genovese riuscì a effettuarvi acquisti (Cavelli Traverso, 1989); altre opere giunsero poi al Comune e ad altre istituzioni tramite ulteriori acquisti e donazioni.
Fonti e Bibl.: Genova, Archivio Accademia Ligustica, Fondo Santo Varni; Archivio storico del Comune, Serie disegni e pratiche per tombe nel Cimitero di Staglieno; Biblioteca civica Berio, m.r. VIII.3.5: M. Staglieno, Biografie (sec. XIX); Palazzo Rosso, Gabinetto disegni e stampe, Donazione Giorgio Passano; Legato Mary Ighina Barbani; Donazione Marco Fabio Apolloni; Settore Musei (già Museo di archeologia ligure), Archivio Varni; Serravalle Scrivia, Archivio storico del Comune, Carte Varni; Torino, Biblioteca reale, Archivio Varni.
M. Staglieno, Memorie e documenti sulla Accademia Ligustica di belle arti, Genova 1862-1867, pp. 226, 245; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, III, Genova 1866, ad ind.; L.T. Belgrano, Necrologie. S. V., in Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura, XII (1885), pp. 56-74; Catalogo della collezione S. V., I, Marmi, gessi e terre cotte, porcellane e maioliche; armi, ferri, bronzi, monete e medaglie; oggetti diversi e da vetrina; antichità classiche; quadri, miniature, stampe e disegni, Milano 1887, II, Libri, manoscritti ed autografi; F. Resasco, La Necropoli di Staglieno. Opera storica descrittiva-aneddotica illustrata, Genova 1892, pp. 23, 49-51, 254-269, tavv. II, V, XLIV-XLVI; V. Poggi, Inaugurazione del busto del Prof. Comm. S. V., XI luglio MDCCCLXXXXVI, in Atti della Accademia Ligustica di belle arti, 1896, pp. 39-57; F. Sborgi, Colombo, otto scultori e un piedistallo, in Studi di Storia delle arti, 1983-1985, n. 5, pp. 329-347; C. Cavelli, La scultura funeraria nella chiesa della Santissima Concezione, in Vita e cultura cappuccina. La chiesa della SS. Concezione a Genova (Padre Santo), Genova 1984, pp. 69-94; C. Cavelli Traverso, S. V. disegnatore: prime considerazioni, in Bollettino dei Musei civici genovesi, VII (1985), nn. 19-21, pp. 47-60; S. V. scultore (1807-1885) (catal.), a cura di C. Cavelli Traverso, Genova 1985; C. Di Fabio, Tutela e restauro a Genova prima di d’Andrade. Il dibattito culturale, le istituzioni e il ruolo di Federigo Alizeri, in Federigo Alizeri (Genova 1817-1882) un “conoscitore” in Liguria tra ricerca erudita, promozione artistica e istituzioni civiche. Atti del Convegno... 1985, Genova 1988, pp. 87-113; F. Sborgi, La svolta degli anni Quaranta e la centralità di S. V., in La scultura a Genova e in Liguria, II, Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, pp. 335-343; Id., scheda n. 12, ibid., pp. 474 s.; C. Cavelli Traverso, Il “museo” dello scultore S. V.: vicende e vicissitudini testamentarie. Le opere acquistate dal Comune di Genova, in Bollettino dei Musei civici genovesi, XI (1989), nn. 32-33, pp. 55-75; A.M. Pastorino, Vetri antichi nelle collezioni del Museo civico di archeologia ligure di Genova-Pegli, ibid., n. 31, pp. 5, 6, 13 n. 17, 37 nn. 137-138, 40 n. 57; G. Mennella, Gli scavi di Libarna in un manoscritto inedito di S. V., in Novinostra, XXXII (1992), 2, pp. 3-16; A.M. Pastorino, Una doppia erma da Luni ed alcune note sul collezionismo ottocentesco di antichità a Genova, in Xenia antiqua, II (1993), pp. 223-228; C. Olcese Spingardi, S. V. e il mercato artistico a Genova nel XIX secolo, in La Berio, XXXV (1995a), pp. 58-74; Ead., Un mecenate lombardo nella Genova di metà Ottocento: Filippo Ala Ponzone, in Arte lombarda, 1995b, n. 112, pp. 66-73; Ead., Le Donne dei Poeti italiani ritrovate: quattro modelli in gesso di S. V. al Castello D’Albertis, in Bollettino dei Musei civici genovesi, XVII (1995), nn. 49-51, pp. 33-36; C. Cavelli Traverso, S. V. e gli ‘intellettuali’ del suo tempo, in Quaderni del Museo dell’Accademia Ligustica, 1996, n. 20, pp. 13-23; C. Olcese Spingardi, Il poliedrico ruolo di S. V. alla corte di Odone di Savoia, ibid., pp. 3-12; Odone di Savoia, 1846-1866. Le collezioni di un principe per Genova (catal., Genova), a cura di M.F. Giubilei - E. Papone, Milano 1996, passim; A.M. Pastorino, S. V. ad Alba Docilia, in Alba Docilia. La villa romana. Gli affreschi della collezione Schiappapietra (catal., Albisola Superiore), Albenga 1996, pp. 21-24; C. 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