WILLIBRORD, santo
Vescovo di Utrecht e apostolo della Frisiai nacque nel Northumberland verso il 657. Fu educato a Ripon sotto la protezione del vescovo Vilfrido; si fece monaco e, ordinato prete nel 690, fu inviato a evangelizzare i Frisî. Giunto a Traiectum e trovata aperta opposizione presso i Frisî e il loro capo Radbodo, si rifugiò presso Pipino d'Heristal e quando i Franchi ebbero sconfitto Radbodo poté iniziare la sua predicazione. Verso il 692 passò a Roma e da papa Sergio ebbe la conferma della sua missione. Tornato in Frisia distrusse con pericolo della vita il grande idolo a Walcheren e si spinse nel predicare sin verso la Dania. Quando ebbe organizzato l'opera sua, ritornò nel 695 una seconda volta a Roma dove il giorno di S. Cecilia (22 novembre) nella basilica omonima fu consacrato vescovo col nome di Clemente. Fondò a Utrecht la chiesa del Salvatore e altre chiese e monasteri, e insieme con la badessa Irmina diede principio al monastero di Echternach nel Lussemburgo presso Treviri, che fu dotato da Pipino e rimase celebre in tutto il Medioevo. San Bonifacio, il futuro apostolo della Germania, lavorò con lui per tre anni e Willibrord lo avrebbe desiderato come suo successore. La ribellione dei Frisî alla morte di Pipino (714) sembrò che dovesse del tutto distruggere il lavoro di W.;. tuttavia, specialmente dopo la morte di Radbodo (719) e la riacquistata superiorità dei Franchi, le missioni furono riprese con buon frutto e W. vi attese sino alla morte, che lo colse ad Echternach il 6 novembre 738 o 739. La fondazione di Utrecht come vescovado formò il centro dello sviluppo della civiltà cristiana in mezzo ad un popolo che era stato aspro e pericoloso nemico dei Franchi e fieramente tenace nelle sue tradizioni barbariche.
Bibl.: Si ha la vita di W. nei Monumenta Alcuiniana pubblicati da Ph. Jaffé, Bibliotheca Rer. German., VI, pp. 39-79; E. Dümmler, Monum. Germ. histor., Poëtae aevi Carol., I, p. 207 segg.; Beda, Hist. Eccles., III, c. 13; V, c. 10, 11, 19; Dictionary of national Biography, LXII, s. v.