SAR-I PUL
È un moderno villaggio iranico sito nel distretto di Hulvān, 34 km a S-E da Qasr-i Shirin. Nei suoi dintorni - lungo le pareti rocciose con cui terminano le pendici occidentali dei monti Zagros - si trovano alcuni tra i più antichi rilievi rupestri dell'Iran.
Il più noto di questi rilievi rappresenta Anubanini, re del popolo montanaro dei Lullubi, in piedi di fronte alla dea Inanna. Il monarca, stante, il mento incorniciato da una barba quadrata di tipo mesopotamico, calca col piede il corpo supino di un nemico. Porta un copricapo rotondo, mentre una corta sottana di pelliccia gli avvolge i lombi. Egli impugna con la destra una clava-uncino e con la sinistra arco e freccia.
La dea che gli sta di fronte ha il capo coperto dalla tiara divina; un ampio kaunàkes frangiato le cade fino ai piedi. Essa tende verso il re stretta nel pugno destro - una piccola corona circolare, mentre con la sinistra trattiene una corda alla quale sono legati due prigionieri in ginocchio. Nel registro inferiore altri sei prigionieri, nudi come i due precedenti ma di taglia più piccola, avanzano - le mani legate dietro la schiena - verso un'iscrizione che occupa il lato destro del rilievo. Nel testo, composto in caratteri accadici, varie divinità locali e mesopotamiche vengono invocate contro il nemico. Al di sopra dei due personaggi principali risplende la stella di Inanna-Ishtar ad otto punte.
Un secondo rilievo, di analoga composizione, si leva di fronte al primo. Esso mostra un re, armato di sciabola o uncino, che calpesta un nemico atterrato. Al di sopra planano un disco del sole ed una falce di luna. In basso si legge un'iscrizione accadica.
Un terzo rilievo, molto rovinato, rappresenta ancora un re davanti ad una divinità.
Sempre nei dintorni di S.-i P., ma lontano dai tre precedenti, si trova un quarto. rilievo di fattura più rozza. Esso rappresenta un qualche capo locale, a torso nudo, armato di arco ed ascia di guerra; due nemici vinti, prostrati ai suoi piedi, chiedono mercè. Un iscrizione molto rovinata sembra darci il nome del personaggio: Tar Lunni.
Tutti e quattro i rilievi risalgono alla fine del III millennio. Essi sono perciò le prime opere di scultura monumentale che l'Iran conosca. Attraverso le loro testimonianze possiamo intuire, per grandi linee, quale fosse il livello culturale del popolo montanaro dei Lullubi, al tempo delle sue lotte contro la terza dinastia di Ur ed in che misura si facessero sentire, lungo i limiti occidentali dell'altopiano, gli influssi delle civiltà mesopotamiche confinanti. Lo stile, la composizione e l'idea stessa che sta alla base dei quattro rilievi, risalgono direttamente al mondo sumero-accadico (v, ad esempio, la stele di Naram Sin), anche se qui ci si trova di fronte a realizzazioni più rozze e povere. Le iscrizioni in caratteri accadici dimostrano inoltre come gli abitanti della regione non possedessero ancora una propria forma di scrittura. L'influsso dei monumenti di S.-i P. sull'arte iranica successiva fu enorme. Da questi primi modelli derivarono, in ultima analisi, tutti i rilievi rupestri commemorativi scolpiti per secoli e secoli lungo i dirupati promontorî rocciosi dell'Iran.
Un quinto rilievo di epoca parthica, posto sotto il rilievo di Anubanini, sembra esemplificare tangibilmente questa continuità di ispirazioni. La scena, quasi interamente cancellata dalle intemperie, mostra un cavaliere (probabilmente un re o un satrapo) con brache e mitra, che riceve l'omaggio di un personaggio appiedato, con i pantaloni a pieghe orizzontali. I volti pare fossero di profilo, mentre i piedi della figura stante poggiano sul terreno in posizione divaricata, con il peso del corpo sulla gamba anteriore (pseudo-chiasmo).
L'iscrizione in pahlavi arsacide farebbe propendere per una data bassa che gli elementi stilistici, troppo vaghi e scadenti, non possono purtroppo precisare.
A 3 km a S-E da S.-i P., lungo il fianco roccioso di un monte, è scavata la tomba rupestre di Dukkān-i Dāūd. Si tratta di una delle pochissime testimonianze rimasteci dell'architettura funeraria dei Medî risalente al VII-VI sec. a. C. La tomba è formata da una facciata rettangolare nel senso della lunghezza, inquadrata da due lisce piattebande a scalino. Al centro della parete di fondo si apre un ingresso rettangolare che conduce nella camera mortuaria. Ai due lati esterni della porta si vedono ancora le basi di due capitelli e di due colonne il cui fusto ha ceduto alle pressioni della roccia. Al di sotto del monumento, lungo la parete del monte, è scolpito un rilievo a carattere religioso, chiamato oggi Kīl-i Dāūd (= Stele di Davide).
Un sacerdote, coperto dalla tiara e vestito con l'antico abito elamita, avanza verso destra tenendo in mano il barsum rituale.
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