Vedi SARDOS dell'anno: 1966 - 1973
SARDOS (v. vol. vii, p. 49)
Secondo Tolemeo (iii, 3, 2), un famoso tempio di S. esisteva, in età imperiale romana, sul lato meridionale del Golfo di Oristano; ed effettivamente alcune scoperte avvenute nel 1968 sul Capo Frasca sembrano accreditare la notizia. È certo comunque che era dedicato a S. il tempio romano (sec. II-III d. C.) che sorgeva ad Antas, fra i monti dell'Iglesiente, dove nel 1966 sono state scoperte epigrafi latine di valore decisivo, insieme con numerose punte di freccia e giavellotti di ferro, molte centinaia di monete romane, molti pezzi di antefisse, gocciolatoi e lastre fittili figurate e notevoli frammenti di statuette maschili e femminili di marmo, bronzo e terracotta.
L'origine non romana del culto di S. è provata chiaramente dalla scoperta, nell'area del tempio romano, dei resti di un preesistente tempio punico, sorto fra il VI e il V sec. a. C. e ricostruito nel sec. III a. C. Secondo la testimonianza delle numerose epigrafi votive puniche rinvenute sul luogo (insieme con molte monete cartaginesi, amuleti, ecc.), quel tempio era dedicato al dio Sid il cui nome, che vien fatto derivare dalla stessa radice semitica del verbo sdh (= cacciare), è documentato sia in Fenicia sia a Cartagine, dove un'epigrafe lo attesta strettamente connesso con Melqart. La sovrapposizione del tempio romano al punico, rivelando la sostanziale identità fra S. e Sid, non solo conferma il rapporto fra S. ed Ercole, ma induce a ritenere che S. fosse un dio cacciatore, come il suo predecessore semitico. Alla prerogativa di cacciatore sembrano accennare, d'altra parte, anche l'abbondanza di punte di freccia e giavellotti, notata fra le rovine del tempio di Antas, e la presenza dell'asta nei tipi monetali di Atius Balbus. S. dunque, appare oggi come l'interpretazione romana del punico Sid. Tuttavia non è da escludere la possibllità che lo stesso Sid sia stato, a sua volta, l'interpretazione punica di un dio cacciatore protosardo, ipotesi suggerita, fra l'altro, dalla scoperta di numerosi frammenti fittili di età nuragica nell'area del tempio punico e dall'esistenza di un villaggio nuragico nella stessa valletta di Antas.
Bibl.: S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, IV, Parigi 1924, pp. 309; 323; G. Lilliu, La civiltà dei Sardi, Torino 1963, p. 290 ss.; 2a ed., 1967, p. 336 s. Gli scavi del tempio di Antas sono stati pubblicati a cura dell'Università di Roma e della Soprintendenza alle Antichità di Cagliari in Ricerche puniche ad Antas, in Studi Semitici, Roma 1969.