SARNATH
. Località dell'India, situata sei chilometri a nord di Benares: famosa e sacra per i Buddhisti, perché quivi sorgeva il bosco delle gazzelle (mṛgadāva) dove il Buddha iniziò la sua predicazione. Intorno ai monumenti sacri e ai monasteri ivi esistenti al loro tempo, ci dànno interessanti notizie i due pellegrini cinesi Fa-Hian e Hiuen Tsiang, i quali visitarono tale località, rispettivamente, al principio del sec. V e tra il 629 e il 645 d. C. Ora non rimangono che rovine. Un moderno tempio jainico è stato eretto in immediata vicinanza allo stūpa di Dhamekh. Il grazioso museo di Sarnath costruito sul modello di un convento buddhista, raccoglie i materiali degli scavi eseguiti dal 1904-1905 in poi.
Tutte le epoche di arte buddhista nelle Indie sono rappresentate a Sarnath da monumenti importanti. All'arte aulica di Aśoka appartiene la più bella delle colonne monolitiche di questa epoca, coronata da quattro leoni che sorreggevano la ruota. Sotto l'abaco sono scolpiti a rilievo torno torno il fusto un elefante, un cavallo, un toro e un leone (il significato ne è oscuro). Dell'epoca dei Maurya rimangono, come a Sanchi, le fondamenta di un caitya (specie di basilica), inoltre capitelli e frammenti d'un cancello in pietra. Anche frammenti di sculture si possono eventualmente datare in questo periodo, prima di tutto il fregio con una figura di donna accovacciata e teste realistiche, di carattere profano, una barbuta, l'altra cinta di una corona turrita.
Quanto al periodo di lunga e Andhra, la dipendenza da S., nel campo artistico, appare dimostrata da dodici cancelli scolpiti.
L'epoca Kuṣhaṇa ha, com'è noto, creato la rappresentazione di Buddha sotto sembianze umane. La vicina città Mathura l'ha sviluppata e diffusa. Di questi esemplari molti si sono trovati a S., tra cui l'enorme Bodhisattva, donato, secondo l'iscrizione, dal fratello Bala nel terzo anno del regno Kaniṣka.
Alla scuola di Mathura succede, anche a Sarnath, il periodo Gupta, che ebbe anzi colà un centro creativo. Elementi nuovi palesa innanzitutto lo stupa Ohamekh (sec. VI). Privo di basamento, esso reca inciso nel suo rivestimento in laterizî un fregio ornamentale, decorato d'un viticcio lineare. La creazione più importante di S. è una nuova concezione della struttura del corpo umano. La veste, aderentissima al corpo, quasi si confonde con questo, salvo il bordo che ha funzioni di cornice. Mancano persino le pieghe incise o lievemente modellato proprie alle sculture del periodo Mathura. Entrambe le spalle sono coperte dal mantello. Gli occhi sembrano quasi chiusi, il volto ha un'espressione calma e trasognata. Tutti i particolari del volto e delle mani posseggono una finezza di modellato sconosciuta prima delle statue di Buddha di Sarnath appartenenti al periodo Gupta. Il bordo del nimbo tondo è orlato di viticci, profondamente incisi e lineari. Dal punto di vista artistico quest'immagine di Buddha rappresenta l'ultima variazione che la scultura indiana ha saputo modulare su questo tema. Dopo il periodo Gupta la produzione locale si spense assieme con la dottrina dell'uomo sublime, con la quale era sempre intimamente congiunta.
Bibl.: D. R. Sahni e F. Ph. Vogel, Catalogue of the Museum of archaeology at Sarnath, Calcutta 1914.