Saro Rubei
L’uomo che ha sconfitto il terremoto
L’ex macellaio, né ingegnere né geometra, con il semplice buon senso ha costruito ad Amatrice case solide, che hanno resistito al sisma e salvato decine di vite umane.
La parola chiave è passione. Per i cavalli, per il lavoro fatto bene, per il paese in cui sono nati i propri genitori e i loro nonni. Saro Rubei il 24 agosto 2016 si è svegliato che era ancora buio, come tutti. Ha udito il rombo cupo del terremoto, la scossa gli è entrata nel corpo, rimescolando stomaco e ossa, il terrore lo ha travolto. Ma la sua scuderia adattata ad agriturismo a 1 chilometro da Amatrice ha retto. Sui muri non è comparsa nemmeno una crepa, il tetto è rimasto integro, fuori sono giusto caduti in terra alcuni vasi e in casa dei quadri si sono staccati dalle pareti. «Grazie Saro». Mentre Amatrice si scopriva sconvolta e trasfigurata dal sisma, mentre le prime sirene dei soccorsi iniziavano a suonare, c’era già qualcuno che andava ad abbracciare quell’uomo di 88 anni. Erano i suoi ospiti, turisti che si sono resi conto ben presto di essere dei miracolati. Altri, nei giorni successivi, li avrebbero seguiti, in una sorta di pellegrinaggio del ringraziamento verso chi ha costruito case resistenti.
Saro Rubei ha vissuto tante vite. La prima è quella di un giovane che cresce in una famiglia matriarcale di un paese in mezzo ai monti che fanno da colonna vertebrale all’Italia. Lunghi inverni, freddo e vita all’aria aperta, nei boschi e nei campi. Inizia a lavorare presto, già da ragazzo diventa macellaio seguendo le orme del padre. «Ma a 40 anni mi ero stancato, così ho mollato tutto», racconta. È la fine degli anni Sessanta, non ha figli, vuole godersi la vita e spendere un po’ dei soldi che si è guadagnato. La ‘vacanza’ dura poco, perché con le mani in mano non riesce a stare. La voglia di fare lo spinge verso un’attività che fin lì ha fatto come hobby, l’edilizia. Saro è un grande appassionato di animali, prima di tutto di cavalli. Nel 1970 costruisce una stalla con l’aiuto di alcuni amici contadini.
Si tratta di una struttura molto solida, di 3 piani, per la quale non lesina sul cemento e sul ferro. «Doveva reggere tutti quegli animali, così ci ho messo un bel po’ di cemento», spiega. La scelta è stata lungimirante: 40 anni dopo quella stalla, che nel 2000 è diventata l’agriturismo di Saro e della moglie Benni, ha resistito al terremoto di Amatrice. La cura costruttiva riservata agli amati cavalli ha salvato la vita a 16 ospiti, tra i quali 4 bambini.
Dopo aver lasciato la macelleria, dunque, Saro non riesce a stare fermo, e decide di dare una mano a un compaesano che vuole costruire una casa. E qui inizia una nuova vita. Il lavoro nell’edilizia diventa sempre più importante: nel 1969, cioè poco prima della costruzione della stalla, nasce una piccola impresa. «A darmi da lavorare erano soprattutto villeggianti», racconta Saro. «Mi occupavo io stesso di fare il disegno della casa, buttando giù due schizzi, poi mi mettevo all’opera con i miei uomini. Il geometra si occupava di tutte le carte: io di autorizzazioni, permessi e moduli non sapevo niente». Il lavoro va bene e la ditta si allarga, alla fine Saro a libro paga ha 18 persone.
Decide di interrompere l’attività e dedicarsi esclusivamente ai suoi animali nel 1985, dopo aver costruito, ad Amatrice e nei dintorni, un’ottantina di case. In tutte ci ha messo la stessa cura. «Siamo in una zona sismica e io ho sempre avuto tanta paura del terremoto, per questo non ho mai lesinato sui materiali. Ho sempre scelto i migliori e più resistenti». Anche l’abitazione di famiglia di Saro è crollata a causa del terremoto del 24 agosto, uccidendo sua sorella di 90 anni, ma tutte le case che ha fatto lui hanno retto. In una ci abita il geometra del comune, che è andato subito ad abbracciare l’anziano ex macellaio e costruttore. «Il tuo cervello andrebbe studiato e replicato», gli ha detto il tecnico. Per settimane altre persone sono passate o hanno chiamato per dire grazie a Saro. Lui è fiero e contento per loro ma felice non riesce a essere. «Non posso nemmeno pensare alla mia Amatrice ridotta in quel modo. Per questo in paese non ci vado più».
Pericolosità e prevenzione
- Nella zona sismica. La zona non è nuova a fenomeni sismici: il terremoto del 7 ottobre 1639 distrusse proprio Amatrice e Accumoli. Sotto il profilo scientifico, all’origine del sisma vi sarebbe lo ‘stiramento’ dell’Appennino, ossia la sua progressiva estensione da est a ovest.
- La mappa della pericolosità. Il colore viola che nella mappa della pericolosità sismica in Italia corre lungo la catena appenninica indica il massimo livello di pericolo. E allora, pur nella imprevedibilità degli eventi sismici, riaffiorano gli interrogativi legati all’adeguatezza delle misure di prevenzione attuate per ridurre l’impatto delle calamità.
- Prevenzione mancata. Emerge che dal 1968 al 2012, sulla base dei costi attualizzati, sarebbero stati spesi 122 miliardi di euro a causa degli effetti dei terremoti, ma dopo il sisma dell’Aquila del 2009 solo 950 milioni sono stati stanziati per la prevenzione e sarebbero finora stati impegnati non più di 180 milioni per 250 interventi.
- Un piano per il domani. Un piano di prevenzione da 4 miliardi l’anno per 20 anni è la proposta lanciata da Mauro Grassi, coordinatore della task force per gli interventi anti dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio.