SARSINA (A. T., 24-25-26)
Uno dei centri più antichi del Forlivese, nella parte alta della provincia, a 51 km. da Forlì e a 243 m. s. m. È situato nella valle del Savio (l'antico Sapis) a sinistra del fiume, là dove la strada fa una larga ansa; conta 870 ab. Il territorio del comune che sale anche a 500 m. sul mare ed è discretamente vasto (67,97 kmq.), non è povero di prodotti: vi predominano i pascoli. Ha più popolazione sparsa che raccolta: 1284 questa e 3162 l'altra (1931); in tutto 4446 ab. Servizî automobilistici l'uniscono a Cesena e a Firenze.
Storia. - Città dell'antica Umbria. Dopo l'assoggettamento romano del 266 a. C., il suo comune, divenuto città federata, pare sia stato amministrativamente staccato dal rimanente dell'Umbria, poiché nel 225 un contingente di 20.000 uomini fu messo insieme per la Lega italica dagli Umbri e dai Sarsinati; l'elevatezza del suddetto contingente fa supporre anche che nel distretto di Sarsina siano stati compresi territorî di varie piccole città confinanti. Sarsina, divenuta municipio dopo la guerra sociale, fu assegnata alla tribù Pupinia; in epoca imperiale il municipio era retto da quattuorviri; da essa si arruolavano nelle legioni di Roma numerosi soldati. Varî ruderi della città romana e in particolare alcuni mausolei a cuspide piramidale della fine dell'età repubblicana o del principio dell'impero, sono venuti alla luce nella città omonima odierna, tra Cesena e il Passo della Consuma, precisamente a 33 km. da Cesena; i trovamenti di tali scavi sono raccolti in un piccolo museo locale.
La città romana, benché in decadenza fin dall'epoca imperiale, fu sede vescovile, forse dal sec. IV. Già nel catalogus provinciarum Italiae usato da Paolo Diacono (Hist. Lang., II, 18) Sarsina compare col nome di Bovium o Bobium, ben distinto da quello del celebre monastero omonimo, e con questo nome è chiamata per tutto il Medioevo la diocesi di Sarsina, il cui vescovo porta ancora il titolo di conte di Bobbio. Sulla città ebbe per lo più dominio temporaneo lo stesso vescovo, ma nel sec. XV fu tenuta anche dai Malatesta e nei primi anni del sec. XVI da Cesare Borgia e dai Veneziani. Più tardi la Chiesa la diede in feudo ai Pio di Carpi; in seguito passò agli Aldobrandini, ai Borghese, ai Doria-Pamphili (v. meldola).
Bibl.: F. Antonini, Delle antichità di Sarsina, Sarsina 1607, e soprattutto la 2ª ed., con app. di G. Fantini, Faenza 1769; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 378 segg.; Philipp, in Pauly Wissowa, Real-Encycl., II A, col. 50 seg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, pp. 476, 503, 600; P. F. Kehr, Italia pontificia, V, Berlino 1911, pp. 116-126; A. Alessandri, I municipi romani di Sarsina e di Mevaniola, Milano 1928, p. 71 segg.; per gli scavi recenti: S. Aurigemma, in Atti II Congr. studi romani, Roma 1931, e in Vie d'Italia, novembre 1934.