Vedi SARSINA dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
SARSINA (Sarsâna)
Città d'origine umbra sulla sinistra del Savio a circa 35 km a S del suo sbocco in pianura, su di un terrazzo incombente sul fiume.
Fu conquistata dai Romani nel 266 a. C. (Fasti Triumphales; Liv., Epit., xv) e passò quindi e rimase nella condizione di città federata (cfr. Polyb., ii, 24); come tale non ricevette coloni. Fu elevata a municipio presumibilmente nel 90 a. C. e ascritta alla tribù Pupinia. È ricordata dalle fonti fra i centri della Regione VI (Plin., Nat. hist., iii, 114) nota per i prodotti dell'industria casearia (Plin., Nat. hist., xi, 221; Sil. It., viii, 461; Mart, i, 43, 7; iii, 58, 35); patria del poeta Plauto.
Per l'impianto urbanistico, la città romana è soltanto lo sviluppo e la continuazione del precedente abitato umbro. Il terrazzo prospiciente il fiume forma sistema con il colle di Calbano che si eleva immediatamente ad O. Il complesso cittàcolle è limitato, a N e a S, da due corsi d'acqua affluenti del Savio. Il perimetro della città è facilmente riconoscibile dalla parte verso il fiume, anche se non sussistono più residui di mura; meno sicuro verso il pendio del colle, dove però risulta che fosse sensibilmente più vasto del perimetro moderno. Un punto fermo della topografia di S. è la coincidenza della piazza Plauto con il Foro antico. Non si può parlare con altrettanta certezza del percorso delle strade urbane, ed è improbabile che la via Cesio Sabino e la via Guerrin Cappello (tratti urbani della strada da Cesena ad Arezzo per il passo di Mandrioli), la via Barocci coincidano in tutto con strade antiche. Un sistema ortogonale è accertato dalle imponenti fognature in opera quadrata esistenti nel sottosuolo. Immediatamente a N dell'abitato, sotto la spianata del Foro Boario, si trova un grande edificio termale con diversi ambienti fra cui una grande sala absidata, esplorato nel 1911 (Brizio, Negrioli) e quindi ricoperto. L'edificio ha avuto vita lunghissima, dall'età repubblicana al tardo Impero e risulta più volte ampliato. A uno degli ampliamenti appartiene una seconda sala absidata a N del nucleo principale. Mosaici vennero in luce in varî tempi in questa zona: più antichi sotto via Cesio Sabino. Recenti esplorazioni al piede del colle di Calbano hanno individuato un lungo terrazzo, sensibilmente elevato rispetto al piano di via Cesio Sabino. È quindi evidente che nell'urbanistica sarsinate il sistema ortogonale si combinava con quello terrazzato su modello ellenistico. Ciò è molto importante perché dalla convergenza di dati epigrafici e monumentali, la realizzazione dell'impianto urbano di S., si data con un certa precisione entro la prima metà del I sec.; gli edifici di età repubblicana erano, anche quelli privati, in opera quadrata con pavimenti in lastroni di arenaria e tarsie in marmo. Dall'area urbana provengono grandi frammenti di decorazioni architettoniche in marmo del II sec. d. C. Scavi recentissimi hanno posto in luce i resti dell'abside di una basilica paleocristiana, sovrapposta ad un edificio più antico. Ad un complesso sacrale appartengono le basi di statue dedicate da Cesio Sabino, personaggio dell'epoca dei Flavî; un'altra importante testimonianza è offerta da un gruppo di sculture pertinenti ad un santuario sincretistico del 200 circa d. C. Esso comprende due grandi statue di Serapide e della Magna Mater, la prima, copia dell'originale attribuito a Bryaxis l'altra di tipologia ellenistica tarda; una figura di Anubis, un bracato, e il già noto Attis, replica di un originale accademico di età adrianea. L'iconografia è rappresentata soltanto da una testa di Livia divinizzata.
Molto importanti rinvenimenti sarsinati sono quelli della necropoli di Pian di Bezzo, sulla destra del Savio, di fronte alla città. Oltre ad un ricco materiale epigrafico si è identificata (1927-37) una "via delle tombe" con una serie di costruzioni monumentali. Tra i monumenti hanno una particolare dignità architettonica quello di Asfionio Rufo (?) e quelli gemelli dei Murci. Appartengono al tipo ad edicola prostila su alto basamento quadrato, con copertura piramidale, e sono unici finora in Italia. La loro cronologia (fine del I sec. a. C.) li inquadra nel gusto classico dell'ultima età repubblicana. Essi dipendono infatti tipologicamente dal mausoleo. Le statue iconiche del monumento di Rufo appartengono senza dubbio all'epoca indicata. Le parti decorative (capitelli, fregi) si ricollegano ancora all'arte di età sillana, anzi i capitelli si possono considerare uno sviluppo dei tipi prenestini e tiburtini. Nel monumento di Rufo, alto 14 m, prevalgono effetti architettonici di masse, in quello di Murcio Obulacco si ha una variante più aggraziata con effetti plastici e chiaroscurali decorativi. Si devono aggiungere un sepolcro (di Verginius Paetius) a basamento cubico con paraste e fregio dorico coperto da piramide, ma senza edicola, e una piccola tomba a tamburo cilindrico con copertura conica.
Bibl.: F. Antonini, Delle antichità di Sarsina, 1a ed., Sarsina 1607, 2a ed., Faenza 1769; A. Alessandri, I municipi romani di Sarsina e Mevaniola, Milano 1928; G. A. Mansuelli, Demografia e poleografia emiliana, in Atti e Mem. Dep. St. Patria dell'Emilia, IX, 1943-4, pp. 8-99, passim; A. Negrioli, in Not. Sc., 1900, p. 395 ss.; S. Aurigemma, in Palladio, I, 1937, p. i ss.; id., in Atti III Congr. di Studi Romani, 1934, p. 397; G. Mancini, Il culto di Cibele e di Attis in Sarsina, in Studi Etruschi, XIV, 1940, p. 147 ss.; B. M. Felletti Maj, Rassegna degli scavi della necropoli romana di S., ibid., pp. 346-349; G. A. Mansuelli, in Arch. Class., IV, 1952, p. 60 ss.; A. Solari, Topografia archeologica di S., in Rend. Acc. Lincei, S. VIII, vol. VIII, 1952, p. 256 ss.; G. A. Mansuelli, Ed. Arch. Carta d'Italia, foglio 108, Firenze 1954; G. C. Susini, Documenti epigrafici di storia sarsinate, in Rend. Acc. Lincei, X, 1955, p. 235 ss.; id., La data delle mura di S. e le iscrizioni dei magistrati municipali, in Atti e Mem. Deputazione St. patria per la provincia di Romagna, 1956-7, p. 171 ss.