Bartas, Sarunas
Bartas, Šarūnas. – Regista e produttore lituano (n. Šiauliai, 1964). Dagli anni Novanta ha contribuito al nuovo corso della cinematografia baltica con un esempio di assoluta indipendenza produttiva e di purezza stilistica. Il suo cinema è fatto di silenzi, di lenti spostamenti nello spazio, della ricerca di luoghi deserti e di paesaggi che corrispondano a uno stato dell’anima, all’inquietudine e al desiderio di libertà interiore, al bisogno di individuazione; come in un tragitto iniziatico l’uomo, nudo e solo, cerca nell’ambiente, nella natura spoglia e primordiale, una risposta alle sue ansie. Emblematico in tal senso Freedom (2000), dove il deserto marocchino non è solo l’orizzonte di fuga di tre trafficanti di droga, ma diventa anche una condizione paradossale in cui il paesaggio sprigiona l’intensità di un labirinto senza confini, come quello descritto in un racconto di J.L. Borges. In Children lose nothing (2004), episodio del film collettivo Visions of Europe, B. riprende il fragile equilibrio perduto della pubertà, ancora accordandolo alla linea d’ombra del paesaggio. Con Septyni nematomi zmone (Seven invisible men, 2005) le steppe dell’Asia centrale, le distese della Crimea accompagnano quattro personaggi in un viaggio nell’invisibilità di un altrove che sembra allontanarsi via via. In questo, come negli altri film di B., i dialoghi sono ridotti al minimo, mentre emerge un accurato lavoro sul suono, in cui i rumori naturali o artificiali sembrano riflettere gli stati d’animo dei personaggi.