SARVĀSTIVĀDA (pāli Sabbattivāda)
La "dottrina della realtà di ogni cosa", professata da una delle 18 scuole nelle quali si divise la comunità buddhista dopo il concilio di Vaśālī (circa 377 a. C.), appartiene al Piccolo Veicolo. La sua storia incomincia col concilio di Pāṭaliputra (circa 245 a. C.), nel quale fu dal sillabo di Tissa relegata fra le eresie. Il sarvāstivāda afferma la realtà dei dharma, i 75 elementi dell'esistenza empirica, la cui manifestazione è bensì momentanea, ma che sempre sussistono, in atto o in potenza, nel presente, nel passato o nel futuro. Precipua fonte della dottrina è lo Jñānaprasthāna, "origine della conoscenza", composto, secondo Hiuen Tsiang, 300 anni dopo la morte del Buddha. Vibhāṣā, "opzione" s'intitola un commento a questa opera, assegnato al sec. II d. C., di cui Vasubandhu (sec. IV) che, inclinando alla filosofia sautrāntika, professò opinioni estranee all'antico realismo, e perfino sospetto di eresia, rielaborò magistralmente la materia nel suo Abhidharmakoṣa. La sua dottrina può esser chiamata neo-vaibhāṣika, in confronto di quella rigorosamente ortodossa del suo emulo Saṃghabhadra. Dette opere sopravvivono in traduzioni cinesi, essendosi perduto l'originale sanscrito.
Bibl.: G. Tucci, Il Buddhismo, Foligno 1926, p. 158 segg.