SĀSĀNIDI
. Dinastia iranica che regnò sulla Persia dal 226 a circa il 640 d. C., dalla caduta cioè del regno partico degli Arsacidi fino alla conquista della Persia da parte degli Arabi musulmani.
Capostipite, da cui la dinastia prendeva il nome, era considerato un certo Sāsān, di asserita origine achemenide, ma su cui nulla si sa di storicamente certo; vero fondatore della stirpe e dello stato è Ardashīr I, figlio di Pāpak figlio di Sāsān. A lui successero circa 30 sovrani (il numero oscilla per i molti concorrenti e usurpatori avvicendatisi al trono nel periodo finale della dinastia), l'ultimo dei quali è Yazdagard III che nel 651, fuggendo dinnanzi agli Arabi invasori, fu assassinato nel Khorāsān. La dinastia dei Sāsānidi ebbe grande importanza politica, culturale e religiosa per la Persia e per tutta l'Asia anteriore nei secoli III-VII d. C.; essa fu la quasi costante avversaria di Roma dapprima, di Bisanzio dopo, a cui tenne testa in lunghe e sanguinose guerre con alterni successi. All'interno impose il zoroastrismo come religione di stato, perseguitò il cristianesimo e il manicheismo, promosse un'intensa attività culturale di traduzioni dal greco, dal sanscrito e dal siriaco, e diede al paese una salda struttura amministrativa e sociale, in parte continuatasi sotto la civiltà musulmana, che accolse in sé anche molti altri elementi della cultura sasanidica. Per una esposizione analitica della storia dinastica e politica dei Sāsānidi, le cui fonti a noi giunte sono soprattutto bizantine, siriache e arabe (a esse è da aggiungere qualche cospicuo monumento epigrafico in pehlevico, come quello di Paikuli, e quelli di Naqsh-i Rustem), v. persia, XXVI, pagina 829 e seguenti.