SASSONIA (ted. Sachsen; fr. Saxe; A. T., 53-54-55)
È tra gli stati che compongono la Germania il quinto per superficie (14.986 kmq., pari alla trecentesima parte del territorio: su per giù quanto la Calabria) e il terzo per popolazione (1933: 5.196.381 ab., pari a un dodicesimo degli abitanti della Germania), avente una densità (347 ab. per kmq.) che è tra le più alte d'Europa. La presenza di terreni mediocremente fertili e le modeste risorse minerarie non possono da sole spiegare l'intenso sviluppo industriale, che è per la massima parte dovuto all'attività d'una popolazione alacre e vigorosa, che attraverso il lavoro di più generazioni si è andata costituendo un ingentissimo patrimonio non solo nel campo industriale, ma anche in quello culturale (Lipsia) e artistico (Dresda). Ha certo influito anche la posizione centrale rispetto alle altre parti della Germania, tra il Baltico e le Alpi, da un lato, la regione renana e la Polonia dall'altro, che ha stimolato lo spirito industriale e agevolato lo smercio dei prodotti.
La Sassonia ha approssimativamente la forma d'un triangolo. Si allunga da occidente a oriente per 210 km., si estende da N. a S. per 150 e confina a S. con la Cecoslovacchia per 510 km., a E. e a N. con la Slesia e la Sassonia prussiana per 476 km., a occidente per 389 km. con la Turingia e per 39 con la Baviera. Poiché il confine meridionale segue la cresta dei Monti Metalliferi e la parte settentrionale fa già parte della bassa pianura germanica, il territorio diminuisce gradualmente d'altezza da S. a N.; il punto più alto è nei Fichtelgebirge (m. 1213), il più basso (m. 92) dove l'Elba lascia la Sassonia a monte di Mühlberg. Dalla pianura emergono delle colline, tra le quali il Kolmberg (m. 316) tra Mulde ed Elba, mentre, d'altro canto, nella Sassonia di NO. la pianura s'incunea ben addentro tra le zone più alte con il Bassopiano di Lipsia.
I Monti Metalliferi costituiscono un rilievo antico (erciniano), che verso la Boemia scende con un pendio assai ripido, mentre il versante sassone è meno inclinato, interrotto da profonde vallate. La zona è andata soggetta a vicende alquanto complicate. Dopo i piegamenti erciniani durante il Carbonico e il Permico si sono depositati dei terreni che già prima del Terziario vennero abrasi e demoliti. Poi nell'Oligocene la depressione dove essi si trovavano venne di nuovo colmata e ora l'erosione mette allo scoperto gli antichi lembi. Il pendio si presenta quindi con una superficie formata dall'intersezione di terreni d'età molto diverse, un penepiano fossile anteriore al Permico (terreni gneissici e cristallini), una superficie anteriore al Cretacico, una superficie anteriore all'Oligocene, assai estesa. Né mancano tracce dell'invasione glaciale. Resti d'una copertura basaltica risultano conservati a Pöhlberg e altrove, mentre potenti strati d'arenarie (depositate nel Cretacico e smembrate in blocchi a forma di parallelepipedo da numerose diaclasi) formano la Svizzera Sassone, con rilievi in cui predominano le pareti. Verso la pianura il massiccio antico scompare sotto le argille terziarie e il löss.
La regione è ricca di corsi d'acqua, generalmente rivolti a No. Il fiume di gran lunga più importante è l'Elba al bacino del quale essa appartiene quasi completamente, salvo una piccola zona della Lusazia (612 kmq.) che manda le acque all'Oder per mezzo del Neisse.
L'Elba, che forma molte terrazze e meandri, riceve la maggior parte dei suoi affluenti fuori della Sassonia; ciò spiega perchè solo 3343 kmq. scolino le acque direttamente all'Elba, mentre 5489 kmq. fanno parte del bacino del Mulde e 2789 di quello dell'Elster Bianco. I laghi sono pochi, mentre invece sono abbastanza frequenti, soprattutto in Lusazia, gli stagni, per lo più aggruppati in qualche bassura. Numerosi i bacini artificiali.
Il clima, che non è del tutto favorevole dato che la catena dei Monti Metalliferi preclude i benefici influssi meridionali, è nel complesso abbastanza temperato, con differenze sensibili tra la zona montuosa, alquanto fredda, e la zona pianeggiante, dove, soprattutto lungo la valle dell'Elba (Dresda), gl'inverni sono tiepidi. Le precipitazioni aumentano regolamente dalla pianura alla montagna, come risulta dai seguenti dati:
Mentre nelle epoche più antiche la Sassonia era abitata da popoli di stirpe germanica, verso il sec. VI, quando questi si spostarono verso occidente e verso S., il loro posto fu preso da popolazioni slave. Poi nel sec. X e nel successivo i Tedeschi rioccuparono il paese, ma solo due secoli dopo ebbe inizio la colonizzazione tedesca, che a poco a poco sommerse gli Slavi, di cui tuttavia restano innumerevoli tracce nell'insediamento, nei toponimi (nomi in -isch, -witz, ecc.) e nei dialetti, soprattutto della Sassonia orientale; resto di queste popolazioni slave sono 28 mila Vendi (Sorabi) che abitano in Lusazia. La parte montuosa più alta è stata abitata soltanto in epoca moderna, dopo il movimento di riforma protestante; dai toponimi dei centri è talora possibile determinare la regione d'origine dei coloni (meridionali quelli con nomi in -brunn, -grün, -reuth; centrali o settentrionali quelli in -born, -rode, -hausen). I villaggi rotondi (Rundling: con le case disposte attorno a una piazza circolare o a ferro di cavallo, dove si trova la chiesa, la fontana o uno stagno, piazza a cui di solito si accede dall'esterno attraverso una sola apertura) sono dai più ritenuti d'origine slava, come pure i villaggi di strada (con le case disposte ai lati d'una via, una accanto all'altra, con le proprietà pure contigue), frequenti nelle zone più basse, mentre invece furono fondati da Tedeschi i villaggi a catena, posti per lo più in zone montuose e ricavati a spese del bosco. Anche nelle forme delle case è dato riconoscere l'influenza slava.
La densità che, come si è accennato, è molto alta, presenta valori inferiori alla media nella parte orientale dei Monti Metalliferi e nelle zone pianeggianti che hanno un'economia prevalentemente agricola, mentre invece attorno ai centri industriali e in particolar modo nel distretto di Chemnitz raggiunge valori altissimi, che trovano riscontro in Germania soltanto nella regione renana.
La Sassonia contava nel 1815 1,2 milioni di abitanti, nel 1834 1,5 milioni (densità 106 ab. per kmq.), nel 1871 2.556.000, nel 1900 4.202.000. L'aumento, che è stato ingentissimo soprattutto nel quinquennio 1895-1900, era dovuto per la massima parte all'incremento naturale, rinforzato dall'immigrazione. L'uno e l'altra si sono andati tuttavia in seguito attenuando (1913 : 24,9 nati per mille abitanti; 1927 : 15,6, in modo che l'incremento annuo è sceso dall'ii al 4,6 per mille). La grande maggioranza della popolazione (90%) appartiene alla confessione luterana, mentre i cattolici sono 3,6%, in aumento rispetto ai decenni precedenti per l'immigrazione da regioni cattoliche. Come in altre zone industriali la popolazione urbana è andata rapidamente aumentando; basterà ricordare che nelle quattro maggiori città, Lipsia (702 mila abitanti), Dresda, capitale della Sassonia (643 mila), Chemnitz (348 mila) e Plauen (114 mila) vive oltre un terzo dell'intera popolazione della Sassonia.
Circa i due terzi del suolo vengono utilizzati per l'agricoltura (54,4% campi e giardini; 12% prati) mentre invece soltanto una piccola percentuale degli abitanti (12,4%, ma invece 32% nel 1850) trova occupazione nel lavoro dei campi. I terreni migliori sono quelli coperti di löss posti tra l'Elba e il Mulde di Zwickau, presso il versante nord-occidentale dei Monti Metalliferi, come pure la fertile zona a NO. di Meissen; terreni ad alta produzione si trovano pure nella Lusazia settentrionale e nel bassopiano di Lipsia, mentre le zone più settentrionali (specie la Bassa Lusazia a E. dell'Elba) sono poco fertili. Giardini e orti coltivati si trovano copiosi a N. e a S. di Dresda e nei dintorni di Lipsia e di Zittau. Presso Dresda si coltiva anche la vite. Si raccolgono in media (1930): 20 milioni di quintalì di patate, 2,2 milioni di quintali di grano, 3,4 di segale, 780.000 q. d'orzo, 2,93 milionì di q. d'avena; notevole anche la produzione di barbabietole. Gli alberi da frutto (specie meli e peri) sono numerosi (10 milioni) e in qualche zona contribuiscono a dare un aspetto ridente al paesaggio. Il patrimonio animale è discreto (148 mila cavalli, 690 mila buoi, 63 mila pecore, 133 mila capre). Il bosco si estende su un quarto del territorio (1840 : 31%); per una metà appartiene allo stato. Per 9/10 è composto da conifere.
L'occupazione di gran lunga più importante è l'industria, che dà lavoro al 60,9% delle persone attive. Sorta in origine come industria domestica nei distretti montani, per integrare le scarse risorse agricole, quando vennero esaurendosi le risorse minerarie, essa si è sviluppata nel corso del sec. XIX, sia come conseguenza della costruzione delle ferrovie, che hanno permesso di trasportare a buon mercato quantità ingenti di carbone, sia in connessione con il fatto che l'unione doganale germanica ha aperto alla sassonia un vasto mercato interno. L'industria si concentra particolarmente lungo una linea che va dal Vogtland alla Lusazia, seguendo all'incirca il contatto tra montagna e pianura, con nuclei di maggiore densità presso i piccoli bacini carboniferi. L'estrazione del carbon fossile e della lignite occupa 30 mila operai. Le miniere più importanti di carbon fossile sono quelle di Zwickau (prod. annua 4 milioni di tonn.), mentre per le lignite (prod. 12 milioni di tonn.) sono da ricordare le miniere del bacino di Lipsia e quelle di Lusazia (Zittau). Rinomati sono i giacimenti di caolino posti presso Meissen, mentre tra le cave di pietra, molto numerose, sono note quelle della Svizzera Sassone. Di rame vengono estratte solo 5000 tonn.
L'industria, assai varia, possiede ben 233 mila imprese che dànno lavoro a 1.600.000 addetti. Al primo posto è quella tessile, che conta circa un terzo delle persone occupate in Germania in questo ramo e che ha i suoi centri maggiori nella Sassonia occidentale (Chemnitz, "la Manchester tedesca", Plauen, Greiz, Auerbach) e nell'alta Lusazia (industria domestica); notevole l'impiego di mano d'opera femminile e l'aiuto fornito dall'energia elettrica; i prodotti principali, oltre ai tessuti, sono guanti, calze, ricami, tappeti, passamanerie. Segue l'industria dei metalli e delle macchine (328 mila addetti), localizzata specialmente attorno a Chemnitz, Lipsia, Dresda, l'industria dell'abbigliamento (160 mila addetti) e quella delle costruzioni. Per la produzione libraria e come mercato di pellicce, Lipsia ha una rinomanza mondiale, per le ceramiche Meissen. Markneukirchen e Klingental (Vogtland) sono noti per le fabbriche di strumenti musicali, Glashütte per la meccanica di precisione.
Le comunicazioni, data l'alta densità di popolazione e il notevole sviluppo industriale, costituiscono una rete molto densa. Quella ferroviaria è lunga 3274 km. e ha quindi una densità che si avvicina molto a quella del Belgio, che a sua volta è tra le più dense del mondo. La linea più antica, aperta nel 1837, è quella che unisce Lipsia a Dresda passando per Riesa. Nel 1860 la rete era di 498 km., nel 1880 di 1944. Le linee più importanti sono quelle che provenendo da Lipsia e da Berlino si uniscono a Dresda, da dove attraverso la valle dell'Elba raggiungono la Boemia e il Danubio. Nella direzione E.-O. la linea più importante è quella che proviene dalla Slesia, passa per Dresda, Chemnitz e a Reichenbach s'incontra con la linea N.-S. Berlino-Monaco. Nelle comunicazioni e nel commercio trova lavoro il 17% delle persone attive.
V. tavv. CLXXIII e CLXXIV.
Bibl.: J. Zemmenrich, Landeskunde von Sachsen, 2ª ed., Berlino-Lipsia 1923; F. Kossmat, Übersicht der Geologie von Sachsen, Lipsia 1925; P. Schreiber, Klimatographie des Königrechs Sachsen, Stoccarda 1893; A. Hettner, Gebirgsbau und Oberflächengestaltung der sächsischen Schweiz, ivi 1887; J. Burkhard, Das Erzgebirge, eine orometrisch-anthropogeographische Studie, ivi 1888; F. Weissbach, Wirtschaftsgeorgr. Verhältnisse, Ansiedlungen und Bevölkerungsverbreitung im mittleren Teile des sächsischen Erzgebirges, ivi 1908; G. Röllig, Wirtschaftsgeographie Sachsens, Breslavia 1928; A. Haustein, Die Siedlungen des sächsischen Vogtlandes, Lipsia 1904; J. R. Kretschmar, Zur Entstehung der sächsischen Städte, ivi 1904.
Storia.
Sul finire del terzo secolo dell'era volgare si comprende sotto il nome collettivo di Sassoni (la prima volta questo nome appare in Tolomeo, verso il 150) un raggruppamento abbastanza incoerente di antichi popoli germanici, viventi fra l'Elba, l'Ems e l'Eider: i Cherusci, i Cauci, gli Angrivari; tale nome deriverebbe dall'arma nazionale, la sahs, la spada corta. I Sassoni non partecipano ai grandi spostamenti che caratterizzano l'età delle invasioni barbariche; soltanto si allargarono alquanto verso ovest e si stabilirono sulle coste del Mare del Nord, a contatto con i Frisoni, da dove cominciarono a fare incursioni piratesche nelle coste della Gallia e si spinsero anche in Inghilterra, dove alcune tribù si fermarono anzi stabilmente. Una tradizione incerta (annali di Quedlinburg) vuole che nel secolo VI, insieme con i Merovingi, sottomettessero le popolazioni della Turingia, avendone in compenso assegnata la parte settentrionale. Certo è che ben presto li troviamo sul Harz e sulla Saale. Una parte dei Sassoni aiutarono Alboino nella conquista dell'Italia, ma non vi presero piede; forse si stanziarono invece nelle terre originarie dei Longobardi. Nel secolo VIII i Sassoni appaiono divisi (dal punto di vista geografico, non etnico) in Vestfali (all'ovest, sul Reno), Engri (lungo il Weser), Ostfali (all'est, sull'Elba) e Nordalbingi (a nord dell'Elba). Questi popoli sono molto affini per origine e costumanze, hanno un organamento sociale assai poco noto, ma certamente poco complesso (tre caste nettamente divise: i nobili, i liberi, i leti o coloni semiliberi; non sembra che vi fossero dei re), sono refrattarî a ogni tentativo di evangelizzazione. Ben presto devono occuparsi di loro i re franchi, dapprima per frenarne le incursioni sulle coste francesi, poi per convertirli al cristianesimo e annettere il loro vasto territorio al regno franco. Combattono contro di loro Carlo Martello, Pipino, Carlomanno, ma principalmente Carlo Magno, che della loro sottomissione e conversione fece uno degli scopi principali del suo regno, ma non poté conseguirlo che dopo 32 anni di guerre e una ventina di spedizioni (però inframmezzate alle altre sue imprese). Nella prima campagna (772) Carlo conquistò la Eresburg, dove sorgeva la famosa quercia Irminsul, sorta di totem nazionale, ma la riperdette ben presto; i Sassoni furono guidati dal valoroso Viduchindo nella loro accanita e pervicace resistenza, svoltasi attraverso sottomissioni apparenti, feroci rivolte, eccidî sanguinosi: dopo che nel 782 un esercito franco fu massacrato al Süntelgebirge, Carlo passò a fil di spada, a Verder, 4500 Sassoni, e impose ancora una volta con la forza il cristianesimo, che si affermò definitivamente solo quando Viduchindo nel 785, ad Attigny, si fece cristiano. Tuttavia non prima dell'804 la Sassonia poté dirsi del tutto pacificata. Allora si poterono fondare le prime sedi vescovili: fra gli Engri, Paderborn, Minden, Verden, Brema; fra i Vestfali, Münster ed Osnabrück, alle quali sedi si aggiunsero più tardi Hildesheim e Halberstadt. Si fondarono anche conventi che divennero famosi, come Corvey e Gandersheim, e la Sassonia divenne il centro per l'evangelizzazione dell'oriente e del nord germanico-slavo. La conquista della Sassonia ebbe importanza fondamentale per la formazione del regno germanico.
Durante la decadenza carolingia nella regione sassone si affermò, specie nel corso delle lotte contro gli Slavi, la famiglia dei Liudolfingi, grande proprietarî terrieri della regione del Harz; ne è il vero fondatore Liudolf "dux orientalium Saxonum", bene accetto a Ludovico il Germanico, che gli affida la difesa di quella marca di confine. Dei suoi due figli, Bruno (fondatore di Brunswick) muore nell'880 combattendo contro i Normanni; Ottone conquistando la Turingia diviene il più potente signore del territorio sassone e si fa chiamare duca (morto nel 912). Suo figlio Enrico, resosi come duca del tutto indipendente dall'imperatore, diviene poi imperatore egli stesso e il fondatore della dinastia imperiale sassone. Ottone il Grande, impossibilitato di occuparsi direttamente della Sassonia, e meno interessato ad essa del padre, finisce con lasciarla con la dignità di duca a un valoroso, distintosi nelle lotte contro gli Slavi, Ermanno "der Billunge"; il suo dominio personale era tra il Weser e la bassa Elba, e costituirà poi la maggior parte del ducato di Sassonia-Lauenburg. I discendenti di questo primo vero duca della Sassonia reggono questa terra per secoli. Durante la lotta per le investiture, l'antico spirito d'indipendenza, unito all'avversione contro gl'imperatori della casa di Franconia, e inasprito dalle trame dell'ambizioso Adalberto dí Brema, determinò una lunga e seria rivolta contro Enrico IV e il suo concetto assolutistico dell'impero, scoppiata quando egli fece costruire alcuni castelli nel Harz e fece prigioniero il duca Magno. La rivolta durò dal 1073 al 1085 e finì lasciando in sostanza indisturbato il duca sassone. Morto questo nel 1106, gli succedettero, sempre più potenti e indipendenti, Lotario di Suplimburgo (il futuro imperatore), poi il genero di quest'ultimo, Enrico il Superbo della casa guelfa di Baviera (nel 1137). Il figlio suo, il famoso Enrico il Leone, ampliò notevolmente i suoi possessi, sì da costituire il più potente dominio personale che vi fosse in Germania. Ma nel 1180 Federico Barbarossa lo privava dei dominî e della sua potenza. Il vastissimo territorio venne spartito, affinché non costituisse, con la sua grandezza, incentivo a pericolose ambizioni personali. Una piccola parte, fra Reno e Weser, costituì con Paderborn il ducato di Vestfalia, assegnato all'arcivescovo di Colonia; un'altra porzione, non molto più grande, sita ad occidente, fu data col nome di ducato di Sassonia a Bernardo di Anhalt, figlio di Alberto l'Orso della casa degli Ascanî; una zona centrale, fra Lüneburg e Brunswick, patrimonio personale della casa Guelfa, costituì dopo qualche tempo il ducato di Brunswick-Lüneburg.
Bernardo di Anhalt ebbe la dignità di maresciallo dell'impero; fondò Lauenburg, temporaneamente toltagli da Valdemaro di Danimarca, poi ripresa dal figlio Alberto I (1212-61), i cui figli, nel 1272, si divisero il dominio avito e quello di recente acquistato. Il più anziano, Giovanni, tenne per sé Lauenburg, l'altro, Alberto, ebbe assegnata Wittenberg: da questa data in poi il concetto geografico di Sassonia si scinde negli altri due, di Alta e Bassa Sassonia (Sassonia-Lauenburg). I due fratelli esercitano insieme la dignità di principe elettore e di maresciallo dell'impero, oltre al margraviato su Magdeburgo. Ma presto cominciano le contese riguardo alla dignità elettorale; nel 1355 la Bolla d'oro l'attribuisce alla linea di Wittenberg, che acquista il predominio sull'altra. Non a lungo però, ché con la morte di Alberto II (1422) questa casata si spegne, e, nonostante le pretese della linea di Lauenburg, la Sassonia elettorale viene assegnata, insieme con la dignità elettorale, dall'imperatore Sigismondo a Federico il Bellicoso della casa dei Wettin, signori della Misnia e della Turingia. Dopo una storia piuttosto turbolenta di lotte fra i discendenti di Federico, i due suoi nipoti Ernesto e Alberto decidono nel 1485 di spartire il dominio ereditato. Il primo riserva a sé, con la dignità di principe elettore, la Sassonia elettorale (Kursachsen), la Turingia meridionale, il Vogtland, Coburgo in Franconia; l'altro ha, con la dignità di duca, la marca di Meissen (con Dresda) e la Turingia settentrionale (questi territorî sebbene nulla avessero a che vedere con la Sassonia vera e propria, tuttavia furono assai presto designati con questo nome). Così si formano le due linee dette, dai nomi dei due fratelli, Ernestina (con la dignità elettorale) e Albertina.
Linea ernestina. - Fu all'inizio la più importante. Il figlio del fondatore, Federico III il Saggio (1486-1525) fu uno dei più potenti principi dell'impero; protesse validamente Lutero, e il suo dominio (con l'università di Wittenberg, fondata nel 1502) costituì la roccaforte del luteranesimo. Suo fratello Giovanni il Costante (1525-1532) favorì ulteriormente la riforma traendone anche le conseguenze pratiche (inizio dell'incameramento dei beni ecclesiastici), riordinò chiesa e scuola, fu tra i fondatori della Lega di Smalcalda. Il figlio Giovanni Federico il Magnanimo (1532-1547) procedette alla prima secolarizzazione (Naumburg-Zeitz) attirandosi lo sdegno dell'imperatore, che nel 1546 lo mise al bando dell'impero e assegnò nel 1547 gran parte delle sue terre e la sua dignità elettorale a Maurizio di Sassonia. L'altro conservò solo le terre della Turingia (Eisenach, Gotha, Weimar, Jena, Orlamünde, cui si aggiunsero poi Coburg e Altenburg). Dallo smembramento delle terre turingie avranno poi origine i ducati sassoni.
Linea albertina. - Il figlio di Alberto, Giorgio il Barbuto (1500-1539), accanito avversario di Lutero, cerca di impedire la diffusione della Riforma, che viene abbracciata invece dal fratello Enrico, signore di Freiberg, e trionfa con questo, quando Giorgio muore senza eredi e Enrico gli succede (fino al 1541). Il figlio suo, Maurizio (1541-1553), durante la guerra della Lega di Smalcalda ha l'accortezza di tenere dalla parte dell'imperatore; ne viene investito della dignità elettorale e del dominio su quasi tutto il territorio della linea ernestina - dopo che ha battuto a Mühlberg il cugino Giovanni Federico - con la "capitolazione di Wittenberg" (maggio 1547). Divenuto così potentissimo, acquistò grande importanza nella politica del suo tempo, sì da costringere Carlo V al trattato di Passavia; il suo dominio fu benefico al paese. Suo fratello Augusto (1553-1586) accrebbe ancor più i suoi possedimenti; nel campo religioso fu intollerante luterano, ma per il resto un buon principe, che curò l'agricoltura, l'industria (favorendo lo stanziamento di tessitori olandesi), l'attività mineraria, sicché la Sassonia divenne uno dei più fiorenti stati tedeschi. Cristiano I (1586-1591) favorì il criptocalvinismo, fautore il cancelliere N. Crell; ma sotto Cristiano II (1891-1611) questa tendenza religiosa venne soffocata e il Crell mandato al patibolo. Morto Cristiano II senza eredi, gli succedette il fratello Giovanni Giorgio (1611-1656) la cui politica fu esiziale al paese e ne iniziò la decadenza. Per ostilità al calvinismo, non volle aderire all'Unione evangelica e si tenne dalla parte dell'imperatore, che aiutò contro il "re d'un inverno" Federico V; rifiutò anche la corona regale offertagli dai Boemi. Scoppiata la guerra dei Trent'anni, non seppe decidersi ad aiutare Gustavo Adolfo e così contribuì alla caduta di Magdeburgo; solo nel 1631 si unì al sovrano svedese e gli permise di battere Tilly a Breitenfeld. La Sassonia fu allora invasa dagl'imperiali e sul suo territorio fu data la battaglia di Lützen. Dopo questa, il principe sassone tornò ad accostarsi all'imperatore, con il quale fece pace a Praga; ne ebbe concessa la Lusazia e i territori ecclesiastici secolarizzati, concessioni che il trattato di Vestfalia ratificò. Ma tuttavia la Sassonia usciva straordinariamente indebolita dalla lunga guerra, che si era svolta in gran parte sul suo territorio, con conseguenze disastrose per gli abitanti; perciò perdette tutta la sua importanza in Germania, proprio allorquando il Brandeburgo si andava affermando. Da allora in poi la politica della Sassonia fu sempre dominata dalla gelosia verso questa nuova potenza. Ricordiamo ancora che, nel 1656, violando una precisa contraria disposizione del fondatore della linea albertina, Giovanni Giorgio indebolì l'efficienza della propria linea principale, attribuendo dominî personali ai figli Augusto, Cristiano e Maurizio (linee cadette di Weissenfels, Merseburg, NaumburgZeitz); ma le tre linee si spensero nella prima metà del secolo seguente. Gli succedettero Giovanni Giorgio II (1656-1680) che si accosta alla Francia e cerca di emulare a Dresda la vita fastosa di Versailles; Giovanni Giorgio III (1680-1691) che crea un esercito stanziale; Giovanni Giorgio IV (1691-1694), il cui figlìo è Federico Augusto I, meglio noto come il brillante e sperperatore Augusto il Forte (1694-1733). Più per vanità personale che per calcolo politico - benché potesse sperare di riacquistare così in Germania l'importanza perduta - egli mirò al trono di Polonia, resosi vacante nel 1696; a tale scopo si fece cattolico e perdette così l'ultimo titolo di predominio nella Germania luterana (si noti che da lui in poi, fino al 1918, la Sassonia, paese protestante, fu sempre governata dd sovrani cattolici); acquistato così l'appoggio dell'imperatore e dei gesuiti, spendendo in più somme ingentissime, ottenne la corona regale (v. augusto 11 re di polonia). Ma le conseguenze di questo atto che legava la piccola Sassonia alle vicende della irrequieta Polonia, si videro ben presto. Come re di Polonia egli fu costretto a partecipare alla guerra contro Carlo XII re di Svezia, guerra condotta in gran parte con mezzi e con truppe sassoni. Nel 1706 la Sassonia fu invasa dagli Svedesi e ridotta in cattive condizioni (pace di Altranstädt). Sotto Federico Augusto II (1733-1763; v. augusto 111 re di polonia) e il suo onnipotente ministro conte Brühl, le cose non migliorarono. Si continuò nella politica ligia all'Austria, in odio alla Prussia; così Federico Augusto riconobbe la Prammatica Sanzione e rifiutò la corona imperiale offertagli durante la guerra di successione polacca da Francia e Spagna. Questa guerra non contribuì davvero a migliorare le condizioni finanziarie della Sassonia, rese anche più precarie dalle spese pazzesche richieste dalla fastosa vita di corte dei due Augusti; però Dresda deve ad essi la sua inimitabile grazia barocca. La guerra di successione d'Austria vide la Sassonia dapprima contro l'Austria, ma poi contro la Prussia, ciò che le costò la grave contribuzione di guerra imposta con la pace di Dresda (1745). Scoppiata la guerra dei Sette anni, il Brühl continuò la sua politica ostile alla Prussia, pur senza osare un'aperta dichiarazione di guerra: di conseguenza la Sassonia fu invasa dalle truppe di Federico (battaglia di Pirna; resa dell'intero esercito sassone) e non se ne liberò, malconcia, che con la pace di Hubertusburg (1763). In quell'anno, dopo il brevissimo principato di Federico Cristiano, succede Federico Augusto III (che come re di Sassonia si chiamò, dopo il 1815, Federico Augusto I) il quale regnò fino al 1827. Un periodo di pace e di ripresa economica, e poi, nel 1806, la Sassonia ridiviene campo di battaglia; dapprima aiuta fiaccamente la Prussia, ma poi Napoleone l'attira nella Confederazione renana, concedendo nella pace di Posen il titolo di re e alcuni nuovi territorî (bassa Lusazia prussiana; dal 1807 anche il ducato di Varsavia, e dal 1809 Cracovia e la Galizia occidentale) a Federico Augusto, che fu infatti da allora in poi il più devoto e fedele satellite di Napoleone. Così tenne per lui anche nel 1813, contro la volontà del popolo e dell'esercito. Nella Sassonia principalmente si svolse l'atto finale del dramma napoleonico. A Lipsia (1813) Federico Augusto cadde prigioniero degli Alleati; nei due anni che seguirono la Sassonia venne governata dai Russi. Le conseguenze dell'atteggiamento del re sassone non mancarono di essere sfavorevoli. Nel Congresso di Vienna la Prussia pretese addirittura di annettersi la Sassonia, ed era in ciò appoggiata dalla Russia; ma il Metternich non favorevole a un soverchio ingrandimento della Prussia, si oppose e il congresso entrò in seria crisi per questo motivo. Dopo i Cento Giorni si finì tuttavia con l'accordarsi: la Prussia ebbe la metà settentrionale della Sassonia (intorno a 20.200 kmq. su 35.000, e 864.000 abitanti su 2 milioni) e gran parte della Lusazia, costituendo la "provincia della Sassonia". La vera e propria Sassonia fu ridotta definitivamente a stato d'importanza del tutto secondaria. Durante il regno di Antonio I (1827-1836) e il governo reazionario del conte von Einsiedel si ebbero, in relazione con gli avvenimenti parigini del luglio 1830, alcuni tumulti, che indussero il re ad assumere come correggente il nipote Federico Augusto II e a concedere una costituzione, con due camere. Particolarmente gravi furono le rivolte del 1849 a Dresda, soffocate dall'intervento delle truppe prussiane. La Sassonia nel 1834 aveva aderito allo Zollverein, nel 1837 aveva introdotto la navigazione a vapore sull'Elba e, due anni dopo, la prima ferrovia, da Lipsia a Dresda. Re Giovanni (1854-1873) concede alcune riforme a tinta liberale; nel 1866 combatte ancora con l'Austria, ma nel 1870-1871 è al fianco della Prussia. Dato lo sviluppo veramente notevole che vi assumono le industrie, la Sassonia acquista un carattere sempre più socialista (fu detta perciò anche il "reame rosso"); per tale ragione la rivoluzione del 1918 vi fu particolarmente violenta e il governo della repubblica sassone mantenne a lungo un carattere estremista. Nel marzo 1933 la Sassonia aderì al movimento nazionalsocialista.
Sassonia-Lauenburg. - Dopo la divisione del 1272 Lauenburg fu governata per più di quattro secoli dal medesimo ramo della casa dei Wettin. Il territorio di questo piccolo stato si estendeva sulla destra dell'ultimo tratto dell'Elba, confinando principalmente con Lubecca, con la quale, come con gli arcivescovi di Brema, frequenti furono gli attriti. Magno I (1507-1543) introdusse la Riforma, e rinunciò a contestare alla linea di Sassonia-Wittenberg i diritti elettorali, fino allora sempre affermati dopo la decisione imperiale del 1355. Francesco Alberto I (morto nel 1642) combatté con Wallenstein e poi con i protestanti; l'ultimo duca, Giulio Francesco (1666-1689) era cattolico e al servizio imperiale. Alla sua morte la casa di Hannover riuscì a farsi attribuire il ducato (1728), ma Lauenburg conservò i suoi diritti di Stato dell'impero, acquistati nel sec. XVI. Col trattato di Vienna (1815) Lauenburg venne ceduta alla Danimarca in cambio della Pomerania anteriore, che passava alla Prussia, mentre il Hannover aveva la Frisonia orientale, Hildesheim e Goslar. Nel 1864 Lauenburg tornava alla Prussia, ma sempre come stato semiautonomo, tanto è vero che faceva parte della confederazione germanica; soltanto nel 1876 fu incorporata nella Prussia, come provincia (Kreis) di Ratzeburg.
Ducati Sassoni. - Hanno origine dalle varie spartizioni dei dominî della linea ernestina, per chiarire le quali conviene tener presenti alcune complicate vicende genealogiche.
Giovanni Federico I, il vinto del 1547, lascia tre figli. Morto uno di essi, gli altri due si spartono il dominio, così che il maggiore, Giovanni Federico II (morto nel 1595 ma al bando dell'impero fino dal 1566) ottiene Gotha, e Giovanni Guglielmo (morto nel 1573) Weimar, Coburgo, Altemburgo, Eisenach. Nel 1572 Giovanni Guglielmo, pur mantenendo Weimar e Altemburgo, cede Coburgo ed Eisenach ai due figli del fratello, la cui linea si spegne però nel 1640. Un'altra spartizione ha luogo nel 1603 nella discendenza di Giovanni Guglielmo: il figlio minore di questo, Giovanni (morto nel 1605), sempre conservando Weimar (ormai si può già parlare di una linea di Sassonia-Weimar), cede Altemburgo ai figli del fratello maggiore Federico Guglielmo I (morto nel 1602) i quali iniziano la linea di Sassonia-Altemburgo (estinta nel 1672); poi le due linee si spartono nel 1640 l'eredità dei discendenti di Giovanni Federico II: Coburgo passa alla linea di Altemburgo, Eisenach e Gotha alla linea di Weimar. Quest'ultima, nei figli di Giovanni si divide poi stabilmente in due rami paralleli, di Sassonia-Weimar e di Sassonia-Gotha (che si accrescerà nel 1672 con Altemburgo). Ma, mentre il primo ramo si continuerà fino ai giorni nostri senza modificazioni territoriali sensibili, l'altro ramo subisce ulteriori spezzettamenti, in parte temporanei in parte definitivi, principalmente in seguito alla spartizione che il fondatore della casata, Ernesto il Pio (1640-1674; uno dei figli di Giovanni) fa del dominio tra i proprî figli. E precisamente egli attribuisce: Gotha e Altemburgo a Federico I; Coburgo ad Alberto (che muore però nel 1699, e il territorio passa nel 1714 alla linea di Saalfeld); Meiningen a Bernardo; Hildburghausen a Ernesto; Saalfeld a Giovanni Ernesto.
Tranne Coburgo tutti questi territorî costituiscono altrettanti ducati, che non subiscono notevoli modificazioni fino al patto di famiglia di Hildburghausen (1826), e sono:
1. Sassonia-Gotha-Altemburgo. Si estingue nel 1825; Gotha passa alla linea di Sassonia-Coburgo-Saalfeld, Altemburgo entra a far parte di un nuovo ducato.
2. Sassonia-Meiningen. Nel 1826 si accresce di Saalfeld e di Hildburghausen.
3. Sassonia-Hildburghausen. Smembrato nel 1826 fra Sassonia-Meiningen ed il nuovo ducato di Sassonia Altemburgo.
4. Sassonia-Coburgo-Salffeld. Prese questo nome dopo l'acquisto di Coburgo (1714); nel 1826 perdette Saalfeld e acquistò Gotha, assumendo la nuova denominazione di Sassonia-Coburgo e Gotha.
V. sassonia-coburgo-gotha; sassonia-weimar-eisenaca.
Bibl.: Fonti e opere di carattere generale: R. Bemmann, Bibliographie der sächsischen Geschichte (in collaborazione), Lipsia 1918; Archiv. für die sächsische Geschichte, 1862-79, poi Neues Archiv für sächsische Gesch. und Altertumskunde, Dresda; Codex diplomaticus Saxoniae regiae, 1864-1929, voll. 29 segg.; Niedersächsisches Jahrbuch für landesgeschichte, Hildesheim: Sachsen und Anhalt, Magdeburgo.
Geschichte der Territorien und Kreise der Provinz Sachsen, Halle 1912 segg.; K. Sturmhöfel, Illustrierte Gesch. der sächsischen Lande und ihrer Herrscher, Lipsia 1897-1909; F. Blanckmeister, Sächsische Kirchengeschichte, Dresda 1906; E. Gretschel e F. Bühlav, Gesch. des sächsischen Volkes und Staates, Lipsia 1862-1863; C. W. Böttiger-Th. Flathe, Gesch. des Kurstaates und Königreichs Sachsen Gotha 1867-73, voll. 3; O. Kaemmel, Sächsische Geschichte, Lipsia 1912. Le principali fonti per il periodo medievale si trovano edite in Monumenta Germaniae Historica: cfr. il volume III degli Scriptores per gli Annales Corbeienses e per le Res gestae Saxoniace di Widukind (Widuchindus); Il V e il XV della stessa sezione per il Liber de bello Saxonico di Brunone e il Carmen de bello Saxonico, ecc.
Opere di carattere monografico: A. F. Schaumann, Gesch. des niedersächsischen Volks von dessen ersten Hervortreten auf deutschen Boden an bis zum jahre 1180, Gottinga 1839; H. Wiedemann, Die Sachsenbekehrung, Hiltrup 1932; K. Brandi, Karls des Grossen Sachsenkriege, in Niedersächs. Jahrbuch, 1933; M. Lintzel, Der sächsische Stammesstaat u. seine Eroberung durch die Franken, Berlino 1933; O. Posse, Die Wettiner. Genealogie des Gesammthauses Wettin, Lipsia 1897; id., Die Markgrafen von Meissen und das Haus Wettin, Lipsia 1881; K. Wench, Die Wettiner im XIV. Jahrhundert, ivi 1877; E. Hinze, Der Übergang der sächsischen Kur auf die Wettiner, Halle 1906; P. Kirn, Friedrich der Weise und die Kirche, Lipsia 1926; G. Mentz, Johann Friedrich der Grossmütige, Jena 1904-1908; W. Wenck, Albertiner und Ernestiner nach der Wittenberger Kapitulation, in Arch. für die sächs. Gesch., VIII; B. Auerbach, La diplomatie française et la cour de Saxe (1648-80), Parigi 1888; P. Hassel, Zur Politik Sachsens in der Zeit vom westfälischen Frieden bis zum Tode Johann Georgs II., in Neues Arch. für sächs. Gesch., XI; H. G. Schmidt, Die Konvention von Altranstädt, Lipsia 1906; R. Beyrich, Kunsachsen und die polnische Thronfolge 1733-36, ivi 1913; R. Becker, Der Dresdener Friede und die Politik Brühls 1745-46, ivi 1902; J. Ziekursch, Sachsen und Preussen um die Mitte des 18. Jahrhunderts, Breslavia 1904; F. v. Funck, In Russland und in Sachsen 1812-15, Dresda 1930; W. Kohlschmidt, Die sächsische Frage auf dem Wiener Kongress und die sächsische Diplomatie dieser Zeit, ivi 1930; W. Friedensburg, Die Provinz Sachsen, ihre Entstehung und Entwicklung, Halle 1919; P. Reinhardt, Die sächsischen Unruhen des Jahres 1830-31 und Sachsens Übergang zum Vergassungssstaat, ivi 1916.