SASSUOLO (A. T., 24-25-26)
Grosso borgo del Modenese, a 17 km. a S.-SO di Modena e a 123 m. s. m., con circa 6000 ab. (1931). Sorge sulla destra del Secchia al margine della pianura verso la zona collinosa preappenninica; ha vie parallele al fiume e trasversali, diritte, talora accompagnate da portici, belle piazze, delle quali una serve al mercato, e un'altra è fronteggiata dalla chiesa arcipretale. All'ingresso di Sassuolo per chi viene da Modena è il palazzo ducale degli Estensi. Sassuolo è un mercato importante del preappennino modenese ed ha anche alcune industrie. Il comune (38,76 kmq.), assai fertile, produce specialmente buoni vini, e conta 11.634 ab., di cui 4710 sparsi. È stazione della tramvia elettrica Modena-Sassuolo e della ferrovia Guastalla Reggio Emilia-Sassuolo; ha varî servizî automobilistici.
Monumenti. - Il grandioso palazzo degli Estensi fu cominciato a costruire sin dal 1634 per Francesco I da Bartolomeo Avanzini, il quale utilizzò un vecchio castello già trasformato nel sec. XV per ordine di Borso d'Este. Privato dell'arredamento, il palazzo conserva ancora nell'interno la decorazione ad affresco e a rilievi in stucco. Notevoli per le decorazioni specialmente il primo salone a destra della scalinata affrescato con architetture illusionistiche di Michelangelo Colonna e Agostino Mitelli, rappresentanti l'interno d'un grandioso teatro con figure di cantori e suonatori affacciati a tribune; la "galleria di Bacco" con scene della vita di Bacco da Giovanni Boulanger, aiutato da Giovari Francesco Monti e Baldassarre Bianchi, scolari del Colonna e da Pier Francesco Cittadini; la "camera dell'Amore"; la "camera del Genio", dove il Boulanger dipinse, con brio scintillante, quattro affreschi mitologici, mentre le statue a monocromato lungo le pareti sono dovute al suo aiuto Sansoni. Opera del Boulanger è pure la Caduta di Fetonte, nella vòlta della "camera di Fetonte".
Bibl.: A. Setti, Gli affreschi del palazzo Finzi in Sassuolo, Milano 1820; A. Venturi, Affreschi della "delizia" estense di Sassuolo, in L'Arte, XX (1917), pp. 65-98.