SATICULA
Centro noto attraverso testimonianze letterarie, e situato nell'antico Sannio, al confine della Campania. Anche se non confermata da rinvenimenti monumentali può considerarsi valida l'ipotesi secondo la quale l'antica S. deve essere identificata con l'odierna S. Agata dei Goti, ove si trovano numerosi frammenti decorativi architettonici reimpiegati, e precisamente si può supporre che la città attuale sorga sul sito dell'acropoli di S., mentre la città doveva distendersi verso la valle dell'Isclero. Sull'altro versante della valle, su di un pianoro a due chilometri dall'attuale città, è stata esplorata tra il 1771 ed il 1811, un'ampia e ricca necropoli e, da allora, ed ancor oggi, nella regione vengono segnalati rinvenimenti di tombe.
Ed è appunto per la grande quantità di ceramica venuta fuori in S., e per una qual certa omogeneità che essa presenta, che il Patroni ha avanzato l'ipotesi dell'esistenza di una fabbrica di ceramica saticulana, ipotesi ripresa poi dal Macchioro, che ha diviso la produzione della supposta fabbrica di S., in tre periodi di un cinquantennio ognuno dal 350 al 200 a. C., con una cronologia che si è poi rivelata troppo tarda; si è anche pensato ad una fabbrica greca trapiantatasi su suolo italico. Ma per quanto la definizione di ceramica di S. sia largamente impiegata nella classificazione della ceramica campana, tuttavia la critica più recente, a partire dal Buschor, tende a negare l'esistenza sia di una fabbrica campana, che di una greca trapiantata in suolo italico. In realtà quel primo periodo della presunta produzione ceramica di S., che va sotto il nome di Saticula I e che va assegnato alla prima metà del IV sec. a. C., è formato da una ceramica attica di importazione, senza nessuna possibilità che si tratti di officina campana. Meno chiaro è poter stabilire se devono considerarsi, come è più probabile, prodotti di importazione anche i vasi del successivo periodo detto Saticula II (della seconda metà del IV sec.) o se non si possa piuttosto parlare di officine locali o di officine greche trapiantate in Campania, laddove la terza fase, la così detta Saticula III, rientra certamente nel quadro della produzione della ceramica campana.
Bibl.: Per la identificazione di S.: Philipp, in Pauly-Wissowa, II A, 1923, c. 61 ss.; D. Mustilli, in Bull. Palet. It., LIV, 1934, p. 98, n. 3. Per la fabbrica di ceramica di S.: G. Patroni, La ceramica antica nell'It. Mer., in Mem. Acc. Arch. Napoli, 1898, p. 92 ss.; V. Macchioro, in Röm. Mitt., XXVII, 1912, pp. 34 ss.; 187 ss.; E. Buschor, Griech. Vasenmalerei, Monaco 1921, pp. 148. In particolare per Saticula I e la questione generale vedi: L. Forti, Il vaso di Triptolemos del Mus. di Napoli, in Rend. Acc. di Arch. di Napoli, XXIII, 1947-48, (ivi bibl. precedente).