Saturday Night and Sunday Morning
(GB 1960, Sabato sera, domenica mattina, bianco e nero, 89m); regia: Karel Reisz; produzione: Tony Richardson per Woodfall/Bryanston; sceneggiatura: Alan Sillitoe, dal suo omonimo romanzo; fotografia: Freddie Francis; montaggio: Seth Holt; scenografia: Ted Marshall; costumi: Sophie Devine, Barbara Gillett; musica: John Dankworth.
Arthur Seaton è un giovane tornitore di Nottingham, insofferente della vita piatta che i suoi genitori e i suoi colleghi conducono. Dalla catena di montaggio seguiamo Arthur fino a casa, in cucina con i genitori, e poi, la sera, al pub, intento a una colossale gara di bevute. Insieme a lui è Brenda, la moglie di un compagno di lavoro, con la quale Arthur ha una relazione. Arthur passa la notte a casa di Brenda, ma la domenica mattina se ne va in fretta, perché il marito sta ritornando. Di nuovo al pub, Arthur incontra la zia e il cugino Bert e strappa un appuntamento a una ragazza, Doreen. Nelle settimane successive, Arthur si divide tra il lavoro, gli scherzi ai compagni e a una vicina di casa e gli appuntamenti con Brenda e con Doreen, che non gli concede nulla e insiste per vederlo a casa propria, con la mamma. Una sera Brenda scoppia in lacrime e dice ad Arthur di essere incinta. Arthur, che pure ha perso interesse nei suoi confronti, si offre di aiutarla e la accompagna la domenica a casa della zia. Brenda decide di troncare la relazione. Mesi più tardi, al luna park, Arthur incontra la donna con il marito, il figlio, il cognato militare e un suo compagno; la trascina in un angolo buio, dove viene sorpreso dal cognato che, con l'amico, lo insegue e lo pesta. Arthur, convalescente per l'aggressione, riceve la visita di Doreen e Bert. Finalmente, una sera, dopo che la madre di Doreen è andata a dormire, Arthur e Doreen fanno l'amore sul divano. A pesca sul fiume, la domenica mattina, Arthur annuncia a Bert che sposerà Doreen. Arthur e Doreen sono su una collina e parlano della loro vita futura; Arthur scaglia un sasso contro il cartellone di un'agenzia immobiliare.
Dopo il successo di Look Back in Anger (I giovani arrabbiati, 1959) e l'insuccesso di The Entertainer (Gli sfasati, 1960), entrambi di Tony Richardson, la Woodfall, fondata da Richardson con il commediografo John Osborne, chiuse a fatica il suo terzo progetto, l'adattamento del romanzo di Alan Sillitoe, scrittore 'arrabbiato' di Nottingham, su un giovane tornitore esuberante e scontento, intrappolato in una vita piccoloborghese. Saturday Night and Sunday Morning venne sceneggiato dallo stesso Sillitoe e diretto da Karel Reisz, uno dei fondatori del Free Cinema, che scalpitava per passare al lungometraggio. Mancavano soldi e non ci si poteva permettere una star; il ruolo di protagonista andò ad Albert Finney, attore emergente in teatro, apparso fuggevolmente in The Entertainer, ma sconosciuto al pubblico cinematografico. Quando il film fu pronto, nessun esercente accettò di programmarlo. Fu solo l'insuccesso inaspettato di un film della Warner che, nel novembre del 1960, aprì uno spazio in una sala di prima visione di Londra. Saturday Night and Sunday Morning uscì con un lancio pubblicitario irrisorio, non faceva concessioni al divismo, era insofferente, sboccato, esplicito. Eppure, fin dalla prima settimana di programmazione, ebbe un successo tale da modificare gli equilibri e le tendenze del cinema inglese. Alla fine del 1961, era diventato il terzo campione di incassi nazionale e aveva trasformato Albert Finney in una star e il Free Cinema in un'apparente miniera d'oro (in realtà, la fortuna della nuova tendenza sarebbe durata solo pochi anni).
Cronaca lucida, vitale e dettagliata della vita quotidiana di un operaio, Saturday Night and Sunday Morning è segnato dalle forme della città industriale. Arthur non esce mai dai confini spaziali della sua classe di appartenenza; si muove tra la fabbrica, il quartiere popolare, il pub, il luna park, il cinema, il fiume dove va a pesca. A differenza del Jimmy Porter di Look Back in Anger e del Joe Lampton di Room at the Top (La strada dei quartieri alti, Jack Clayton 1959), Arthur pare trovarsi benissimo nei propri panni. Non vuole una vita diversa, non cerca riscatti ideologici o sociali, non vuole diventare ricco né fare la rivoluzione. Vuole solo essere libero, continuare a far l'amore, ballare, sbronzarsi. È una forza della natura e delle energie giovanili. E, proprio per questa mancanza di illusioni e di griglie ideologiche precostituite, il ritratto che emerge dal film di Reisz è tra i più genuini e i meno datati del periodo, onesto e di rara immediatezza. Con Arthur nasce l'antieroe di cui il pubblico inglese ha bisogno, un gradasso irrefrenabile e irrazionale, irrispettoso dei sentimenti degli altri, eppure profondamente umano. È questa novità 'amorale' della rappresentazione che fa di Arthur Seaton una figura esplosiva, la personificazione della crisi di identità che sta attraversando la classe operaia britannica, dello slittamento dal conformismo tradizionale al nuovo conformismo consumistico, della perdita di fiducia in un'identità collettiva, non sorretta dall'acquisizione di nuovi valori. Aperto da un totale della catena di montaggio, il film si focalizza subito su Arthur: al tornio, con le maniche della camicia arrotolate, la sua voce si abbandona a un aggressivo, spezzato monologo interiore. Poi Arthur butta lo straccio che ha in mano, accende una sigaretta e si prepara a uscire. Dall'alto, ecco il piazzale davanti alla fabbrica e l'uscita degli operai, sulla quale partono i titoli di testa, con musica jazz. Il contrasto tra l'individualità accentuata del personaggio e l'umanità indistinta del quartiere operaio segna tutto il film.
La scelta di Reisz è rigorosa. Da un lato, punta sul protagonista, con la sua figura massiccia e la sua energia nervosa: molti primi piani e piani americani nei suoi dialoghi e monologhi negli interni, e molti carrelli e panoramiche che lo accompagnano, lo precedono o lo seguono nelle sue escursioni in esterni. Il culmine di questa identificazione tra cinepresa e personaggio è nella scena in cui Arthur sta in cima alla scala del pub, oscilla, indeciso se scendere o no, e la macchina si piazza alle sue spalle e lo inquadra mentre precipita; poi scende e va a scoprire sul suo viso una smorfia da ubriaco. Dall'altro lato, però, Reisz non dimentica le vedute d'insieme del quartiere: la fabbrica, i tetti, le case a schiera, i vialetti sul retro, le strade con gli autobus, immagini che appiattiscono le prospettive 'eroiche' del personaggio e trasmettono un senso di opprimente omogeneità. Finché alla fine Arthur si ritrova sulla collina con Doreen, a parlare di matrimonio e case, un'altra coppia sullo sfondo. Il gesto rabbioso di Arthur ci racconta l'omologazione inevitabile: solo una coppia uguale a tante altre, chiusa in una casetta pretenziosa uguale a tante altre.
Interpreti e personaggi: Albert Finney (Arthur Seaton), Rachel Roberts (Brenda), Shirley Anne Field (Doreen), Norman Rossington (Bert), Hylda Baker (zia Ada), Bryan Pringle (Jack), Edna Morris (Mrs. Bull), Frank Pettitt (Mr. Seaton), Elsie Wagstaff (Mrs. Seaton), Robert Cawdron (Mr. Robboe), Irene Richmond (madre di Doreen), Louise Dunn (Betty), Colin Blakely, Peter Madden.
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Free Cinema e dintorni (Nuovo cinema inglese 1956-1968), a cura di E. Martini, Torino 1991.
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Sceneggiatura: A. Sillitoe, Saturday Night and Sunday Morning, New York 1974.