Vedi SATURNIA dell'anno: 1966 - 1997
SATURNIA (Aurinia, Saturnia)
L'attuale S. (prov. di Grosseto) sorge sul luogo dell'antico centro urbano, sopra un pianoro di travertino, non lontano dalla riva sinistra del fiume Albegna, presso la confluenza del torrente Stellata.
Si sa da Plinio (Nat. hist., iii, 52) che Aurinia era il nome antico sotto cui è ricordata dalla tradizione (Dionys. Hal., i, 20) come uno dei più antichi centri dell'Italia. Il suo territorio, che doveva estendersi, nella valle dell'Albegna, tra quelli di Sovana, Statonia, Heba e Roselle, sembra essere appartenuto in un primo tempo a Caletra. Dopo la caduta di Caletra, di cui non si conoscono le cause, S. deve essere diventata la città principale dell'ager Caletranus che, nel periodo immediatamente anteriore alla conquista romana, era passato sotto l'egemonia di Vulci. Nel 280 a. C., S. era passata sotto il dominio romano come praefectura con un praefectus militare inviato da Roma (Festo, s. v. praefectura). Nel 183 a. C. vi fu dedotta una colonia romana dai triumviri Q. Fabio Labeo, G. Afranio Stellio e Ti. Sempronio Gracco (Liv., Hist., xxxix, 55). S. è inoltre ricordata come stazione sulla via Clodia (Tab. Peut.; Anon. Ravenn.). Come colonia romana fu ascritta alla tribù Sabatina ed è ricordata, come saturniana colonia, da Tolemeo (Geogr., iii, 1, 43) con denominazione confermata in alcune iscrizioni del II sec. dell'Impero (C.I.L., vi, 2404 a; x, 4832). Dalle iscrizioni di S. si conoscono i duoviri quinquennales; i duoviri iure dicundo; l'ordo decurionum; il quaestor pecuniae publicae et alimentorum.
Della città etrusca rimangono solo pochi tratti della cerchia murale con un paramento esterno, fatto di grossi blocchi poligonali, che poggiano direttamente sul ciglio della scogliera, espressamente tagliata o livellata con riempimento di scaglie e terra. Il tratto più esteso e meglio conservato è visibile sul lato S, presso la Porta Romana.
Della città romana, oltre ai resti della cerchia murale, sulla quale dovevano aprirsi quattro porte, allineate sul cardo ed il decumanus, in corrispondenza delle vie antiche, che dalle vallate dell'Albegna e della Stellata conducevano alla città, sono conservati numerosi resti di costruzioni pubbliche e private ad opus reticulatum. Sono interessanti i resti di un castellum aquarum in località Le Murella e di un edificio pubblico con semicolonne in travertino.
Delle antiche strade urbane è oggi visibile, presso la Porta Romana, un tratto basolato a lastre di travertino. Tracce di età romana appaiono in diverse località dei dintorni di S. come, ad esempio, i resti di una grande costruzione termale nella località dell'attuale Bagno di Saturnia.
Varie sono le necropoli di S., per le quali tuttavia mancano dati sicuri, non essendovi stati effettuati scavi regolari. Esse si trovano intorno alla città, nelle località: Sede di Carlo; Costone degli Sterpeti; Pancotta; Prato grande; Campo delle Caldane; Pian di Palma. La necropoli più arcaica è quella trovata nella località Sede di Carlo a N-E della città. Si sono qui trovate tombe a pozzetto villanoviane e tombe a fossa di inumati.
Le tombe ad incinerazione mostrano un villanoviano evoluto; i corredi sono piuttosto poveri e consistono in vasi di impasto locale, vasi di terracotta grezza e pochi oggetti di bronzo. Sono interessanti alcuni coperchi di ossuarî di terracotta grezza con ciotola sormontata da sfera, che si possono ricollegare con i "canopi" (v.) chiusini, per la tendenza all'antropomorfizzazione del cinerario. La suppellettile delle tombe a fossa, più numerose, è simile e coeva a quella delle tombe a pozzetto.
Nelle altre necropoli si trovano tombe a tumulo seminfossato (Pancotta e Pratogrande) ed un particolare tipo di tomba (Campo delle Caldane e Pian della Palma) a camera, di piccole proporzioni, costruita con rozze lastre di travertino, poste per ritto e coperta da lastroni orizzontali, all'esterno della quale sono ammucchiate lastre, poste per piano e ricoperte poi dal tumulo di terra, con materiale databile alla fine del VII-VI sec. a. C. Altre tombe (Costone degli Sterpeti; Pian di Palma) sono ad ipogeo con camera quadrangolare, cui si accede per un dròmos anch'esso scavato nella roccia. Questo tipo di tomba risulta più tardo, con corredi costituiti da vasi di bucchero con decorazione graffita o a rilievo, forse importati; vasi dipinti di fabbrica etrusca; pochi vasi attici a figure nere e a figure rosse, tra cui notevoli sono tre kölikes a figure rosse di stile severo, conservate al Museo Archeologico di Firenze.
Il materiale archeologico, trovato negli scavi del secolo scorso e del principio di questo secolo, è andato in gran parte disperso e solo in piccola parte è conservato al Museo Archeologico di Firenze.
Bibl.: A. Pasqui, in Not. Scavi, 1882, pp. 52-63, tav. 9; G. Dennis, Cities and Cemeteries of Etruria, Londra 1883, pp. 275-289; A. Barbini, in Bull. Inst., 1885, pp. 135-137; E. Bormann, C.I.L., XI, i, Roma 1888, pp. 415-419, nn. 2647-2678; L. A. Milani, in Not. Scavi, 1899, p. 476-486; O. Thulin, in Pauly-Wissowa, II A, 1923, 3, c. 222, s. v. Saturnus; R. Bianchi Bandinelli, Clusium, in Mon. Ant. Lincei, XXX, 1925, pp. 209-578; id., Carta archeologica al 100.000, Fo. 113, Firenze 1927; A. Minto, in Mon. Ant. Lincei, XXX 1932, pp. 585-702 (con bibliografia precedente completa); J. Sundswall, Zur Vorgeschichte Etruriens, Åbo 1932, pp. 40-41; Å. Åkerstrom, Studien über die etruskischen Gräber, in Acta Inst. Rom. Regni Sueciae, III, Lund 1934, pp. 113-117; L. Banti, Il mondo degli Etruschi, Roma 1960, p. 75 s.; G. Caputo, in Fasti Arch., IX, 1956, p. 31, n. 371.