BELLOW, Saul (App. III,1, p. 217)
Romanziere nordamericano, premio Nobel 1976 per la letteratura. Il Nobel ha questa volta premiato in B. e nel suo Humboldt's Gift (1976, trad. it. Milano 1977) uno scrittore e un'opera non soltanto di sicura rilevanza e autorevolezza artistica, ma ancora nel pieno dell'attività e al centro dell'attenzione critica dell'ultimo quindicennio. Nel 1964, con Herzog (trad. it. Milano 1965) B. s'inserisce autorevolmente nel novero dei maggiori narratori statunitensi; ottiene per la seconda volta il National Book Award - assegnatogli già nel 1953 per The adventures of Augie March - e il romanzo, immediatamente tradotto in tutto il mondo, suscita ovunque ampi consensi e vivaci dibattiti, vincendo anche il Prix international de littérature del 1965.
Le formule, che pur appaiono parzialmente giustificabili e suggestive e che sono adoperate costantemente per collocare questo scrittore, non ne esauriscono la solida ricerca narrativa. Pur ancorata, come certamente è, alla tradizione europea (da Balzac a Dickens, da Dostoevskij a Flaubert), o al filone naturalistico americano di Dreiser o, infine, alla cultura ebraica da cui, per es., mutua certamente l'atteggiamento linguistico facendo tesoro di una lunga tradizione orale yiddish sfruttata a fini letterari, non s'identifica tout court con nessuna di esse. I temi e il taglio narrativo di B. (di un complesso, e ambiguo, autobiografismo in cui narratore e personaggio a un tempo convergono e prendono le distanze, già chiaramente presenti nelle prime prove narrative), si riaffermano nell'opera dell'ultimo quindicennio: l'uso della caricatura e della commedia accanto ai metodi sociologici e antropologici caratterizzano il lucido realismo con cui, in polemica con l'apocalittico romanticismo dei suoi contemporanei, B. insegue la disintegrazione dell'uomo sotto la spinta di agenti esterni, il suo misterioso destino di persecuzione, e con cui si presenta un'ipotesi tutta intellettuale, se non talora spirituale, di ristrutturazione dell'universo.
Herzog e Mr. Sammler's planet (New York 1969; trad. it. Milano 1971) sono tra le sue opere più ambiziose, anche se non tutti i critici concordano nel ritenerle le più riuscite.
Il primo è un romanzo d'impostazione filosofico-sociale, in cui nell'ambito dell'ironico determinismo di B. si tenta una più chiara operazione metafisica sempre attraverso la coscienza del protagonista, un ebreo americano afflitto da una situazione familiare abnorme, da grafomania, complesso di colpa e mania di persecuzione, ma anche da un vitalismo ammirevole, col quale si sforza di sopravvivere monologando col mondo indaffarato e indifferente che lo circonda attraverso numerosissime lettere - che non spedirà mai - dirette ad amici, giornali, a vivi e a morti. In Mr. Sammler's planet si accentua nel personaggio di un vecchio ebreo anglopolacco, sopravvissuto ai forni crematori, il motivo del ritorno alle proprie radici culturali, ma si ripropone anche, e forse con maggiore insistenza che nel passato, un sotterraneo ma ben individuabile colloquio con tutta la cultura contemporanea al narratore (ieri il Sartre de La nausée, oggi Adorno, Marcuse e molti altri); un colloquio che qui assume pieno valore polemico ripresentando in altra veste, nella mente "oscillante e analitica" di Sammler, le obiezioni e le idee suscitate nel B. saggista dal groviglio problematico dell'America degli anni Sessanta.
Il metodo di B. è confermato, oltre che nei racconti di Moby's memories and others stories (New York 1968; trad. it. Addio alla casa gialla, Milano 1970) e in alcuni lavori teatrali (tra cui di rilievo The last analysis), in Humboldt's gift, un romanzo forse un po' prolisso ma assai intenso, che costituisce, come già Herzog, uno straordinario repertorio di riflessioni sui problemi della società occidentale, sul ruolo dell'intellettuale e sulle scelte che egli può condurre tra arte per l'arte e notorietà, tra sincerità e denaro e su tutti i pesanti problemi esistenziali che emanano dall'obbiettiva situazione dell'individuo nella realtà e nella società odierne.
Bibl.: T. Tanner, S. Bellow, Londra 1965; I. Malin, S. Bellow and the critics, New York 1967; K. Opdahl, The novels of S. Bellow: an introduction, Pennsylvania State University Press 1967; J. Clayton, S. Bellow: In defense of man, Bloomington 1968; I. Malin, S. Bellow's fiction, Carbondale 1969.