Savere e cortesia, ingegno ed arte
e cortesia, ingegno ed arte Sonetto di D. (Rime XLVII) in risposta ad Amor mi fa sì fedelmente amare di Dante da Maiano, di cui riprende solo poche rime, secondo l'uso delle tenzoni più antiche (-arte, vv. 1, 4, 5, 8; -ente, vv. 10, 13), comprese due parole-rima (arte, parte). Schema abba abba; cde edc. Si trova anch'esso soltanto nella Giuntina.
All'affermazione del Maianese che " 'nverso Amor non val forza ned arte " (v. 10), ma solo " merzede ed esser sofferente / e ben servir " (vv. 12-13), D. risponde che la graziosa ovra d'Amore non solo non può, ma non deve neppure essere contrastata, e amplia il quadro delle virtù, sia naturali (fortezza, ingegno, liberalità, umiltà, ecc.) sia ‛ accidentali ' (nobiltà, bellezza, ricchezza) che la devono assecondare: esse sole possono vincere Amore, ossia tramutare la sua pena in piacere, garantendo la corrispondenza (secondo il Contini, invece, " sono più piacevoli d'amore, ma tutte partecipi di lui ").
Al nuovo lamento del Maianese sul " duol d'Amore ", D. contrappone, dunque, un'idea di esso come gioiosa pienezza di vita, come sintesi ed espressione totale di savere e cortesia, di aristocrazia cavalleresca. Rispetto alle altre tenzoni, c'è qui un più limpido svolgimento di pensiero e un'espressione meno ossequiente al formulario stereotipo e alle estrosità tecnico-retoriche, e intesa a un discorso suasivo agile e ben calibrato nei due blocchi della fronte e della sirma.
Un persistente influsso guittoniano è stato avvertito nella precisazione filosofica un po' scolastica del v. 10 (vertute naturale od accidente); ma si tratta non del Guittone rhétoriqueur, bensì di quello in cui " abonda ragione " (cfr. lo stesso Guittone Altra fiala aggio 166). Comunque, l'enumerazione di virtù della prima quartina ha una vaga coloritura stilnovistica, e anche il resto del sonetto rivela una ricerca di eleganza e di grazia, di una tecnica (come nel sonetto Sonar bracchetti, Rime LXI) che può essere collocata tra Folgòre e certe zone cavalcantiane. V. anche PROVEDI, saggio, ad esta visione; savete giudicar vostra ragione.
Bibl. - Per l'interpretazione cfr. i commenti di D. Mattalia, Torino 1943, di G. Contini (Rime 19 ss.) e di Barbi-Maggini (Rime 172 ss.). V. inoltre D. Da Maiano, Rime, a c. di R. Bettarini, Firenze 1969, 175 ss.