Letterato (Mantova 1718 - ivi 1808). Gesuita dal 1738, insegnò a Brescia, Bologna, Venezia, poi a Modena, viaggiò in Italia e fuori, e in Francia conobbe il Voltaire, di cui restò amico. Sotto Napoleone ebbe onori e incarichi. Deve la sua fama non alle sue tragedie, ai suoi poemi, ai suoi versi, sciolti o in rima, ma alle Lettere Virgiliane, premesse ai Versi sciolti di tre eccellenti autori, cioè dell'Algarotti, del Frugoni e dello stesso B. (1757). In esse il B. finge che Virgilio scriva agli arcadi, giudicando severamente tutta la letteratura italiana, a cominciare dalla Commedia di Dante, della quale salva un migliaio di versi e pochi episodî. Alla reazione suscitata (protestò anche l'Algarotti), il B. rispose ribadendo ancora le sue idee nelle Lettere inglesi (1766). Indipendentemente dalla validità dei giudizî, influenzati dal gusto tipicamente settecentesco della lindura linguistica e letteraria, l'opera del B. va intesa come ribellione al passato ed esigenza di nuovi orizzonti. Altra opera notevole è Il risorgimento d'Italia ... dopo il Mille (1775). Interessanti anche i varî saggi e discorsi e le lettere (Opere, 24 voll., 1799-1801).