BETTINELLI, Saverio
Nato a Mantova il 18 luglio 1718, entrò nel '38 nella Compagnia di Gesù, e insegnò lettere successivamente a Brescia, a Bologna, a Venezia, ove la sua cella divenne il convegno dei più illustri poeti che ivi fiorivano, da lui celebrati nel poemetto Il Parnaso Veneto. Dal '52 al '59 visse a Parma, dove fu poeta del teatro del Collegio dei Nobili, e scrisse Demetrio Poliorcete e il Serse, due delle più notevoli tragedie del "teatro gesuitico". Ebbe fama dai Versi sciolti di tre eccellenti autori, cioè dell'Algarotti, del Frugoni e di esso Bettinelli, stampati nel 1757 con la data Venezia 1758, accompagnati dalle famigerate Lettere Virgiliane, che finse scritte dagli Elisi a vituperio di Dante e di altri antichi e dei loro ammiratori e imitatori. Tutti sanno ormai che l'Algarotti e il Frugoni non furono colpevoli dell'immodestia bettinelliana e della profanazione dantesca. Le Virgiliane, del resto, furono utili in quanto suscitarono una reazione (risposero il Gozzi, il Paradisi, il Gennari, il Bodmer e altri), che valse a rinvigorire lo studio di Dante. Durante la sua dimora in Parma, il Bettinelli viaggiò in Italia e fuori, come aio dei figli del principe di Hohenlohe; andò a Parigi; visitò in Lorena Stanislao Leszczyński ex-re di Polonia, che lo inviò con una sua ambasciata al Voltaire (1758). Tornato in Italia, si fermò qualche tempo a Verona, dove insegnò e predicò. Quando fu soppressa la Compagnia di Gesù (1773), era prefetto delle scuole a Modena e professore di eloquenza italiana in quella università. Tornò a Mantova, dove attese alla prima edizione delle sue Opere. Venuti i Francesi, riparò a Verona, tornando poi a Mantova quando Verona si arrese alle armi di Francia (1796). Attese poi a una più ampia edizione delle sue Opere in ventiquattro volumi (Venezia 1799-1801). Sotto il dominio napoleonico fu fatto cavaliere della corona di ferro, e fece parte dell'Istituto nazionale e del Collegio elettorale dei dotti. Morì il 13 settembre 1808.
Il Bettinelli fu, tranne in alcuni pungenti epigrammi, mediocre verseggiatore: i posteri hanno giustamente dimenticato i suoi versi sciolti, le sue tragedie, i suoi poemetti, eccetto Le raccolte, imitazione del Lutrin, interessante per la storia del costume letterario settecentesco; e non si dolgono che siano rimasti inediti nella biblioteca comunale di Mantova i due poemi L'Europa punita, ossia il secolo XVIII (1791-97) e Bonaparte in Italia. Ma il Bettinelli critico e storico è ancora degno di considerazione. Le Lettere Virgiliane (1757) e, più, le Lettere inglesi (1767), nelle quali è combattuta la tradizione accademica e lamentata la mancanza d'un centro comune a tutta la nazione italiana, contribuirono senza dubbio allo svecchiamento, se non proprio al rinnovamento, della nostra cultura nella seconda metà del sec. XVIII. L'Entusiasmo delle belle arti (1769) è, nel secolo della ragione, il riconoscimento dei diritti della fantasia. Trascuriamo il Bettinelli "galante femminista" dei Dialoghi sull'amore (1796) e d'altre opericciole per dame. Ancora utili sono le sue opere storiche: Discorsi delle lettere e delle arti mantovane (1774) e Del risorgimento d'Italia negli studii, nelle arti e nei costumi dopo il Mille (1775), opera molto stimata da A.W. Schlegel. Egli considera vero rinascimento italiano esser quello di poco posteriore al Mille, e poco stimò i secoli dell'umanesimo, nei quali non vedeva che accademie e ingegni languenti per l'imitazione, e ai quali orgogliosamente contrapponeva l'età sua vagheggiante le nozze della filologia con la filosofia. Il nemico degli antichi, il gesuita detrattore di Dante, finì col vedere nell'età dei Comuni, che culmina in Dante, il periodo più glorioso della nostra storia; e alla cultura risorta dopo il Mille tentava di rannodare la cultura del suo tempo.
Bibl.: F. Galeani Napione, in Vite ed elogi d'illustri italiani, III, Pisa 1818; Ugoni, continuazione al Corniani Ginguené, in Biographie Universelle, IV, p. 413; Luisa Capra, L'ingegno e l'opera di S. B., Asti 1913; G. Natali, Sul B., in Idee costumi uomini del Settec., 2ª ed., Torino 1925; F. Colagrosso, S. B. e il teatro gesuitico, Napoli 1898; id., Un'usanza letter. in gran voga nel Settec. (per Le Raccolte), Firenze 1908; L. Chiarelli, Su i Versi sciolti e sulle Lettere di S. B., in Bullettino del Museo Civico di Bassano, VI, 1909; P. Tommasini Mattiucci, Introduzione a Le lettere virgiliane, Città di Castello, 1912. Il Tommasini Mattiucci ristampò, ivi, anche Le raccolte.