MANETTI, Saverio (Francesco Saverio)
Nacque a Brozzi (Firenze), il 12 nov. 1723, da Giovanni Bernardo di Andrea, cittadino fiorentino e cancelliere della Gabella dei contratti, e da Maria Teresa Nesiscolt di Praga. Studiò a Firenze presso gli scolopi, poi all'Università di Pisa, dove fu benvoluto discepolo del botanico P.A. Micheli; si laureò in filosofia e medicina il 7 giugno 1745, promotore R. Buonaparte.
Completò la formazione medica, come d'uso, presso l'arcispedale di S. Maria Nuova di Firenze, dove esercitò per tutta la vita; nel 1758 fu ascritto al Collegio medico cittadino. Nella scuola di chirurgia del nosocomio supplì talvolta il docente di botanica G. Lapi, ma poté soprattutto beneficiare del magistero di A. Cocchi, che curò nell'ultima sua malattia (cfr. Le carte di Antonio Cocchi, a cura di A.M. Megale Valenti, Firenze 1990, p. 42, che segnala una missiva al Cocchi da Firenze, 17 maggio 1756). Dell'illustre scomparso eseguì l'autopsia nel 1758, pubblicandone i risultati dapprima sul filogiansenista Giornale de' letterati di Roma, poi in edizione autonoma ancora a Roma, quindi a Firenze (Sopra la malattia, morte e dissezione anatomica del cadavere di A. Cocchi, 1759). Al Cocchi il M. dovette i contatti con F. Galiani, forse conosciuto a Firenze nella primavera del 1752 e certo incontrato a Napoli nel 1756, durante un viaggio che lo portò anche a Roma. I rapporti, non molto intensi, con l'autore di Della moneta sono attestati da lettere scritte tra il 1756 e il 1775 (G. Nicoletti, Quarto contributo galianeo: il carteggio inedito con Saverio Manetti (1757-1775), in Studi italiani, VIII [1996], 1, pp. 79-108). Gli stretti rapporti con Cocchi sono confermati dall'equilibrato necrologio del figlio di questo, Raimondo, anch'egli medico e antiquario regio, che il M. pubblicò nel Magazzino toscano (1775, t. 21, pp. 106-131), rivista da lui fondata e legata ai Georgofili.
Dell'Accademia dei Georgofili, la prima Accademia agraria europea, il M. fu tra i fondatori (1753) con il padre U. Montelatici e il medico G. Targioni Tozzetti, restandone a lungo segretario. Partecipò alla riforma dell'istituto promossa da F. Rosenberg-Orsini, principale consigliere del granduca Pietro Leopoldo, e il 5 ag. 1767 vi tenne una programmatica Lezione accademica premessa ad un progetto di nuova coltivazione campestre attorno a Firenze (in Magazzino toscano, 1770, t. 1, pp. 1-16). Rivendicò l'importanza dell'agricoltura, "sola [(] base della potenza dei popoli e dei sovrani" (p. 15), come attività produttiva e come impegno di sorveglianza e cura da parte dei proprietari, suggerendo di raccogliere in volume i testi degli scrittori toscani di cose agrarie. Il discorso riprese con forza una tradizione giunta fino al pieno Ottocento, che accostava agli scritti classici de re agraria una prospettiva utilitaria fondata sull'osservazione delle pratiche agricole e dei costumi contadini. Essenziale era, infine, la complementarità tra proprietari ed esperti, che rilegittimava una collaborazione della nobiltà con la monarchia per perseguire una pubblica felicità di segno muratoriano. Il testo era corredato di letture generali (D. Hume, A.F. Büsching, J. Bertrand), tipiche dell'illuminismo agrario toscano e del movimento agronomico del tempo. Filo d'Arianna del ragionamento era la commercializzazione dei prodotti, in cui non va visto, con F. Venturi (V, 1, p. 351), l'intento di spingere i lavoratori ad aprirsi al mercato dei cereali nobili, quanto l'auspicata, dura aspirazione proprietaria all'incremento della rendita. La convergenza del M. con gli orientamenti della dinastia risulta anche da una lettera scritta poco prima, all'indomani dell'arrivo di Pietro Leopoldo in Toscana, al naturalista riminese G. Bianchi, perché intercedesse presso B. Tanucci, segretario di Stato a Napoli, per un incremento dello stipendio del M. e forse per un suo ingresso stabile nell'amministrazione, facendone istanza a Maria Luisa di Borbone, consorte del granduca (Rimini, Biblioteca civica Gambalunghiana, Lettere a G. Bianchi, M, Firenze 21 ott. 1765). Il M. progettò inoltre col Montelatici un vasto dizionario plurilingue di agricoltura, corredato dai lemmi antichi e moderni della materia, del quale rimane a stampa la sola prefazione. In vista del progetto redasse l'Elogio del p. abate don Ubaldo Montelatici istitutore dell'Accademia de' Georgofili (in Atti della R. Società de' Georgofili, I [1791], pp. 11-27). Si confermò così in sintonia con i dibattiti salienti dell'agronomia coeva; non a caso l'idea di una compiuta nomenclatura agraria, quale presupposto della riforma delle pratiche del mondo rurale, fu ripresa nei primi anni Ottanta da G. Fabbroni e in parte realizzata dalla Biblioteca georgica, ossia Catalogo ragionato degli scrittori di agricoltura, veterinaria, agrimensura, economia pubblica,(, di M. Lastri (Firenze 1787) e dal Dizionario botanico italiano di O. Targioni Tozzetti (1809), naturalista significativo della generazione successiva. Notevole è anche un contributo del M. al dibattito sulla viticoltura e la vinificazione, presentato con lo pseudonimo di Cosimo Villifranchi ("il maggiore degli enologi toscani": Pazzagli, p. 234, che non riconosce la paternità del M.) al concorso a premio bandito nel 1770 dai Georgofili su "Quale debba essere la vera cura della pubblica autorità, quale l'opera e l'industria dei possessori per accrescere, dilatare e conservare il commercio estero dei vini della Toscana" (cfr. Imberciadori, p. 242).
L'opera maggiore del M. in questo settore fu il trattato Delle specie diverse di frumento e di pane siccome della panizzazione e di tutte quelle piante, e parti di esse singolarmente, che in occasione di carestia possono panizzarsi, o per alimento in altra maniera usato possono al pane supplire, Firenze 1765 (ristampato l'anno dopo a Venezia), uno dei migliori testi agronomici del XVIII secolo, nato dagli interessi botanici, tassonomici e storico-naturalistici del M., che riflette anche le esigenze della più grave crisi di sussistenza del Settecento (1763-66) e il problema vitale dell'alimentazione contadina e dell'approvvigionamento urbano. Il testo non solo descrive i vari tipi di frumento disponibili e i cambiamenti intervenuti negli usi colturali toscani, ma suggerisce ulteriori tipologie di piante (cereali, leguminose, bacche) "che delle prerogative del frumento partecipano e che in mancanza del pane per nutrimento comune possono ad esso supplire" (p. 2) ed esamina sistematicamente altre specie cerealicole, quali la segale e l'orzo, più facilmente coltivabili nei terreni di montagna, panizzabili e dalle alte rese; la saggina, diffusa nell'economia poderale toscana anche per l'adattabilità ai terreni difficili, "ingrediente molto comune del pane dei nostri più poveri contadini", che dava un "pane assai denso, nero e grave, e da persone molto robuste o esercitate" (p. 93); le leguminose (fave e vecce), utili come generi da rinnovo e anch'esse panificabili, tanto che la loro farina "non dispiacerebbe mescolata col grano neppure ai ricchi". Il M. continuava considerando il mais e la patata, poco coltivati in Toscana, e altre specie meno nutrienti, solitamente impiegate come foraggio per gli animali, quali l'avena, il miglio e il panico, comunque utilizzabili da chi "penuriasse d'altro frumento" (p. 98). Opera della maturità, il Delle specie forniva un quadro delle sofferenze della popolazione in anni terribili, e soprattutto durante la carestia del 1764. Senza prefigurare un passaggio all'agricoltura capitalistica o alla "grande culture" dei fisiocratici, non era però solo una risposta tecnica ai problemi generati dalla povertà e dalla carestia, ma esplorava i margini di miglioramento dell'economia poderale mediante l'intensificazione del lavoro contadino e la funzione direttiva dei proprietari.
Il M. coltivò intensamente i contatti con la scienza transalpina e l'area germanica, come suggeriscono le dediche del Viridarium Florentinum (Firenze 1751), prezioso catalogo di specie coltivate nel giardino dei semplici della Società botanica fiorentina, a lui affidato; ne è conferma l'assegnazione del nome di medici, botanici e cittadini influenti a piante studiate o scoperte dal M. (J.F. Séguier, A. Niccolini).
Importante, anche se diseguale, fu l'attività pubblicistica del M., che tra il 1770 e il 1777 diede vita al citato trimestrale Magazzino toscano (31 tomi in 16(), continuato dal Nuovo Magazzino toscano (9 tomi, 1777-82) contenente memorie originali, opuscoli, interventi e lettere, accurate rassegne di libri italiani ed esteri, versi estemporanei.
Se il giornale rispondeva a una domanda diversa rispetto alle più erudite Novelle letterarie di G. Bencivenni Pelli e M. Lastri, cui pure collaborò, poté contare sull'apporto di personaggi vicini all'Accademia dei Georgofili, di cui fu il foglio ufficioso prima dell'avvio degli Atti dell'Istituto, nel 1791. Pur mantenendo caratteristiche composite, il Magazzino toscano avviava una specializzazione funzionale e disciplinare, focalizzandosi su fisica, medicina, storia naturale, e riflettendo una volontà politica d'intervento sulla proprietà improduttiva mediante "la lotta ai fedecommessi e alle manomorte [(] la creazione di infrastrutture" e l'avvio, grazie all'intervento regio, di ampie opere di bonifica (G. Ricuperati, Giornali e società nell'Italia dell'Ancien Régime (1688-1789), in La stampa in Italia dal Cinquecento all'Ottocento, a cura di V. Castronovo - N. Tranfaglia, Bari-Roma 1976, p. 246).
Il M. pubblicò inoltre una Lezione accademica in cui si fa vedere come l'agricoltura possa fare de' progressi anche per mezzo di quelli che frequentano la campagna (Venezia 1780). Puntuale e solerte sino alla morte, la collaborazione ai Georgofili fu favorita, tra il 1746 e il 1782, dalla sovrintendenza del giardino dei semplici, l'orto della Società botanica fiorentina, fondata nel 1716 dal Micheli e da un'élite di aristocratici e borghesi, che il M. aggiornò in parte introducendo dal 1763 elementi della sistematica vegetale di C. Linneo, poi adottata anche dall'orto universitario pisano. Linneo corrispose con lui, dedicandogli anche un genere di magnolia, Manettia (cfr. anche l'edizione curata dal M. del Regnum vegetabile iuxta systema naturae in classes, ordines et genera constitutum dello stesso Linneo, Firenze 1756).
Importante per l'affermazione internazionale del M. fu la sistematizzazione del patrimonio vegetale della Società botanica nel Viridarium Florentinum sive Conspectus plantarum quae floruerunt et semina dederunt hoc anno 1750 in Horto Caesareo Florentino(, Florentiae 1751, testo che favorì l'informazione e lo scambio di specie vegetali con altri orti italiani e stranieri. Proprio la botanica, intrecciata alla pratica medica del M., tra il 1751 e il 1759 lo mise in contatto con A. von Haller, che fece ascrivere alla Società botanica ottenendone l'appoggio per l'elezione alla regia Accademia delle scienze di Berlino e alla Regia Società delle scienze di Gottinga. Le sette lettere del M. nel carteggio Haller trasmettono spunti e giudizi sui libri scientifici reperibili in Italia e all'estero, notizie accademiche, semi e piante per gli orti di Gottinga e Firenze. Tra i contatti con dotti e naturalisti coevi si segnalano, inoltre, i rapporti con L. Spallanzani, F. Fontana, J.F. Séguier, G.B. Borsieri, L.M. Caldani, attivi tutti in consessi prestigiosi, nonché quelli con l'archiatra imperiale G. van Swieten a Vienna, con J.F. Weismann e medici di vaglia quali F. Boissier de Sauvages a Montpellier e D. Cirillo a Napoli (Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B.155 e B.156). Di Boissier de Sauvages tradusse e pubblicò con commento due memorie "sopra i medicamenti che attaccano alcune parti animali" (Lastri, col. 93): tema che toccava quello cruciale dell'irritabilità, percorso da Haller e proseguito in Italia da F. Fontana. La seconda dissertazione trattava dell'azione dell'aria sul corpo umano, incrociando fisiologia e chimica lungo un cammino convergente verso la nascita della chimica moderna dopo la metà del secolo (Due dissertazioni fisico-mediche del signor Boissier de Sauvages(
, Firenze 1754; riedite nel 1783 a Venezia).
Gli interessi naturalistici del M. andavano oltre la botanica e l'agricoltura, come mostrano i 5 tomi in folio della Storia naturale degli uccelli trattata con metodo e adornata di figure intagliate in rame e miniate al naturale (Firenze 1767-76), con disegni della celebre intagliatrice V. Lampredi Vanni e dell'abate L. Lorenzi. Sorta di enciclopedia ragionata dell'avifauna mondiale, cui il M. attese per nove anni e considerata la più bella edita in Italia, si compone di 600 incisioni acquerellate a mano tratte da modelli della collezione del marchese e senatore G. Gerini. Medico stimato e presente nella socialità colta urbana, il M. si mosse nel solco del composito neoippocratismo settecentesco; nel 1781 stampò un Consulto sull'epidemia di febbri polmonari che aveva colpito il territorio di Firenze. Ma l'opera sua principale in questo campo fu l'ampio trattato Della inoculazione del vajuolo (Firenze 1761), dedicato a George Nassau Cowper, dal 1764 terzo conte di Cowper, mecenate e presenza essenziale nei rapporti anglo-toscani del Settecento.
Pur esaustiva nell'informazione e organica nel progetto, l'opera era rivolta a un ampio pubblico e costituiva un massiccio sforzo di propaganda a favore dell'innesto, allora al centro di accesi dibattiti medici, con ovvie ricadute ideologiche e politico-amministrative. Tesi di fondo era che fosse compito del principe vincere i pregiudizi e diffondere capillarmente la pratica anche contro il parere di una parte del corpo sanitario, attardato, secondo il M., nella critica del nuovo metodo per ragioni teologiche e religiose. Le quattro parti del testo presentano una casistica degli innesti praticati nei maggiori paesi europei, inserendosi autorevolmente nel quadro diagnostico-terapeutico tracciato poco prima da Ch.M. de La Condamine e J.W. Kirkpatrick. I rischi connessi all'innesto erano, per il M., molto inferiori alla mortalità del morbo naturale. Ricorrendo anche alla propria esperienza professionale, non disgiunta da più larghe ambizioni teoriche, descriveva la preparazione dell'intervento, considerava ottimale per l'inoculazione la fascia d'età fra i 4 e i 10 anni, sconsigliandola per gli ultratrentenni, e sottolineava l'esempio di uomini e donne della nobiltà fiorentina che vi si erano sottoposti, formando un nucleo cui si sarebbero più tardi aggiunti - secondo l'auspicio del M. - membri della famiglia granducale. L'ampia prospettiva e l'aggiornamento del libro non sfuggirono a P. Verri, che lo utilizzò per l'articolo di chiusura della rivista milanese dei lumi (Sull'innesto del vaiuolo, in "Il Caffè", 1764-1766, a cura di G. Francioni - S. Romagnoli, Torino 1993, pp. 756-803). Si confermavano così la statura del medico fiorentino e la forza polemica del volume, certo ispirato anche da direttive dall'alto ma che avrebbe contribuito di lì a poco ai primi tentativi di innesto condotti, sotto la responsabilità del M., negli ospedali fiorentini di S. Matteo e degli Innocenti. Sul tema tornò in seguito la Lettera del sig. dott. S. Manetti che può servire di supplemento al suo trattato sull'inoculazione del vajuolo (Firenze 1762).
Il M. sposò Arcangiola, dalla quale ebbe tre figlie. Fu ascritto a molte accademie italiane e straniere: oltre ai Georgofili e alla Società botanica, l'Accademia dei Fisiocritici di Siena (1774), l'Accademia di scienze, lettere e arti di Napoli (che lo ammise nel 1780 insieme con Spallanzani e con il collega Targioni Tozzetti), l'Accademia delle scienze di Bologna, l'Accademia di agricoltura di Udine (cui lo propose il conte F. Asquini), l'Accademia Leopoldina degli investigatori della natura di Halle (1749), la Royal Society (1756). La sua figura di infaticabile compilatore ed erudito, ma anche lucido organizzatore di cultura e acuto osservatore del mondo naturale, merita studi specifici, tali da restituirgli il ruolo esemplare svolto nel dialogo tra letterati e potenti nella Toscana dell'età delle riforme.
Tra le altre opere: Spicilegium plantas continens 325 Viridario Florentino addendas pro aestivis demonstrationibus huius anni 1751, Florentiae 1751, dedicato al presidente della Società botanica, A.F. Acciaioli Toriglioni; Elogio istorico del defunto sig. dott. Giovanni Lami nostro celebrato letterato, in Magazzino toscano, I (1770), 2, pp. 136-170; G.C. Villifranchi [S. Manetti], Oenologia toscana, o sia Memoria sopra i vini ed in specie Toscani, Firenze 1773, I-II; Consulto con annotazioni e aggiunte sopra le mortali malattie febbrili, con attacco ordinariamente del polmone, e biliose, che ultimamente si sono sofferte in Firenze e campagne adiacenti, Firenze 1781; Breve esposizione delle malattie che più frequentemente regnano in Firenze, ed una discussione sulle cagioni di esse e intorno agli aiuti per prevenirle, in Giornale de' letterati di Roma (cit. in Moreni, p. 21).
Il M. morì a Firenze il 12 nov. 1784.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Ceramelli Papiani, 2933; Cittadinario fiorentino; Firenze, Biblioteca nazionale, Fondo Targioni Tozzetti (due lettere all'amico e memorie del M.: v. Le carte di Giovanni Targioni Tozzetti conservate nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Inventario, a cura di S. Fontana Semeraro - M. Schiavetti Morena, Firenze 1989, pp. 30 s., 42, 81, 128, 131); Ibid., Biblioteca biomedica di Careggi: scritti inediti e altri mss. del M. (Mss., 5030.4-10: Trattato delle incrostazioni o tartarizzazioni, parte 1 e 2; Memoria sopra il quarzo; Memoria sopra l'alabastro; Memoria sulla selenite, con correzioni autografe; 5029.1: Index arborum et fruticum Horti Botanici Florentini, 1771, proveniente dalla Biblioteca dell'Arcispedale di S. Maria Nuova; 5029.5: Index plantarum in Herbario vivo a semetipso parato contentamen; 299.1: Miscellanea physico-medica. Manetti, Spogli diversi; 329.2: Compendio delle istituzioni botaniche, del 1773; 330.2: Spogli e notizie di geologia e mineralogia; 2384.I.A: traduzione autografa dei Medicinali componenti una spezieria portatile con una maniera di servirsene di Guglielmo Masters; 2.3.7.2.5: lettera al M. di un barone Tschudi su alcuni alberi da frutto, s.d.); Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, oltre duecento lettere al M., Mss., B.155 e B.156; Collezione Autografi, XLI, 11. 266 (lettera del M. a ignoto, Firenze, 1 giugno 1770); Berna, Bürgerbibliothek, Haller Korrespondenz, ad nomen: sei lettere di A. von Haller al M. e sette del M. a lui, in latino, francese e italiano Londra, British Library, Add. Mss., 23729, ff. 91-92: due lettere a J. Strange, con una responsiva del destinatario (cfr. A calendar of the correspondence of John Strange, FRS (1732-1799), a cura di L. Ciancio, London 1995, pp. 88, 93, 225); Londra, The Linnean Society, L2121-22, L2837: tre lettere a Linneo (1756-90); Filadelfia, American Philosophical Society, Fabbroni Papers, BF.113, n. 1: lettere del M. a G. Fabbroni; Gottinga,
Universitätsbibliothek, Handschriften Abteilung, ad nomen: lettera latina a J.D. Michaelis (1755) di ringraziamento per l'elezione alla Società delle scienze; Rimini, Biblioteca civica Gambalunghiana, Lettere a G. Bianchi (circa quaranta lettere del M.); Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi vari, n. 510: lettera al chirurgo di S. Maria Nuova G. Galletti, s.l. né d.; Autografi Gonnelli, cart. 24, inss. 238-239; Carte Targioni Tozzetti, Targ., 75, lettera a G. Targioni Tozzetti del 26 sett. 1772, II, c. 326; Ibid., Biblioteca Marucelliana, Mss., B.II.27.XI, B.II.27.XII.29 bis, B.II.27.XIII.24: quattro lettere ad A.M. Bandini (1754-57); B.III.27.40.I.37 (1757): due all'auditore G.M. Bandini; Ibid., Biblioteca Moreniana, Mss. Frullani, B. 40, ins. 11: a M. Lastri, Firenze, 2 apr. 1772; Ibid., Accademia economico-agraria dei Georgofili, Arch. storico, bb. 23, inss. 60, 66-67, 70, 73-75, 80*; 45, inss. *8, 11; 56, inss. 10, 14, 22; 57, ins. 76; 96, ins. 344 (lettere e materiali del M. o che lo riguardano: asteriscate le missive del M.); Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Autografoteca Campori, Manetti, S. (una lettera); Torino, Accademia delle Scienze (ventitré lettere a C. Allioni); L. Ruta, Acta graduum Academiae Pisanae, III, Pisa 1980, p. 92; Epistolario di Felice Fontana. Carteggio con Leopoldo Marc'Antonio Caldani, 1758-1794, a cura di R.G. Mazzolini - G. Ongaro, Trento 1980, p. 114; L. Spallanzani, Carteggi, VI, Carteggi con Lucchesini Quirini, a cura di P. Di Pietro, Modena 1986, pp. 68-71; Repertorium zu Albrecht von Hallers Korrespondenz 1724-1777, a cura di U. Boschung et al., I-II, Basel 2002, I, pp. 321 s.; D.G. Giovannelli, Elogio del dottor S. M., medico fiorentino e socio delle più celebri Accademie, Firenze 1785; [M. Lastri], necr., in Novelle letterarie, 11 febbr. 1785, coll. 91-96, e in Atti della Imperiale e Regia Accademia economico-agraria dei Georgofili, II, Firenze 1795, pp. 30-35. Un ritratto del M. è inciso in una medaglia di bronzo di G.Z. Weber con la dicitura "xaverius. manetti. med. et. bot. flor. aet. liv". Cfr. anche D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, o sia Catalogo degli scrittori che hanno illustrato la storia(, II, Firenze 1805, pp. 20 s.; I. Imberciadori, Campagna toscana nel '700, Firenze 1953, p. 206 (s.v. Villifranchi); C. Pazzagli, L'agricoltura toscana nella prima metà dell'800, Firenze 1973, pp. 120, 124-127, 130-135, 234 s. e passim (s.v. Villifranchi); L. Tongiorgi Tomasi - S. Frugis - P. Tongiorgi, The finding of the original watercolours of the "Storia naturale degli uccelli" by S. M., in Physis, IV (1982), pp. 557-562; B. Fadda, L'innesto del vaiolo. Un dibattito scientifico e culturale nell'Italia del Settecento, Milano 1983, ad ind.; F. Venturi, Settecento riformatore. L'Italia dei Lumi (1764-1790), V, 1, Torino 1987, pp. 350 s., 406; R. Pasta, Scienza, politica e rivoluzione. L'opera di Giovanni Fabbroni (1754-1822), intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze 1989, ad ind.; T. Arrigoni, Lo studio della botanica nella Toscana del Settecento, in Museologia scientifica, IX (1992), p. 390; B. Marin, Les traités d'hygiène publique (1784-1797) et Filippo Baldini, médicin à la cour de Naples: culture médicale et service du roi, in Nuncius, VIII (1993), 2, pp. 457-486 (in particolare pp. 464, 469 n.); M.A. Morelli Timpanaro, Per una storia di Andrea Bonducci (Firenze, 1715-1766). Lo stampatore, gli amici, le loro esperienze culturali e massoniche, Roma 1996, pp. 168, 170 s., 216 n., 217 s., 225, 336; M. Stefani, Linneo a Firenze. S. M. e l'ingresso del linneismo alla Società Botanica, in Toscana-Europa, Atti del Convegno, Arezzo, 2005, a cura di F. Abbri - M. Bucciantini, Milano 2006, ad indicem.