LABÒ, Savino
Primo di quattro figli, nacque il 9 febbr. 1899 a Milano da Oreste, scultore di origine piacentina, e da Linda Varazzani.
Ricevuti i primi insegnamenti dal padre, il L. completò la sua educazione artistica alla Scuola di alto artigianato del Castello Sforzesco, dove seguì i corsi di lavorazione del vetro, tappezzeria e scenografia ed ebbe come maestro A. Rovescalli. Dopo la parentesi della guerra (combatté sul Montello nel 1918), continuò gli studi all'Accademia di Brera sotto la guida di A. Alciati.
Esordì nel 1921 alla II Mostra autunnale degli Amici dell'arte di Varese, dove si distinse con l'opera Alba (dispersa), di matrice naturalistica e influenzata dalla tradizione luministica lombarda di fine Ottocento. Due anni dopo partecipò alla Mostra dei concorsi dell'Accademia di Brera tenutasi al palazzo della Permanente di Milano.
Un peso sulla sua formazione ebbero i viaggi compiuti a metà degli anni Venti in Francia; a Parigi nel 1927 il L. partecipò con quattro dipinti all'Exposition des artistes milanais (La Revue moderne des arts et de la vie, 15 marzo 1927, in De Grada, p. 258). Arricchendo il linguaggio postimpressionista di caratteri novecentisti e d'inflessioni chiariste, giunse a una pittura illustrativa di acceso cromatismo, funzionale alle specifiche richieste della Società anonima Quartiere Nord Milano, poi Aedes, che nel 1929 commissionò all'artista due dittici raffiguranti la nuova area di espansione della ditta (Vista di viale Zara con tramvai, Veduta con cavalcavia, tramvai e calesse, Cortile antico con pavone, Veduta di villa Mirabello: collezione Aedes spa, Milano).
Dal 1930 partecipò alle esposizioni milanesi della Società per le belle arti ed esposizione permanente, di cui divenne membro, ottenendo riconoscimenti significativi come il premio Sallustio Fornara alla Primaverile del 1938 (Paese lombardo, 1937: Galleria d'arte moderna, Milano); mentre arrivò alla selezione finale nel concorso nazionale "Ritratti di medaglie d'oro", indetto nel 1935 dalla regina Margherita per commemorare gli eroi della guerra del 1915-18, con il dipinto raffigurante il soldato Roberto Cozzi (Roma, Museo del Risorgimento), che fu scelto per la Galleria della Vittoria di Roma.
All'inizio degli anni Trenta risale la prima collaborazione del L. in ambito teatrale: in seguito a un concorso bandito dall'Ente autonomo della Scala, nel 1933 realizzò bozzetti e scene per il secondo atto dell'Aida di G. Verdi e l'anno seguente partecipò all'allestimento della Favorita di G. Donizetti.
Appassionato di musica, avviò un duraturo rapporto di collaborazione con il teatro alla Scala, realizzando bozzetti e scene per i Balletti sinfonici della Scala del 1941 e 1942 e gli allestimenti per la Turandot di G. Puccini, questi ultimi andati distrutti a causa della guerra nell'agosto 1943 insieme con lo studio dell'artista in via Pasubio. Seguirono le scenografie del Trovatore di Verdi (1943) e della Madama Butterfly di Puccini (1944); i figurini per l'Arlecchino di F. Busoni (1943-44); le scene per la Gioconda di A. Ponchielli, rappresentata nel 1945 e nel 1947; i bozzetti e le scenografie della Carmen di G. Bizet (1946 e 1947); l'allestimento per il balletto Il cappello a tre punte di M. De Falla (1948). L'ultima collaborazione fu con l'Arena di Verona, per la quale disegnò nel 1950-51 la scenografia della Forza del destino di Verdi.
La partecipazione alle Biennali di Venezia del 1940 e 1942 e al terzo premio Bergamo del 1941 (Paesaggio: lago Maggiore, già a Brescia, collezione Bignetti, ripr. in Il premio Bergamo, p. 221) segnò l'affermazione professionale del Labò.
Presente per la terza e ultima volta all'esposizione veneziana nel 1948, dopo il 1953 iniziò a partecipare alla Biennale nazionale di Milano ed entrò in contatto con gli Artisti di Bagutta. Con loro espose nel 1949, nel 1952 al circolo della stampa di Torino e Milano e nel 1958 alla galleria del Baguttino a Milano. Contemporaneamente, dopo aver insegnato per sette anni composizione alla Civica Scuola superiore d'arte applicata presso il Castello Sforzesco (1943-49), ottenne la cattedra di disegno al liceo artistico, un tempo annesso all'Accademia di Brera, dove rimase fino a pochi anni prima della morte.
Il decennio successivo vide il L. impegnato in diversi lavori di decorazione, oggi tutti dispersi.
Si devono citare i pannelli del 1950 per il ristorante Savini di Milano, il mosaico per la Società immobiliare Massimo a Missaglia, i dipinti del 1955 (Vecchia Napoli, Settecento veneziano) per il ristorante La mascherina a Londra, dove aveva già portato a termine una simile impresa decorando la sala di un altro ristorante, quello del napoletano S. La Renna, con vedute di scene italiane andate distrutte durante la guerra.
Dopo il premio del Consiglio dei ministri vinto nel 1951 all'Esposizione d'arte italiana contemporanea di Ravenna, il L. si distinse al concorso di pittura Marzotto del 1956, aggiudicandosi un premio acquisto con la Spiaggia (ripr. in De Grada, tav. 30). Fu invitato per la prima volta alla VII Quadriennale di Roma nel 1955-56, mentre alla XXI Biennale milanese, della cui commissione artistica era membro, ottenne un premio acquisto del Comune con un Paesaggio (1959: Milano, Galleria d'arte moderna).
Incluso nella mostra retrospettiva "Cinquant'anni d'arte a Milano dal divisionismo ad oggi" (catalogo a cura di R. Taccani, Milano 1959) tenutasi al palazzo della Permanente, nel 1959 espose un Paesaggio lagunare del 1937 e due opere più recenti, Ragazzi in barca (1957) e Il terrazzino (1958), caratterizzate, all'interno della salda costruzione compositiva e tonale, da una maggiore scioltezza del segno.
Il L. si dedicò anche a soggetti di tematica religiosa e fu presente alle mostre d'arte sacra dell'Angelicum a Milano sin dal 1948 e, dal 1951 al 1955, alle Biennali del Circolo degli artisti cattolici di Novara. Nel 1959 donò un suo dipinto, Gesù guarisce il paralitico, ai Musei Vaticani e nel corso del decennio successivo realizzò due pale: una per l'altare di S. Anna raffigurante la Visitazione (1962) nella chiesa di S. Marco a Venas di Cadore; l'altra con S. Benedetto (1964) eseguita in seguito a concorso e su incarico dell'abbazia di Chiaravalle. Coltivò, inoltre, il genere ritrattistico, come testimoniano i cinque ritratti di benefattori eseguiti tra il 1929 e il 1968 per la quadreria dell'ospedale Maggiore di Milano.
Negli anni Settanta strinse rapporti con la galleria milanese Carini, esponendovi nel 1970 un nutrito gruppo di opere, tra cui Risveglio o Il mattino (1968: Milano, collezione privata, ripr. in De Grada, pp. 118 n. 90, 250), con cui nel 1968 aveva ottenuto la medaglia d'oro del Comune di Milano al concorso di pittura del premio Eigenman. Dopo l'antologica presentata nel 1975 da A. Bevilacqua e R. De Grada, nel 1976 la galleria Carini allestì la prima mostra commemorativa dell'artista curata dallo stesso De Grada.
Il L. morì a Milano l'8 maggio 1976.
Fonti e Bibl.: P. Marsiglio, in Il Secolo XX, 10 ott. 1964; F. Arisi, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi. Piacenza, Bergamo 1967, pp. 240 s.; Musei e gallerie di Milano, L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere del Novecento, Milano 1974, p. 42, tavv. 645-649; R. De Grada, S. L., Milano 1976; La Ca' Granda. Cinque secoli di storia e d'arte dell'ospedale Maggiore di Milano (catal.), Milano 1981, pp. 311 n. 637, 370; Il premio Bergamo 1939-1942. Documenti, lettere, biografie, a cura di M. Loranti - F. Rea - C. Tellini Perina, Milano 1993, pp. 220 s.; Museo d'arte delle generazioni italiane del '900 "G. Bargellini". Catalogo delle collezioni permanenti, I, Bologna 1999, p. 35; La città borghese. Milano 1880-1968 (catal.), a cura di M. Negri - S. Rebora, Milano 2002, p. 110; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, II, Milano 1972, pp. 1655 s.