SAVOIA CARIGNANO, Carlo Emanuele Ferdinando principe di
– Nacque al Castello Reale di Racconigi, presso Torino, il 24 ottobre 1770, sesto principe di Carignano, da Vittorio Amedeo di Savoia Carignano e da Giuseppina di Lorena-Armagnac.
La sua educazione si svolse secondo le attente disposizioni della madre che, rimasta vedova nel 1780, destò scandalo per la libertà d’iniziativa e per il rapporto diretto maturato con l’unico figlio: un costume poco consueto tra le famiglie dell’alta aristocrazia, abituate ad affidare la prole semplicemente alle cure dei precettori. Nel 1779, con patenti del 16 marzo, fu nominato governatore del giovane principe il conte Giuseppe Solaro di Villanova, allora capitano maggiore nel reggimento fanteria Aosta, che fu contemporaneamente nominato gentiluomo di Camera del re di Sardegna Vittorio Amedeo III.
Di lì a poco per il giovane principe fu istituita una piccola corte, espressione del rango della famiglia, in cui furono inclusi primi e secondi scudieri e un certo numero di paggi che ebbero per governatore don Emanuele Bertolotti (cappellano del re e precettore del principe Carlo Emanuele), aiutato da don Carlo Chiabò (viceprecettore e cappellano della principessa di Lorena) e da don Michele Bernard (maestro dei paggi e cappellano del principe). Maestro di ballo del principe fu Augusto Hus, esponente di una famiglia che diede al teatro di corte torinese diversi artisti.
La madre, peraltro, volle che la formazione del suo unico figlio non si compisse in Piemonte, ma in Francia. Ne nacque un vero e proprio scontro con Vittorio Amedeo III, il quale mal tollerava il comportamento della principessa e, ancor meno, che un principe del sangue non ricevesse la tradizionale educazione militare sabauda. Oggetto del contendere, in particolare, era la presenza del conte Solaro, di cui la madre di Carlo Emanuele disapprovava i metodi educativi. Alla fine il sovrano accolse le richieste della principessa, consentendo che il principe fosse inviato all’Ecole royale militaire di Sorèze, nel Sud della Francia, la celebre abbazia trasformata dai benedettini nel 1682 in un collegio noto per la modernità degli insegnamenti, destinati a essere nutriti di idee liberali. In quel collegio Carlo Emanuele sarebbe rimasto sei anni, dal 1783 al 1789. Il 29 giugno 1788 Vittorio Amedeo III gli conferì il collare dell’Annunziata.
Nell’autunno del 1791 partì dal Piemonte per un viaggio in Italia insieme alla madre, rientrando a Torino l’estate successiva. Madre e figlio trascorsero il Natale a Roma, il carnevale a Napoli (dove si fermarono in gennaio e febbraio), e la primavera ancora a Roma, poi a Firenze e Venezia.
Poco dopo il loro ritorno scoppiò la guerra contro la Francia rivoluzionaria e il principe di Carignano fu chiamato in servizio come ufficiale dell’esercito del re di Sardegna. Capo di stato maggiore nel terzo Corpo d’armata, combatté nella guerra delle Alpi (1792-96) lungo le direttrici del Saluzzese e del Cuneese. Nel dicembre del 1793 fu promosso capitano generale accanto al duca del Monferrato (Maurizio Giuseppe Maria, figlio del re Vittorio Amedeo III) e al duca del Chiablese (Benedetto Maria Maurizio di Savoia): tre membri di Casa Savoia a formare gli alti comandi dell’esercito austro-sabaudo, affiancati da tre generali austriaci. Svolse un ruolo attivo nelle campagne del 1793-94.
Sulla qualità di tale servizio esistono giudizi discordanti. Mentre per alcuni egli si distinse compiendo atti eroici, per Ferdinando Augusto Pinelli rimase invischiato nell’eccessivo numero di alti graduati incapaci di gestire la confusione sul campo sotto i colpi incalzanti dei francesi.
A seguito dell’armistizio firmato dai Savoia con la Francia nel 1796, si ritirò nel castello di Racconigi dopo essersi sposato, a Torino il 24 ottobre 1797, con Maria Cristina Albertina di Sassonia-Curlandia (1779-1851), figlia del principe Carlo di Sassonia, duca di Curlandia, e della principessa polacca Franziska von Corvin-Krasińska, una giovane che, come la madre di Carlo Emanuele, spiccò per gli interessi letterari, rivolti tanto alla cultura illuministica quanto a quella ormai preromantica.
Per il matrimonio di Carlo Emanuele l’orientamento iniziale era stato verso un’arciduchessa asburgica, come sarebbe piaciuto alla madre, che nel 1788 aveva pensato a Maria Carolina d’Asburgo Este, sorella minore di Maria Teresa sposa del duca d’Aosta Vittorio Emanuele. Il progetto non aveva avuto buon esito anche per la scarsa convinzione di Vittorio Amedeo III, che mirava all’estinzione della casa dei Carignano per poter usare i loro beni come appannaggio di uno o più dei suoi figli.
La nota salonnière parigina Adèle d’Osmond contessa de Boigne (1781-1866) nelle sue Mémoires (pubblicate postume a Parigi 1897, I, p. 436), recependo voci che si erano sparse già nella capitale francese alla fine del Settecento e analogamente a quanto avrebbe riportato il Journal di Carlo Felice di Savoia (pubblicato da Domenico Perrero, in Gli ultimi reali di Savoia del ramo primogenito ed il principe Carlo Alberto di Carignano, Torino 1889, p. 2), avrebbe attribuito alla giovane moglie l’adesione di Carlo Emanuele al giacobinismo, fin dall’anno successivo al loro matrimonio. Carlo Emanuele, del resto, alla nascita del governo provvisorio repubblicano creato nel 1798 (quando il re Carlo Emanuele IV fu costretto a lasciare la capitale), non abbandonò Torino. Nonostante il suo impegno per la causa francese, mostrato materialmente con la cessione di beni al nuovo regime, il governo d’occupazione, per ordine del generale Jean-Victor-Marie Moreau, ordinò ai principi di Carignano di trasferirsi in Francia, formalmente per garantirne la sicurezza, in realtà per controllarne le mosse. Carlo Emanuele, con la moglie e il piccolo Carlo Alberto, nato lo stesso anno, fu così condotto a Digione e poi a Chaillot, vicino a Parigi. Vi morì il 16 agosto 1800, prima di compiere trent’anni, quattro mesi dopo la nascita, a Parigi, della seconda figlia, Maria Elisabetta (1800-1856).
Nel 1835 le sue spoglie furono tumulate nella basilica di Superga. La principessa Maria Cristina, rimasta vedova, visse fra Ginevra e Parigi rifiutando di affidare il figlio, erede putativo al trono sabaudo, al re di Sardegna. Sposò in seconde nozze a Parigi il 10 febbraio 1810, con rito civile ripetuto in forma religiosa il 1° giugno 1814 a Notre-Dame-des-Champs, il principe Joseph Maximilien Thibaut de Montléart (1787-1865). Dei due figli avuti dal principe di Carignano, Carlo Alberto divenne settimo principe di Carignano e nel 1831 re di Sardegna, dopo l’estinzione del ramo principale della dinastia. Maria Elisabetta sposò nel 1820 l’arciduca Ranieri d’Asburgo, viceré del Lombardo-Veneto.
Fonti e Bibl.: F.A. Pinelli, Storia militare del Piemonte in continuazione di quella del Saluzzo cioè dalla pace d’Aquisgrana sino ai dì nostri con carte e piani, I, Dal 1748 al 1796, Torino 1854, p. 460; M. Zucchi, I governatori dei principi reali di Savoia illustrati nella loro serie con documenti inediti, Torino 1925, pp. 103 s.; N. Rodolico, Carlo Alberto principe di Carignano, Firenze 1948, pp. 4-6, 10-12; G. Vaccarino, I giacobini piemontesi (1794-1814), Roma 1989, I, p. 400, II, p. 918; L. Ricaldone, Il secolo XVIII come laboratorio della modernità, in Geografie e genealogie letterarie, a cura di A. Chemello - L. Ricaldone, Padova 2000, pp. 11-45; Ead., Una utopista nel Piemonte della seconda metà del Settecento: Giuseppina di Lorena Carignano, ibid., 193-221; V. Ilari - P. Crociani - C. Paoletti, La guerra delle Alpi (1792-1796), Roma 2000, passim; L’alterità nella parola: storia e scrittura di donne nel Piemonte di epoca moderna, a cura di C. Bracchi, Torino 2002, pp. 48 s.