SAVOIA, Giacomo
di, conte di Romont. – Nacque a Ginevra il 12 novembre 1450; fu uno dei numerosi figli di Ludovico I, duca di Savoia, e di Anna di Lusignano, figlia del re di Cipro.
Con un atto firmato a Chieri il 26 febbraio 1460, il padre gli assegnò in appannaggio le principali castellanie del Vaud insieme al titolo di conte di Romont, creato nel 1439 a favore di Umberto il Bastardo, fratellastro di Amedeo VIII. Tuttavia Giacomo non entrò immediatamente in possesso dell’appannaggio, che per il momento rimase al primogenito Amedeo, erede del Ducato. Solo quando quest’ultimo succedette al padre Ludovico, morto a Lione il 29 gennaio 1465, Giacomo divenne a tutti gli effetti conte di Romont e signore delle maggiori castellanie del Vaud controllate dai Savoia. Se egli non vi si recò immediatamente, fu perché nel 1466 ricopriva l’incarico di luogotenente generale del Piemonte, e l’anno successivo guidò l’esercito sabaudo nel conflitto tra Amedeo IX e Galeazzo Sforza.
Il 25 giugno 1467, prendendo effettivamente possesso delle sue terre, il nuovo conte di Romont giurò ad Annecy di difendere le franchigie del Vaud. Nel gennaio del 1468 visitò i territori dell’appannaggio per ricevere i giuramenti di fedeltà delle varie comunità. Nel giugno del 1471, approfittando della debolezza del potere ducale, riuscì a ricostituire l’unità del territorio vaudese, integrandovi i pochi possedimenti ancora non sotto il suo controllo, in quanto costituivano l’appannaggio dotale della duchessa Iolanda.
Immediatamente, Giacomo mise mano a una profonda riorganizzazione del territorio: furono nominati un governatore e un luogotenente d’armi, e fu istituita una Camera dei conti; tali provvedimenti non fecero che rafforzare l’identità specifica del Vaud all’interno del Ducato. Sotto l’autorità del conte di Romont la regione divenne così, di fatto, un principato quasi autonomo, caratterizzato da quell’orientamento centrifugo che in quel giro di anni attraversava il Ducato di Savoia, costretto a far fronte all’emergere di varie ‘patrie’ autonome (Bresse, Nizza, Valle d’Aosta, Piemonte ecc.).
Il successivo conflitto – le cosiddette guerre di Borgogna (1474-76) – tra il duca di Borgogna Carlo il Temerario e il re di Francia Luigi XI, alleato con i cantoni svizzeri, determinò una congiuntura di grave incertezza per il Ducato di Savoia. Da parte sua, Giacomo di Romont fu il più deciso sostenitore di Carlo in campo sabaudo; fu una scelta decisiva e sfortunata, che nel giro di pochi anni gli sarebbe costata la perdita dei possedimenti vaudesi. Già nel 1471 Giacomo reclutò mercenari italiani per ingrossare le fila borgognone. Due anni dopo il duca l’avrebbe nominato governatore dei Paesi Bassi e dell’Artois. All’assedio di Neuss (1474), Giacomo era alla testa di una compagnia di mercenari lombardi al servizio di Carlo il Temerario.
Nel frattempo, alla morte di Amedeo IX (1472) la reggenza del Ducato era passata alla duchessa Iolanda che, dopo qualche esitazione, prese anch’essa le parti del duca di Borgogna, probabilmente influenzata dal cognato Giacomo, il cui ruolo militare all’interno dello stato borgognone era divenuto sempre più importante.
Nel maggio del 1475, il conte di Romont rischiò la vita sotto le mura di Arras, quando gli fu abbattuto il cavallo: la circostanza gli valse l’investitura a cavaliere da parte del duca Carlo. Nominato nello stesso anno governatore del Ducato di Borgogna, Giacomo divenne uno dei principali avversari degli svizzeri e in particolare della Repubblica di Berna, che gli dichiarò guerra il 14 ottobre 1475. Il Nord del Ducato di Savoia divenne allora il principale teatro del conflitto e in poche settimane il Vaud cadde nelle mani degli svizzeri. All’inizio del 1476 l’esercito di Carlo il Temerario tentò la riconquista della regione, ma fu sconfitto prima a Grandson (2 marzo 1476) e poi a Morat (12 giugno). Giacomo, che comandava uno dei quattro corpi d’armata borgognoni, si dovette ritirare nella Franca Contea con il duca Carlo, che lo nominò luogotenente generale delle Due Borgogne.
In seguito ai negoziati di pace che si aprirono a Friburgo il 25 luglio, gli svizzeri restituirono ai Savoia la maggior parte delle castellanie vaudesi, ma a condizione che non costituissero più un appannaggio separato e che il conte di Romont non rientrasse in possesso del suo patrimonio.
Alla morte di Carlo il Temerario (5 gennaio 1477), Giacomo di Savoia proseguì la carriera militare al servizio di Maria di Borgogna, la figlia del defunto duca, e del di lei marito Massimiliano d’Asburgo. A partire dal 1476 le fonti danno notizia del matrimonio con la sua stessa nipote, Maria, figlia di Pietro di Lussemburgo-Saint Pol e di Margherita di Savoia, sorella maggiore di Giacomo. Da allora avrebbe rivestito il titolo di conte di Saint-Pol; e il 1° maggio 1478 fu ascritto all’Ordine del Toson d’oro.
Negli anni successivi (1479-81), ebbe un ruolo importante nella politica di riconquista condotta dagli Asburgo nei territori fiamminghi che il re di Francia aveva strappato a Carlo il Temerario. Cadde tuttavia in disgrazia nel 1482, per essersi schierato con gli Stati generali delle Fiandre in contrasto con Massimiliano. Abbandonò allora il servizio della casa di Borgogna per ritirarsi nel suo castello di Ham, in Piccardia, dove morì il 30 gennaio 1486.
Lasciò una figlia postuma, Luisa Francesca, che sarebbe andata in sposa a Enrico, conte di Nassau e di Vianden, e invano avrebbe rivendicato l’eredità savoiarda del padre.
Giacomo di Savoia ebbe stretti contatti con gli artisti che gravitavano intorno alla corte di Borgogna: lo testimonia un piviale ricamato (1463-78), il cui disegno è attribuito a Rogier van der Weyden, donato alla cattedrale di Losanna e le cui decorazioni si trovano oggi all’Historisches Museum di Berna. Al pittore fiammingo Hans Memling va probabilmente attribuito un ritratto di Giacomo, realizzato nel 1475, di cui sopravvive una copia antica conservata al Kunstmuseum di Basilea.
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