SAVOIA, Maria Teresa
di, contessa d’Artois. – Nacque a Torino il 31 gennaio 1756, figlia di Vittorio Amedeo di Savoia (re di Sardegna dal 1773) e di sua moglie Maria Antonia Ferdinanda di Borbone.
Carlo Emanuele III, dopo aver organizzato le nozze di sua sorella maggiore Maria Giuseppina con Luigi Stanislao di Borbone, conte di Provenza, tenutesi a Torino nel 1771, trattò con il cugino Luigi XV anche quelle di Maria Teresa con Carlo Filippo, conte d’Artois, futuro Carlo X, re di Francia. La morte di Carlo Emanuele III nel febbraio del 1773 non interruppe il progetto, che fu subito ripreso da Vittorio Amedeo III.
Nel luglio del 1773 a Parigi, a trattare le condizioni per le nozze era stato il conte François-Justin de Viry, che aveva da poco lasciato l’ambasciata del re di Sardegna a Madrid per trasferirsi in Francia, proseguendo le trattative già avviate da Filippo Francesco Ferrero de La Marmora, caduto in disgrazia dopo l’ascesa al trono nel Regno di Sardegna di Vittorio Amedeo III.
Le nozze si tennero a Torino il 24 ottobre 1773, celebrate da monsignor Francesco Luserna Rorengo di Rorà, arcivescovo della capitale e grande elemosiniere di corte, e furono segnate da grandi feste nella Palazzina di caccia di Stupinigi. Lo sposo era rappresentato dal principe di Piemonte, Carlo Emanuele, fratello della sposa. Giunta in Francia e ricevuta dal sovrano a Fontainebleau il 14 novembre 1773, il 15 si trasferì a Versailles. Qui la famiglia reale le riservò tutti i cerimoniali di rito legati all’accoglienza di una principessa straniera e il 16 novembre il matrimonio fu infine celebrato a Versailles: quel giorno la contessa d’Artois pranzò con la coppia dei delfini di Francia, con la sorella Maria Giuseppina e il cognato conte di Provenza e assistette a un concerto, prima di sottoporsi al rituale del coucher public. L’unione era destinata, peraltro, a rimanere priva di coinvolgimento affettivo dei due sposi. Il marito ebbe diverse relazioni extraconiugali, facendo discutere anche del suo stretto rapporto con la cognata Maria Antonietta. Nel 1775 nacque il primo figlio della coppia, Luigi Antonio (1775-1844), duca d’Angoulême, che sino al 1781 fu erede al trono di Francia. A questi si aggiunsero poi Sofia (1776-1783), Carlo Ferdinando (1778-1820), duca di Berry, e Maria Teresa (nata nel 1783 e deceduta in fasce).
Nel 1775 i legami fra i Borbone e i Savoia si erano ulteriormente stretti grazie alle nozze del principe di Piemonte, Carlo Emanuele (futuro Carlo Emanuele IV re di Sardegna), con Maria Clotilde, sorella del re Luigi XVI. Rafforzato già dall’arrivo della sorella Maria Giuseppina di Savoia, alla corte francese si era formato uno schieramento filosabaudo, che fu osteggiato dal ministro Étienne-François de Choiseul e invece sostenuto dall’ambasciatore del re di Sardegna, de Viry, e dal duca d’Aiguillon, Emmanuel-Armand de Vignerot Du Plessis-Richelieu. Tale fazione perse sempre più terreno nei primi mesi del potere di Luigi XVI, vedendo ridursi definitivamente la sua sfera di azione con la nascita nel 1781 del tanto atteso erede al trono francese, la mancanza del quale, negli anni precedenti, aveva fomentato molte critiche da parte dell’imperatrice Maria Teresa alimentando una letteratura scandalistica che accusava d’impotenza Luigi XVI.
La contessa d’Artois entrò a far parte della corte di Maria Antonietta adeguandosi ai ritmi degli ozi e dei loisirs della sovrana, pur senza mai brillare personalmente per la sua vivacità mondana. Entro quella corte si crearono, peraltro, circuiti artistici che videro le due principesse piemontesi giocare un ruolo che per molti aspetti è ancora da ricostruire. Furono Maria Giuseppina e Maria Teresa, per esempio, a raccomandare a Maria Antonietta Louis August Brun, destinato a divenire uno dei suoi ritrattisti preferiti (originario del Vaud, era giunto a Parigi nel 1781 dopo un soggiorno, l’anno prima, alla corte di Torino).
Adeguandosi al gusto rousseauiano di fine secolo, la contessa fece allestire i suoi alloggi a Saint-Cloud, nel padiglione dell’Elettore, opera dell’architetto Germain Boffrand. Tale edificio, destinato originariamente all’elettore di Baviera, era passato successivamente al fermier général Geoffroy Chalut de Verins, che nel 1786 l’aveva affittato a Maria Teresa di Savoia.
Per sottrarsi alla rigida etichetta di corte, anche il conte d’Artois aveva acquistato nel 1775 una piccola residenza di caccia presso il Bois de Boulogne, con il progetto di abbatterla per ricostruirla, cosa che fece in tempi record affidando i lavori all’architetto neoclassico François-Joseph Bélanger. La struttura divenne nota come Château de Bagatelle, un tipico esempio di pavillon de plaisance (o folie) dove, grazie ai vasti giardini, fu ricreato quel clima bucolico che il gusto dell’epoca aveva diffuso e che la corte francese aveva accolto con l’esempio del Trianon voluto da Maria Antonietta.
Il 4 maggio 1789 Maria Teresa e il marito, insieme con la sorella Maria Giuseppina, in presenza dei sovrani e della corte, assistettero alla solenne processione dei rappresentanti dei tre ordini che, a Versailles, tornarono a sedere negli Stati generali. Il giorno dopo si aprì la famosa assemblea nella sala dell’Hôtel des Menus Plaisirs.
Allo scoppio della Rivoluzione, nel luglio del 1789, i conti d’Artois lasciarono tempestivamente la Francia, ma con convogli separati. Maria Teresa partì con i figli trovando rifugio, insieme ad alcuni membri del ramo Borbone Condé, nel suo Paese natale, a Torino, dove alloggiò presso il castello di Moncalieri, prima che il sovrano sabaudo le procurasse una dimora privata a sue spese (1790). Durante la permanenza a Torino, dove era intanto giunto anche il marito destando scandalo per la presenza della sua favorita, Marie-Louise d’Esparbes de Lussan, da sposata contessa de Polastron, i conti d’Artois, con la comunità degli emigrati dalla Francia, frequentarono regolarmente le cene che la corte allestiva al castello di Moncalieri, residenza prediletta dal re Vittorio Amedeo III, parteciparono alle battute di caccia, condivisero i luoghi della sociabilità aristocratica, fra cui il teatro Carignano (come narra diffusamente il Journal d’émigration del conte Joseph-Thomas-Anne d’Espinchal). I due figli di Maria Teresa ebbero modo anche di seguire per un anno le lezioni presso le scuole d’artiglieria di Torino, prima di lasciare la città per raggiungere il padre.
Nel marzo del 1791 il marito aveva lasciato la capitale sabauda per la Germania: fu a Treviri poi a Coblenza, per cercare di organizzare un’impresa armata antirivoluzionaria unendosi al fratello, il conte di Provenza. Dal 1791 Maria Teresa visse, così, praticamente separata dal marito, che non le chiese neppure nel 1799 di recarsi a Mittau (Jelgava), in Lettonia, per partecipare alle nozze del figlio Luigi Antonio con la nipote Maria Teresa Carlotta, la figlia sopravvissuta di Luigi XVI e Maria Antonietta.
Maria Teresa si trattenne a Torino dopo che il marito, scoppiata la guerra contro la Francia (1792), si era trasferito in Gran Bretagna protetto da re Giorgio III, prima a Edimburgo, poi a Londra, con l’amante, la contessa de Polastron. Da Torino, Maria Teresa si trasferì, a sua volta, qualche mese a Klagenfurth, in Carinzia, sotto lo pseudonimo di marchesa di Maisons, quindi in Stiria a Graz, dove trascorse gli ultimi anni di vita modestamente, vivendo di sussidi, in compagnia di Adelaïde Philippine de Durfort (1744-1819), duchessa di Lorges, come dama d’onore, del marchese Jacques de Clermont-Mont-Saint-Jean (1752-1827), suo scudiere (e che, dopo l’emigrazione, era stato anche ufficiale al servizio del re di Sardegna) e di madame Julienne-Jacqueline du Ponceau, in qualità di lettrice.
Morì a Graz il 2 giugno 1805, scomparendo, come la sorella Maria Giuseppina, prima di riuscire a diventare regina di Francia per l’ascesa al trono del marito. Fu sepolta nel mausoleo imperiale vicino alla cattedrale della cittadina della Stiria, ma il cuore, secondo le sue disposizioni, fu portato a Napoli, nella tomba della cognata Maria Clotilde, divenuta regina di Sardegna; l’urna si trova presso la cappella della Buona Pastora nella chiesa di S. Caterina a Chiaia.
Fonti e Bibl.: Souvenirs sur Marie-Antoinette, archiduchesse d’Autriche, reine de France, et sur la cour de Versailles, par Madame la Csse d’Adhémar, dame du palais, a cura di E.L. de Lamothe-Langon, II, Paris 1836, pp. 34, 78, 95, 238, 297-300, 302 s.; Journal d’émigration du comte d’Espinchal publié d’après les manuscrits originaux, a cura di E. d’Hauterive, Paris 1912, pp. 52 s., 57, 137 s., 140, 146, 172 s., 175, 177, 178, 197, 233, 405; T.H.A. de Reiset, Joséphine de Savoie comtesse de Provence 1753-1810. D’après des documents inédits, Paris 1913, pp. 55-59, 72, 96-108, 116, 119, 121 s., 138, 141, 156, 164, 181, 192, 209, 264, 282, 287, 291, 296, 303-305, 307, 382 s.; F. Cognasso, Storia di Torino, Firenze 2002, pp. 375 s.; De soie et de poudre Portraits de cour dans l’Europe des Lumières, a cura di X. Salmon, Versailles 2003, pp. 151-153, 184-186; Marie Antoinette (catal.), a cura di X. Salmon, Paris 2008, pp. 101, 124, 212, 258 e schede n. 69, 72, 88, 96, 104, 106, 165, 215.