SAVOIA TENDA, Renato
di. – Nacque nel 1468 da Filippo II, duca di Savoia, e dalla sua amante Libera Portoneri, proveniente da una famiglia di piccola nobiltà di Carignano.
Si formò alla cultura rinascimentale della corte milanese, dove la zia, Bona di Savoia (1449-1485), era allora reggente.
Nel 1482, dopo che il padre Filippo aveva dovuto lasciare l’incarico di governatore della Savoia ritirandosi nella Contea di Bresse e poi in Svizzera presso i confederati di Basilea, Renato fu condotto dal genitore presso la corte dell’imperatore Massimiliano I, che trattò benevolmente i due Savoia, donando al giovane una pensione e la signoria su un castello in Borgogna.
Morto il re Luigi XI (1483), si recò con il padre in Francia. Padre e figlio rientrarono nel 1490 in Piemonte, dove si rappacificarono con la reggente Bianca di Monferrato, ottenendone incarichi e convenienti retribuzioni. A Torino nel 1494 Renato prestò omaggio con il padre al re di Francia Carlo VIII, sceso in Italia con le sue truppe attraverso le terre piemontesi per spingersi fino al Regno di Napoli, dove fu scortato da diversi gentiluomini, fra cui Filippo stesso.
Quando il padre divenne duca di Savoia, con il nome di Filippo II (1496), Renato prese a definirsi non più, come era stato prima, «le batard de Bresse», bensì «le batard de Savoie» e fu chiamato da allora comunemente il Gran Bastardo di Savoia.
Divenuto il principale collaboratore del padre durante il suo breve ducato (1496-97), fu da lui inviato in veste di ambasciatore presso Massimiliano I e scelto, in caso di mancanza di eredi legittimi diretti, per succedere al trono paterno. Poco prima di morire, nel 1497, Filippo II stabilì, infatti, che in caso di morte dei figli legittimi e di estinzione dei nipoti da loro discendenti, tutti i diritti della Corona sabauda sarebbero dovuti passare a Renato, che era stato legittimato, e ai suoi figli, secondo una linea di primogenitura. Si trattava di un intervento energico, volto a salvaguardare la debolezza politica della linea dei Savoia al potere, in un momento chiave nella ridefinizione degli Stati italiani e del ruolo dei territori alpini, via d’accesso per gli eserciti diretti verso la penisola.
Il padre aveva sperato di lasciare il Ducato al figlio Filiberto con il sostegno del più energico e abile fratellastro Renato. Filiberto II avviò, così, rapporti inizialmente buoni con Renato insignendolo fin dal novembre del 1497, pochi giorni dopo la morte di Filippo, del titolo di conte di Villars, nella Bresse, con i feudi di Gordans, Aspremont e Loyes, con tutti gli onori e i diritti inerenti. Nel 1498 Renato fu nominato luogotenente ducale con ampi poteri sui territori subalpini. La sua influenza alla corte ducale e la sua intraprendenza nell’adottare scelte che sarebbero spettate a Filiberto II generarono, tuttavia, nel volgere di pochi anni, forti tensioni e ostilità nei suoi confronti.
Intanto, lo sgretolarsi della lega fra gli Stati italiani, indebolita dai contrasti fra Milano e Venezia, faceva sempre più sentire sui domini dei Savoia l’influenza francese. La questione si era posta in termini molto netti dopo la morte di Carlo VIII (1498), quando il successore, Luigi XII, aveva spinto per riprendere le campagne militari in Italia, attraendo verso la Francia l’alleanza di Venezia e del Ducato di Savoia, porta di accesso alla penisola. Renato fu al centro di queste complesse trattative, temporeggiando e negando abilmente l’accordo sabaudo con Ludovico il Moro, minacciato direttamente dall’aggressione francese. Non è chiaro se Renato abbia accompagnato, a fianco di Filiberto II di Savoia, Luigi XII nell’ingresso vittorioso delle truppe francesi a Milano nel 1499, anche se risulta un suo ruolo attivo nel condurre le scelte di governo a fianco del fratellastro.
Nel 1500 il duca Filiberto II aggiungeva altre terre ai possedimenti del fratellastro, tra cui le signorie di Saint Julien nella Bresse, di Virieu le Grand nel Bugey e di Verrua in Piemonte.
Nel 1501 Renato si unì in matrimonio con la quattordicenne Anna Lascaris di Tenda, figlia di Gian Antonio Lascaris di Ventimiglia (conte di Tenda e Ventimiglia, signore di Maro, Prelà e Mentone), rimasta vedova di Louis de Clermont-Lodève.
I Lascaris rappresentavano un casato dotato di prestigio e potere feudale di gran lunga superiore a quello di altri signori delle terre circostanti; i feudi, molto ampi, erano posti a cavaliere delle Alpi, frutto di secoli di ascesa fondata su una catena di clientele e alleanze strategiche. L’ ‘arma’ di Renato, ovvero lo stemma, inquartò, di conseguenza, accanto alla croce di Savoia, attraversata dal filetto nero in segno di bastardigia, lo stemma dei Lascaris.
Le nozze di Renato ebbero un preciso riflesso politico, proprio per l’importanza dei beni feudali da lui controllati tramite la moglie. Non casualmente, il fratello Filiberto II lo nominò allora, come ultimo atto di benevolenza nei suoi confronti, governatore di Mondovì, infeudandolo anche della Contea di Sommariva Bosco, già feudo della potente famiglia dei Roero. Dal 1498 Renato si era già fatto un’esperienza come governatore a Nizza, dove la sua nomina aveva rivelato una certa spregiudicatezza: per ridar vita ai commerci nella città, spopolata a seguito della peste del 1499, egli aveva, fra gli altri provvedimenti, accordato asilo agli ebrei cacciati da Rodi dal gran maestro dell’Odine di San Giovanni, Pietro d’Aubusson, aveva protetto le arti e fondato una nuova zecca. Nel 1501 Renato aggiungeva alle sue giurisdizioni anche il castello e il territorio di Bâtie d’Albanois, parte della Contea di Ginevra, acquistandoli da Giacomo di Clermont.
I rapporti del duca di Savoia con il fratellastro si incrinarono irreparabilmente dopo il matrimonio di Filiberto II con Margherita d’Asburgo, accesamente antifrancese. Tanto fece la duchessa (qualcuno sostiene a causa del rancore che nutriva verso la Francia, per il fatto di essere stata rifiutata come sposa da Carlo VIII) che, fra il 1502 e il 1503, Renato fu cacciato dal Ducato di Savoia, privato di tutte le cariche e di tutti i suoi feudi, oltre che della legittimazione. Gli rimasero solo i territori dei Lascaris, su cui aveva autorità la moglie Anna.
Nel 1502 Renato si ritirò a Virieu-le-Grand, prima di trovare asilo presso la corte di Francia. In quella corte Renato ritrovava un amico, Claudio di Seyssel, consigliere regio e poi referendario (maître de requêtes), e soprattutto la sorellastra Luisa.
Intanto Carlo II di Savoia, salito al potere dopo il duca Filiberto II, morto improvvisamente, cercò di ricucire i rapporti con Renato, il quale, tuttavia, nel 1504 chiese e ottenne la naturalizzazione francese. Grazie all’appoggio delle sorellastre, non solo Luisa ma anche Filiberta contessa di Nemours, Renato e la moglie diventarono presto figure di rilievo alla corte dei re di Francia. Renato fu, in particolare, incaricato di seguire presso il castello di Amboise l’educazione del piccolo conte d’Angoulême, il futuro re Francesco I.
Fra il 1505 e il 1506 il duca Carlo II si era deciso a reintegrare Renato nel possesso delle contee di Villars e di Sommariva, ma insorse una nuova lite con la duchessa Margherita, cui erano stati assegnati come appannaggio i feudi sottratti al Gran Bastardo. Sicché ancora più volte il duca di Savoia sarebbe dovuto intervenire in tal senso.
Nel 1515 Carlo II confermò a Renato l’investitura delle due contee e delle signorie di Loyes, Gordans, Aspremont, Verrua, la Bâtie d’Albanois, Virieu-le-Grand e Saint Julien: non era né il primo né l’ultimo atto ducale volto a risolvere questa controversa questione. Né Renato ebbe, in quei frangenti, modo di occuparsi esclusivamente di queste vertenze, assorbito come fu dalle operazioni di guerra in corso nella penisola italiana. La sua riabilitazione definitiva fu firmata nel 1519, grazie alla costante intercessione di Luisa di Savoia, che agiva dalla Francia.
Nel 1507 il re di Francia Luigi XII, per rispondere agli ostacoli posti da Carlo II di Savoia all’avanzata francese, attraversò con le sue truppe, fra cui militava anche Renato, i territori sabaudi per intervenire sui moti scoppiati a Genova contro il potere del patriziato.
In quell’anno nacque il figlio primogenito di Renato e di Anna Lascaris: Claudio (1507-1569), futuro governatore e gran siniscalco di Provenza. Seguirono altri quattro figli: Maddalena (1510-1586), futura baronessa di Montberon e di La-Fère-en-Tardenois, sposatasi con il maresciallo di Francia Anne de Montmorency nel 1526; Onorato (1511-1580), che sarebbe diventato ammiraglio e maresciallo di Francia (1571); Isabella (morta nel 1587), sposatasi nel 1527 con René de Batarnay, conte di Bouchage (morto nel 1587); Margherita (morta nel 1591), andata sposa al conte di Brienne e Ligny Antoine di Luxembourg nel 1535.
Da Amboise Renato si allontanò più volte per svolgere incarichi a nome del re di Francia. Nel 1508, a seguito delle missioni svolte presso i Cantoni, si vide concedere dalle città svizzere di Berna, Friburgo e Soletta il cosiddetto diritto di borghesia, in segno di alleanza reciproca.
Nel 1509, in mancanza di fratelli maschi, la moglie Anna ereditò, alla morte del padre e come già disposto dall’anno del suo matrimonio, tutte le giurisdizioni appartenute ai Lascaris, che passarono anche al marito, creando la base territoriale della linea dinastica originatasi da Renato: quella dei Savoia Villars.
Soltanto il duca Emanuele Filiberto, rientrato in possesso dei territori che erano stati occupati dai francesi, avrebbe ricucito i rapporti fra il Ducato di Savoia e i Savoia Villars (destinati a estinguersi presto, nel 1580, dopo i feroci scontri nati fra i nipoti di Renato), riconoscendo formalmente non solo a Claudio e a Onorato di Tenda il possesso dei feudi che erano stati del loro padre, ma anche, nel 1562 (a pochi giorni dalla nascita dell’erede, il futuro Carlo Emanuele I), la legittimazione sottoscritta dal duca Filippo II a favore di Renato, e infine il reinserimento dei conti di Tenda nella linea di successione, in subordine rispetto ai Nemours.
Nel 1515, con l’ascesa al trono di Francia di Francesco I, il ruolo di Renato si fece ancora più importante. Il re lo nominò gran maestro di Francia, una delle cariche dei grandi di Corona della Maison du Roi, gran siniscalco, governatore e generale luogotenente di Provenza. Lo stesso anno fu inviato ad assediare Brescia con Teodoro Trivulzio, quindi si trasferì a Milano, nuovamente occupata dai francesi; all’inizio del 1516 fece ritorno in Francia con Francesco I, ricevendo in dono dalla sorellastra Luisa la Contea di Beaufort-en-Vallée. Francesco I continuò ad affidare a Renato missioni importanti, che richiedevano fedeltà, energia e abilità diplomatica. Le ambasciate condotte nei Cantoni svizzeri fra il 1516 e il 1517, la concessione del collare dell’Ordine di San Michele e l’incarico (condiviso con il cancelliere e con i quattro marescialli di Francia) di verificare i conti dei principali uffici contabili del Regno mentre il sovrano era in Piccardia, nel 1517, furono chiari segni del favore che Renato aveva conquistato presso la corte di Francesco I. Nel 1520 rinunciò alla carica di governatore della Provenza a vantaggio del figlio tredicenne Claudio.
Nel dicembre del 1521 modificò le clausole di un precedente testamento, fondando a Tenda quattro cappellanie dotate di un lascito annuo per ciascuna; divise, inoltre, i feudi tra i due figli maschi, Claudio e Onorato, lasciando al primo l’obbligo di assegnare 50.000 lire tornesi a ciascuna delle tre sorelle.
Seguì dal 1521 Francesco I in Italia, partecipando ad alcune note battaglie. Il 27 aprile 1522 fu alla Bicocca con le truppe francesi, sconfitte dall’esercito dell’imperatore Carlo V. Nel 1525, con il figlio Claudio, combatté all’assedio di Pavia, che gli fu fatale.
Ferito e fatto prigioniero con Francesco I nello scontro del 24 febbraio, restò prigioniero nel campo spagnolo, dove morì un mese dopo la battaglia, il 31 marzo.
La salma fu consegnata ai francesi e tumulata, secondo il suo volere, nella cappella Lascaris della chiesa di Santa Maria a Tenda.
Fonti e Bibl.: La documentazione utile per ricostruire la procedura di legittimazione è in Archivio di Stato di Torino, Corte, Materie politiche per rapporto agli Interni, Principi del sangue, Principi del sangue diversi, m. 10 (in partic. n. 4 bis).; I diarii di Marino Sanuto, a cura di F. Stefani - G. Berchet - N. Barozzi, XXXIII, Venezia 1892, passim.
P. Datta, Lezioni di paleografia e di critica diplomatica sui documenti della monarchia di Savoia, Torino 1834, pp. 217-219; V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, VII, Torino 1837, p. 133; L. Cibrario, Origini e progresso delle istituzioni della monarchia di Savoia, parte I, Storia, Torino 1854, pp. 139 s.; P.M.H. Panisse-Passis, Les comtes de Tende de la Maison de Savoye, Paris 1889; A. Leone, Renato di Savoia, Pinerolo 1902; Z. Arici, Luisa di Savoia reggente di Francia: 1476-1531, Torino 1930, passim; G. Colli, Renato di Savoia, Torino 1937; A. Leone, I Savoia-Tenda conti di Sommariva Bosco, in Bollettino della Società per gli studi storici archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, IX (1937), 15, pp. 65-81; L’affermarsi della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e Savoia fra tardo Medioevo e prima età moderna, a cura di L.C. Gentile - P. Bianchi, Torino 2006, pp. 231-235, 238, 242, 246, 306 s.