SAXO Grammaticus
Storico danese, nato nel Seeland verso il 1150. Il padre e il nonno avevano combattuto nelle guerre dei re danesi; e di sé egli stesso narra d'avere goduto il favore dei re Valdemaro I e II. Ma, data la sua indole di studioso, prese la carriera ecclesiastica e fu al seguito dell'arcivescovo Assalonne di Lund, mantenendo il posto di segretario anche presso il successore Andrea (1202-1222), grazie alla propria non comune dottrina che si vanta di avere acquisito in Francia, Italia e Inghilterra. Tuttavia il cognome di Grammaticus sarebbe di data più recente e forse dovuto a confusione.
Per incitamento di Assalonne imprese a scrivere, verso il 1186, i Gesta Danorum che, concepiti dapprima limitatamente agli avvenimenti dei due ultimi secoli, vennero poi ingrandendosi a una generale storia della Danimarca, dalle sue origini mitiche fino al tempo dell'autore. Il nucleo originario è costituito dal libro 14°, attorno a cui vennero successivamente aggiungendosi gli altri. La prefazione fu ultimata verso il 1216. I primi nove libri contengono tutto il patrimonio delle antiche saghe popolari danesi, per le quali è assodato ch'egli si valse di materiali di origine norvegese e islandese, e anche in parte danesi. Ideata con intenti strettamente nazionali, questa parte esclude tanto le saghe germaniche quanto la Bibbia e il cristianesimo, ma costituisce un ricco tesoro di tradizioni preistoriche e di canti antichi che servono di complemento all'Edda. Le leggende di Amleto e di Tell ripetono di qui la loro origine. Come sue fonti cita Beda, Dudone di Saint-Quentin e Paolo Diacono, ma dovette conoscere e utilizzare anche Adamo di Brema e Goffredo di Monmouth, mentre per l'altra parte della storia si valse di racconti storici, e, per i tempi più vicini, di fonti dirette. Letterariamente il dettato latino offre un notevole interesse perché, a parte l'ampollosità ricercata dello stile esemplato sul modello di Marziano Capella, egli mostra di avere studiato il modo di esporre di Sallustio, Giustino, Valerio Massimo e Curzio Rufo, non solo, ma di avere familiari poeti come Orazio, Boezio, Prudenzio, tanto da riuscire a dare veste poetica nei più rari metri della latinità ai miti trasmessigli nell'idioma della sua nazione.
Ediz.: Ed. principe a cura di C. Pedersen, Parigi 1514; ed. di A. Holder, Strasburgo 1886; ed. parziale di G. Waitz, in Mon Germ. Hist., Script., XXIX (1892), pp. 43-161. Ediz. monumentale di J. Obrik e H. Raeder, I (1931). rraduz. tedesca con commentario di P. Herrmann, voll. 2, Lipsia 1901-22.
Bibl.: A. Potthast, Bibl. hist. med. aevi, II (1896), pp. 999-1010; L. Pineau, S. Gr., Tours 1901; P. Herrmann, Erläuterungen zu den ersten neun Büchern der dän. Gesch. S. gr., Lipsia 1901; C. Knabe, Einleitung zu ein Ausg. d. dän. Gesch. des S., Torgau 1912; M. Manitius, Gesch. d. latein. Liter. d. M. A., III (1931), pp. 502-507; C. Weibull, in Historisk Tidskrift, ecc., VI (1915), pagine 1-286; F. Jönsson, in Aarbøger for Nordisk Oldkyndighed og Historie, VIII (1918), pagine 61-90; V. Madsen, Et Saxoproblem, Cophenaghen 1930.