saziare
È usato una volta nel Convivio, con una certa frequenza nel Purgatorio e nel Paradiso, per lo più in rima.
Ha il senso proprio di " appagare la fame o la sete ". Con soggetto cibo, è documentato in Pd III 91, dove ha uso assoluto: s'un cibo sazia.
Analogo costrutto assoluto si riscontra in Pg XXXI 129 quel cibo / che, saziando di sé, di sé asseta; ma cibo è qui metafora indicante la speculazione delle verità soprannaturali e quindi il verbo assume il valore figurato di " appagare il desiderio " umano di conoscere (v. E.R. Curtius, La littérature européenne et le Moyen Age latin, Parigi 1956, 166-168).
Tale valore figurato di " appagare ", " soddisfare " un desiderio, come pure altro sentimento o bisogno ecc., torna in parecchie occorrenze che vedono il verbo ora transitivo attivo ora con ‛ si ' passivante, e con soggetto personale o non personale.
Si vedano Pd X 50 Tal era quivi la quarta famiglia / de l'alto Padre, che sempre la sazia, / mostrando come spira e come figlia (Dio placa l'intenso desiderio degli spiriti sapienti rivelando loro il mistero della Trinità); Pg XX 92 Veggio il novo Pilato sì crudele, / che ciò nol sazia, ma sanza decreto / portar nel Tempio le cupide vele (la cattura e la morte di Bonifacio VIII non placano la crudeltà di Filippo il Bello [il novo Pilato] che in aggiunta perseguita i cavalieri del Tempio o Templari); Pd XX 75 Quale allodetta che 'n aere si spazia / prima cantando, e poi tace contenta / de l'ultima dolcezza che la sazia; Cv IV XII 6 in nullo tempo si compie né si sazia la sete de la cupiditate; Pd IV 124 Io veggio ben che già mai non si sazia / nostro intelletto, se 'l ver non lo illustra / di fuor dal qual nessun vero si spazia (soltanto la verità divina può totalmente appagare il nostro intelletto); Pd V 120 se disii / di noi chiarirti, a tuo piacer ti sazia; XXVIII 62 Piglia / quel ch'io ti dicerò, se vuo' saziarti (in questi ultimi due esempi il verbo è riflessivo, come probabilmente anche in XXXI 105); XXX 74 di quest'acqua convien che tu bei / prima che tanta sete in te si sazi.
All'uso transitivo, normale nella Commedia, sembra doversi riportare anche Pg XXI 1 La sete natural che mai non sazia / se non con l'acqua onde la femminetta / samaritana domandò la grazia, dove sazia può sottintendere un termine-oggetto sul tipo de ‛ il nostro intelletto ' (cfr. il già citato passo di Pd IV 124), oppure, per la nota alternanza diatetica del verbo antico, essere considerato equivalente a ‛ si sazia ' con valore passivo. La transitività del verbo nel luogo in questione è sostenuta dal Mattalia; F. Brambilla Ageno (Il verbo nell'italiano antico, Milano-Napoli 1954, 93) giudica invece la forma come intransitiva.
Più genericamente, a proposito dell'Arno, cento miglia di corso nol sazia (Pg XIV 18): al fiume non basta un corso di cento miglia, esso è dunque più lungo di cento miglia. Nota il Tommaseo: " nol sazia, nol saziano. Le ‛ cento miglia ' in quel singolare ‛ sazia ' diventano tutt'un corso ".