SCANALATURA (fr. cannelure; sp. estría; ted. Kannelùre; ingl. Jmflute)
Incavo allungato, rettilineo o curvilineo, praticato in serie per la decorazione di superficie: particolarmente sui fusti delle colonne. La sua origine - tralasciando l'ipotesi di Vitruvio (IV,1) sull'imitazione delle vesti ricadenti in pieghe - fu ricercata tanto nella ripetizione di un motivo decorativo dei rivestimenti metallici sulle prime colonne lignee, quanto in ragioni di pratica esecuzione dei loro fusti.
Essa è più probabilmente dovuta al desiderio di differenziare con spigoli più acuti le facce dei fusti poligonali, snellendoli e imprimendo loro uno slancio verticale.
Effettivamente in Egitto si vedono pilastri quadrati subire più volte lo smusso degli spigoli, rimanendo conformati a 8, 16 o più facce che si incavano leggermente. Questo tipo di colonna, che ricevette il nome di protodorica, appare nel Medio Impero, sebbene debba essere più antico. In esso talvolta due o quattro facce, in corrispondenza dei piani dell'abaco, restavano piane, per ricevere iscrizioni, mentre le altre erano incavate. A Karnak si ha una di tali colonne a quattro strisce che separano quattro gruppi di sette scanalature molto profonde.
In Persia, nelle costruzioni di Serse, evidentemente sotto l'influenza dell'architettura greca, le colonne presentano nel fusto una ricca scanalatura.
Nella Grecia preellenica, a Micene, si sono trovate scanalature nelle mezze colonne della seconda tomba a cupola e in colonnine d'avorio provenienti da mobili. In età classica, le colonne doriche si presentano costantemente con scanalature che si incontrano a spigolo.
Il loro numero varia dapprima da 16 (Artemision di Siracusa) a 24 (Poseidonion a Paestum), e rimane poi fissato a 20. La loro sezione, dapprima a falsa ellissi formata da tre segmenti, circolari, diviene poi un quarto di cerchio (Vitruvio, IV, 2). Le colonne ioniche hanno nei monumenti arcaici un gran numero di scanalature (fino a 44: colonna dei Nassî a Delfi), talvolta a spigolo vivo. Poi le scanalature si riducono a 24, e anche a 20, e sono separate costantemente da un listello che ha 1/3-1/4 della loro larghezza. Il profilo della scanalatura ionica è semicircolare (Vitruvio, III, 6). La scanalatura corinzia è uguale a quella ionica.
A partire dall'età ellenistica le scanalature sono talvolta limitate alla parte superiore dei fusti, che nel terzo inferiore sono cilindrici o poligonali (anche di materiale diverso; marmo grigio invece che bianco, a Delo), oppure sono per un terzo della loro altezza riempite da un cordone (colonne rudentate).
I Romani portarono varianti decorative ai listelli, applicandovi p. es. un tondino, facendoli continuare a semicerchio intorno ai termini della scanalatura, ecc. Anche i Greci, nella colonna acantina di Delfi, praticarono in mezzo ai listelli una scalfittura a sezione triangolare; in Persia, su un pilastro sassanide ai listelli è sovrapposto un sottile tondino. Presso i Romani furono in uso scanalature elicoidali, associate anche, in colonnine decorative, candelabri, ecc., a motivi vegetali.
Oltre che nelle colonne, nelle basi ioniche più antiche, in Asia Minore, furono praticate scanalature orizzontali.
La scanalatura fu adoperata come elemento decorativo anche su piedi di vasche, vasi, ecc. Sui sarcofagi è frequente l'ornato a scanalature piegate a S, detto strigilatura per la somiglianza con l'arnese detto strigile (v.).
Abbandonata nel Medioevo, la scanalatura fu ripresa col risorgere degli ordini classici, ma usata un po' più raramente che nell'antichità.
Bibl.: W. Altmann, Architektur und Ornamentik der antiken Sarkophage, Berlino 1902, p. 46 seg.; G. Jéquier, Manuel d'archéologie égyptienne, Parigi 1924, p. 177 segg.; A. Springer-C. Ricci-A. Della Seta, Manuale di storia dell'arte, I, Bergamo 1924; S. Dorigny, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. et rom., IV, parte 2ª, Parigi s. a., p. 1534 segg.; W. J. Anderson-R. P. Spiers, The architecture of ancient Greece, Londra 1927.