SCANTONATURA
. In un edificio o in un ambiente si dice scantonatura una stretta parete posta a raccordo di altre due più ampie, in modo da evitare la linea secca dello spigolo o dell'angolo. La scantonatura può quindi essere concava o convessa. Il primo tipo e proprio dell'esterno delle fabbriche, l'altro degli interni; non mancano però, specie nei raccordi di più corpi di fabbrica, scantonature esterne convesse.
Al motivo della scantonatura si è ricorso spesso, specie quando i muri perimetrali dell'edificio formavano un angolo minore dei 90°. Varie sono state le soluzioni adottate in questo caso. Spesso la scantonatura fu in tutto o in parte bugnata; talvolta tra le file angolari delle bugne si aprirono finestre, altre volte si lasciò pieno questo piano di raccordo, decorandolo con targhe o stemmi, o si inserì su di esso un'edicola con un'immagine sacra, altre volte ancora intorno alla scantonatura si fece girare il balcone, o si affondarono nicchie. Fra i più notevoli esempî di quest'ultimo tipo segnaliamo il motivo angolare del palazzo Gallenga, già Antinori, di Romano Bianchi a Perugia (1758).
Questo motivo, nelle sue varie soluzioni, è tipico dell'architettura del sec. XVIII; già prima però, nel Seicento, si era cominciato a risolvere il motivo d'angolo degli edifici per mezzo di raccordi in curva cui erano spesso addossate paraste e lesene. Rammentiamo qui le soluzioni adottate dal Borromini nell'Oratorio dei Filippini all'angolo con la Via del Governo vecchio, dove il raccordo è ottenuto per mezzo d'una superficie concava, e la soluzione adottata dallo stesso per risolvere due dei quattro angoli del cortile minore del medesimo palazzo. Ivi negli angoli il Borromini affondò delle nicchie semicircolari nelle quali aprì finestre che gli permisero di portare la luce più addentro nelle masse murarie degli incroci dei due corpi di fabbrica, secondo un motivo che fu ripreso più tardi da L. Vanvitelli e sfruttato da questo con maggiore monumentalità nelle corti del palazzo reale di Caserta.
Per la soluzione basata sull'impiego di paraste e lesene citiamo come esempio, fra i tanti, l'angolo del palazzo già Litta a Milano (v. XXIII, tav. LXXIV), in corso Magenta.
Il motivo fu adottato anche nelle soluzioni urbanistiche, specie nei quadrivî; tipico a questo proposito è l'incrocio delle vie XX settembre e Quattro Fontane a Roma (Pietro da Cortona), dove nelle quattro scantonature si affondano altrettante nicchie con le vasche delle fonti sormontate da figure giacenti. (v. tav. CLXXXVI).