SCARABELLI GOMMI FLAMINJ, Giuseppe Antonio Ignazio.
– Nacque a Imola il 15 settembre 1820 da Elena Gommi Flaminj e da Giovanni, medico e riformatore degli studi. Fu battezzato in S. Cassiano.
Gracile da fanciullo, acquistò vivacità e duttilità di mente dalla madre, morta di parto nel 1833. Tra il 1840 e il 1842 accolse in casa un centinaio di bambini, preludio alla fondazione dell’asilo giardino di cui fu presidente fino alla morte. Già da ragazzo restò colpito dal monte Castellaccio «coi sassolini rotondi e le conchiglie di sue sabbie gialle» (Stazione preistorica del Monte Castellaccio presso Imola, 1887, p. 1), associandosi ai giovani Cerchiari e Toschi dediti al collezionismo naturalistico.
Ne derivò un unicum che ha portato Imola, priva di Università, a competere con Parigi e Copenaghen, e Scarabelli a diventare, insieme con Jacques Boucher de Perthes e Jens Worsaae, uno dei tre capiscuola fondatori dell’archeologia preistorica in Europa a metà dell’Ottocento.
Scarabelli frequentò forse la scuola pubblica, ma come unico erede delle due famiglie ebbe precettori specie di latino, forse di greco, e francese, lingua in cui pubblicò i primi scritti. La biblioteca personale di oltre 1800 volumi che donò al suo museo attesta il contributo familiare alla sua formazione. Frequentò in seguito, a Bologna, le lezioni di Domenico Santagata e nel 1840 (o già 1839) di Giovanni Giuseppe Bianconi, diventandone amico. Passò poi a Firenze, nel 1842, quindi a Pisa, dal 1842 al 1843 e a Padova nel 1844 (lezioni di Tommaso Catullo). Ne derivarono importanti legami formativi con la celebre Scuola bolognese, oltre a quelli noti con quella pisana (specie con il maestro e amico Ludovico Pilla). Ma non si laureò, per la morte nel 1846 del padre e nel 1845 dello zio materno, conte Giacomo, suo padrino, che gli lasciò patrimonio, nome e titolo (mai usato).
Di questi anni sono viaggi studio in Toscana, laghi lombardi, Napoletano, Sicilia, Trieste, Venezia, Veronese e Vicentino, Romagna e Marche. Membro della Société géologique de France dal 1846, fu maggiore della guardia civica (1847) e vicecapo dei volontari imolesi a fianco delle truppe sabaude (1848). Aderente alla Repubblica Romana (1849), fu cospiratore appartato ma influente. Fondatore (1855) e presidente fino alla morte della Cassa di risparmio di Imola, nel 1856 fondò la Consociazione operaia di mutuo soccorso e nel 1857 costituì il museo con le collezioni geologiche, archeologiche e naturalistiche sue, di Giuseppe Liverani, Odoardo Pirazzoli, Giacomo Tassinari, Antonio Toschi e poi dei Cerchiari. Caduto il governo pontificio (1859), fu lui a portare al re il voto d’annessione delle Romagne al Regno d’Italia, venendo poi eletto sindaco di Imola.
Sin da quando aveva solo ventitré anni partecipò a qualche Congresso degli scienziati italiani e concepì l’idea di fare la «Carta Geologica del suo Paese» per singole «Province» prima di quella dell’Italia da venire (che lo vide sempre unico membro non accademico della commissione deputata). Scarabelli infatti privilegiava i fatti alle interpretazioni e alle teorie, secondo logica galileiana adottata nelle prime società geologiche. È per questo considerato, con Angelo Sismonda, uno dei due maggiori geologi italiani della metà dell’Ottocento, la cui priorità nella produzione delle prime vere carte geologiche dell’Italia è attestata. Fu il primo a usare in Italia il termine geologia stratigrafica, indice della mutazione della geologia a disciplina storica, e ragione per fondare l’archeologia preistorica in Europa con francesi e danesi. Conscio del suo metodo criticò passi di grandi quali Déodat de Dolomieu, Alberto Fortis, Giovanni Battista Brocchi e Roderick Murchison.
Giovane senatore del Regno (1864) quando già la politica lo aveva deluso, iniziò la stagione delle esposizioni internazionali che premiarono le sue opere (Parigi 1867 e 1875, Vienna 1873), delle grandi monografie (1866, 1880, 1887, 1962), dei riconoscimenti (V Congresso di archeologia, Bologna 1871; II Congresso internazionale di geologia, Bologna 1881; l’ascrizione all’Accademia dei Lincei nel 1887; la presidenza della Società geologica italiana nel 1888). Si dedicò anche a scavi stratigrafici archeologici (grotta del re Tiberio in Valsenio nel 1870, monte Castellaccio negli anni 1873-1883, San Giuliano di Toscanella tra il 1891 e il 1904). Il matrimonio con la vedova contessa Giovanna Alessandretti non lasciò progenie; Scarabelli ebbe un solo nipote, figlio di una figlia di Giovanna, a seguirne le orme geologiche, Giovanni Toldo.
Ebbe rapporti difficili con Giovanni Capellini, il potente professore di geologia a Bologna; questi, sempre superato da Scarabelli per qualità scientifica e opere, reagì facendo proprie le sue idee e replicando più in grande alcune sue opere: come amava dire Scarabelli, «se buono [il mio lavoro] si dirà fatto dal Capellini, se cattivo sarà tutto mio» (cit. in Corsi, in Il diamante e Scarabelli, 2009, p. 114).
Scarabelli fu uomo riservato, disinteressato, parco di notizie sulla sua vita privata e ancor più sulla sua vita politica. Ciò è fonte di vari ‘misteri’ indagati dai biografi. Si è detto che l’icona che meglio rappresenta la multiforme, poliedrica figura è il diamante: si è parlato di uno Scarabelli razionale interprete della bellezza della natura e dell’uso equilibrato delle sue risorse; di un uomo misterioso, aristocratico e popolare al tempo stesso. Scarabelli fu certamente punta di diamante di geologia e archeologia in Europa, indagatore delle profondità della Terra, dai gessi alle falde artesiane, agli archi di montagne, alla camere magmatiche e condotti vulcanici dove nascono i diamanti.
Morì il 28 ottobre 1905, e, per suo desiderio, fu accompagnato al cimitero del Piratello dai soli fanciulli del suo giardino d’infanzia.
Campione di coerenza e continuità di preveggenza scientifica, espressa in una prosa essenziale e stringata, di lui Renato Peroni (in La collezione Scarabelli, 1996) ha esaltato la dirompente energia intellettuale, ben riflessa nei suoi occhi.
Opere principali. Catalogue, in Ossements fossiles decouvertes dans les environs d’Imola, en Romagne, in Bulletin de la Société géologique de France, 1846, vol. 3, pp. 440-442; Carta geologica della Repubblica di S. Marino, Bologna 1848; Intorno alle armi antiche di pietra dura raccolte nell’Imolese, in Nuovi annali delle scienze naturali, 1850, vol. 2, pp. 258-266; Sur la formation miocène de l’Apennin de Bologne à Sinigaglia, in Bulletin de la Société géologique de France, 1851, vol. 8, pp. 239-251; Carta geologica della Provincia di Bologna e descrizione della medesima, Imola 1853; Descrizione della carta geologica della Provincia di Ravenna, in Nuovi annali delle scienze naturali, 1854, vol. 10, pp. 211-228, 337-346; Descrizione della carta geologica della Provincia di Ravenna, Bologna 1854; Sur un sondage artésien exécuté à Conselice, in Bulletin de la Société géologique de France, 1857, vol. 14, pp. 102-105; Geologia stratigrafica, in A.B. Massalongo - G. Scarabelli, Studii sulla flora fossile e geologia stratigrafica del Senigalliese, Imola 1859, pp. 1-37; Sui gessi di una parte dell’Appennino, Imola 1864; Sulle cause dinamiche delle dislocazioni degli strati sugli Appennini, in Atti della Società italiana di scienze naturali, 1865, vol. 8, pp. 362-364; Sollevamento delle Alpi sopra una linea curva, Firenze 1866; Guida del viaggiatore geologo, Imola 1870; Scavi eseguiti nella caverna detta di Frasassi, in Atti della R. Accademia dei Lincei. Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 3, CCLXXVII (1879-1880), 5, pp. 78-106; Descrizione della Carta geologica dell’Appennino tra il Montone e la Foglia, Imola 1880; Stazione preistorica del monte Castellaccio presso Imola, Imola 1887; Pietre lavorate a grandi schegge del Quaternario presso Imola, in Bullettino di paletnologia italiana, 1890, vol. 7, pp. 41-43; Fossili nei colli fiancheggianti il Santerno, in Bollettino della Società geologica italiana, 1897, vol. 16, pp. 201-241 (con L. Foresti); Stazione preistorica o villaggio a capanne nel podere “S. Giuliano” presso Toscanella, in Preistoria dell’Emilia-Romagna, I, Bologna 1962, pp. 24-44 (postuma).
Fonti e Bibl.: D. Sangiorgi, G. S., in Rivista italiana di paleontologia, 1905, vol. 11, pp. 155-160; F. Bassani, Commemorazione, in Atti della R. Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, 1906, vol. 15, pp. 47-62; G. Toldo, G. S. G. F., in Bollettino della Società geologica italiana, 1906, vol. 25, pp. 30-38; L. Loreti, G. S. cittadino e patriota, Imola 1910; G. Capellini, Ricordi, II, Bologna 1914, pp. 6, 13, 35, 275, 277 s.; S. Marabini - G.B. Vai, Da Leonardo a S. Le origini della geologia in Romagna, in Romagna: vicende e protagonisti, a cura di C. Marabini - W. Della Monica, Bologna 1986, pp. 28-63; La collezione S., I, Geologia, a cura di M. Pacciarelli - G.B. Vai, Imola 1995; La collezione S., II, Preistoria, a cura di M. Pacciarelli, Imola 1996 (in partic. R. Peroni, G. S., pp. 11-22); F. Merlini, G. S. Storia di un uomo e di uno scienziato, Imola 1999; M. Baruzzi, Una vita da scienziato, Imola 2006; P. Corsi, Much ado about nothing. The Italian geological survey, 1861-2006, in Earth sciences history, 2007, vol. 26, pp. 97-125; G. Morico, Gli scavi di S. a San Giuliano di Toscanella, Imola 2007; P. Corsi, Fossils and reputations, Pisa 2008, p. 243; Il diamante e S., a cura di G.B. Vai, Imola 2009 (in partic. P. Corsi, La Scuola geologica pisana, pp. 109-115); G.B. Vai, Storia breve della geologia in Italia, in La cultura italiana, VIII, Scienze e tecnologie, a cura di T. Pievani, Torino 2009, pp. 304-345 (in partic. pp. 332, 340 s., 344); Id., Geologia e archeologia preistorica: i pionieri europei prima del 1860, in 150 anni di preistoria e protostoria in Italia, a cura di A. Guidi, Firenze 2014, pp. 31-40 (in partic. pp. 31, 33-40).